mercoledì 10 marzo 2010

CACCIA AL GIUDICE


La Argento, il magistrato che ha escluso la lista, “rea” di essere stata ripresa vicino a un ritratto del Che

di Enrico Fierro

E ora anche per Anna Argento, giudice e presidente della prima Corte d'Assise di Roma, è partita la caccia. Il partito di Berlusconi ha già provveduto a denunciarla per abuso d'ufficio, ma non basta. Ora si scava nella sua vita, si analizzano le rare interviste rilasciate ai giornali, si cercano amicizie e simpatie politicamente "compromettenti". E' partito il "Giornale" di Paolo Berlusconi. Titolo: "Il giudice che escluse gli azzurri tiene in ufficio il ritratto del Che". Sopra una foto tratta dal "Tg3", la Presidente Argento sta indossando la toga, sullo sfondo, appoggiato a una parete e a testa in giù, un poster di Ernesto Guevara. Il testo dell'articolo racconta "il nuovo idolo della sinistra". Anna Argento e i suoi fan su Facebook, i voti sul video dell'intervista del magistrato rilanciata da You tube.

"E' la prima intervista al mondo che faccio - dice la presidente Argento - io parlo con i miei provvedimenti, ho parlato per dare sfogo a una coscienza che volevo dimostrare di avere". Parole ferme, precise, ma che non piacciono alla stampa di famiglia che ha bisogno di indicare alla "sua" opinione pubblica un'altra toga rossa. Tanto che Alfredo Milioni, il rappresentante del Pdl autore del pasticcio delle liste, ieri ha annunciato di voler denunciare il magistrato. "L'ho riconosciuta nella foto de Il Giornale, è lei che mi ha impedito di consegnare le liste. Ha avuto un atteggiamento ostativo e più che ostile nei miei confronti".

"Stiamo vivendo un momento veramente basso, se anche su questa vicenda si cerca di strumentalizzare il ruolo di un giudice”, è il commento di Luca Palamara, presidente dell'Anm. Anche la giudice ieri ha parlato del "caso" poster del Che. Lo ha fatto al Tg3. "Di quel ritratto non ne conoscevo l'esistenza. Non ho mai notato che fosse lì, ma forse lo ha lasciato qualcuno dei miei predecessori. In ogni caso, anche se lo avessi visto, non avrebbe certamente condizionato le mie decisioni". Sugli attacchi la presidente Argento ha parole ferme. "Non li capisco, anzi, credo che ognuno sia libero di avere dentro la stanza quello che vuole. Non è mio, ma non disconosco questa figura di uomo che può essere stato pure un uomo importante. Che io poi condivida il suo modo di vivere è un altro discorso, ma non credo che quel poster possa essere ritenuto uno strumento utile a dare una colorazione alla mia figura, alla mia persona. La posizione del giudice in questo momento è difficile. Certo, prevedo strumentalizzazioni, ma francamente non le temo".

Altri attacchi arriveranno, questo è certo, soprattutto dopo l'ennesima bocciatura della lista Pdl alle regionali del Lazio. L'ultimo giudice-nemico a finire nel mirino dei media del capo del governo è Raimondo Mesiano. La sua colpa aver firmato la sentenza Cir-Finivest. Viene seguito per giorni, le telecamere di "Mattino Cinque" non gli danno tregua, fissano i suoi atteggiamenti mentre aspetta l'autobus, mentre va dal barbiere, il conduttore in studio ironizza finanche sul colore delle calze del giudice. Un "pestaggio mediatico", una "intollerabile intromissione nella privacy di una persona".

Attacchi e colpi bassi anche nei confronti di Fabio De Pasquale, pm del processo Mills che spesso si oppone ai legittimi impedimenti del premier.

Accuse di essere "un giudice comunista" in diretta televisiva per Flavio Lapertosa, presidente della sezione penale che ha condannato l'avvocato Mills, salvo poi a scoprire che si trattava dello stesso giudice che due anni prima aveva assolto Berlusconi nella vicenda Sme.

Stessa sorte per Nicoletta Gandus, presidente della prima sezione penale del Tribunale di Milano, anche per lei accuse di essere una toga rossa, si analizzano i suoi interventi ai convegni di Magistratura democratica, finanche i suoi viaggi all'estero.

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