venerdì 12 marzo 2010

Fininvest, governo Berlusconi, Agcom

Giancarlo Innocenzi


Innocenzi e una carriera all'ombra del "capo"

di CLAUDIA MORGOGLIONE

Secondo gli inquirenti che hanno ascoltato le sue telefonate, a Giancarlo Innocenzi fu dato il soprannome di Inox - acciaio inossidabile - per rimarcare la sua assoluta fedeltà a Silvio Berlusconi. Che del resto lui stesso, in una celebre telefonata con Agostino Saccà ascoltata dagli investigatori, defini con tranquillità "il grande capo". Peccato però che questo appellativo non risale ai suoi anni da alto dirigente in Fininvest, né al suo periodo di governo col Cavaliere come sottosegretario alle Comunicazioni, ma all'agosto 2007: quando l'attuale premier era leader dell'opposizione decisissimo a fare cadere il traballante governo Prodi, e Innocenzi uno degli otto componenti dell'Agcom. E quindi siamo di fronte a un'evidente anomalia: un Controllore che considera il suo Controllato (proprietario di Mediaset, nonché protagonista della scena politica) il vero boss.

Perciò quella telefonata - appartenente alle celebri intercettazioni del cosiddetto "caso Saccà", ordinate dalla procura di Napoli, poi mandate al macero perché giudicate penalmente irrilevanti, tuttora rintracciabili sul web - fa intuire come il caso reso pubblico oggi dal Fatto quotidiano, le nuove intercettazioni che coinvolgono Innocenzi e Berlusconi e datate circa tre mesi fa, abbiano precedenti significativi, radici antiche. E aprano altri dubbi su un funzionario pubblico in un organo di grande delicatezza come un'Authority.

Classe 1945, veronese, laureato in Economia e commercio, Innocenzi conosce Silvio Berlusconi in anni lontani. Dopo aver fatto alcune esperienze nel mondo delle tv private, entra infatti in Fininvest, dove riveste ruoli di responsabilità. Poi, quando il Cavaliere scende in politica, per lui, come per tanti altri pezzi grossi dell'azienda, si spalancano le porte del Palazzo: diventa parlamentare forzista e dal 2001 al 2005 sottosegretario alla Comunicazioni, nonché presidente della commissione per lo Sviluppo del digitale terrestre (grande business di Mediaset). Un incarico in un settore cruciale, negli anni in cui viene varata una legge contestatissima dalle opposizioni come la Gasparri. Legge che Innocenzi, da bravo "vice" responsabile del Ministero competente, difende pubblicamente: criticando, ad esempio, i dubbi espressi dal numero uno dell'Antitrust di allora, Giuseppe Tesauro.

Dopo l'esperienza di governo, Innnocenzi viene nominato tra i membri dell'Agcom, l'Autorità garante delle comunicazioni. Ma la sua amicizia, la sua familiarità col "capo", non vengono meno, malgrado il suo nuovo ruolo istituzionale. Come dimostrano, appunto, le intercettazioni del caso Saccà, risalenti all'estate 2007, ma scoperte (dall'Espresso) quasi un anno dopo. Quelle in cui, tanto per citare alcune circostanze ben note, Berlusconi perora la causa di alcune avvenenti signorine da assumere in serial o film tv.

Due le intercettazioni di Innocenzi che finiscono sui giornali. In una lui chiama il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, dicendo di essere appena uscito da un colloquio col "capo" (Berlusconi): riferisce che il Cavaliere è deciso a scalzare Prodi, e per favorire questo scopo consiglia l'assunzione di tale Rosa Ferraiolo, attrice e moglie di Willer Bordon, nella soap "Incantesimo". Bordon, ricordiamolo, è un senatore "moderato" in un'assemblea in cui la maggioranza fedele a Romano Prodi è risicatissima. C'è poi una seconda telefonata, stavolta all'attuale premier in persona, in cui Innocenzi, più che un funzionario pubblico addetto a garantire la correttezza delle Comunicazioni, sembra un avvocato d'affari: perora infatti la causa del produttore televisivo Guido De Angelis, a cui Mediaset, a suo giudizio, dovrebbe garantire un contratto da 30 milioni di euro all'anno, per tre anni.

Queste intercettazioni fanno scoppiare, naturalmente, il caso: l'opposizione chiede le dimissioni di Innocenzi. Corrado Calabrò, presidente dell'Agcom, segnala la vicenda ai tre saggi del Comitato etico dell'Authority. Istituzione che, nel suo statuto, cita i doveri di "lealtà, imparzialità e correttezza personale" dei suoi componenti. Sono passati quasi due anni da allora, Innocenzi è ancora lì, ci sono nuove intercettazioni che fanno di nuovo pensare a quell'appellativo, Inox, e alla sua inossidabile fedeltà.

(12 marzo 2010)

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