IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CALABRIA LOIERO SCRIVE, RISPONDE TRAVAGLIO
di Agazio Loiero*
Caro direttore, visto che Travaglio attende a “piè fermo” notizie per quel che scrive su di me nella prima pagina del Fatto, mi sento in dovere di fargliele avere senza neppure entrare nella sua difesa d’ufficio dell’ex pm Luigi De Magistris che quando apparteneva alla magistratura ho sempre rispettato nonostante molti suoi colleghi avessero sollevato critiche e perplessità sulle sue capacità professionali. Non ritengo importante, infatti, star qui a ricordare cosa è accaduto a Catanzaro nelle due inchieste che De Magistris ha avviato contro di me perché ho notato in questi giorni come si facciano letture diametralmente opposte l’una all’altra. Come opposte alle interpretazioni generali sono le letture che fa Travaglio. Il fatto incontestabile è che l’ex pm De Magistris, davanti a una sentenza che non gli aggrada perché azzera nella sostanza i suoi teoremi, non trova di meglio che accusare i giudici di essere collusi. Cosa c’è di diverso in questo giudizio dalle valutazioni di Berlusconi sul problema della giustizia? Non è questa, tuttavia la questione che mi preme affrontare e sulla quale dare a Travaglio le notizie che aspetta da me. Egli ricorda, infatti, un processo in cui fui coinvolto tanti anni fa e che tu conosci. Ero ministro delle Regioni nel governo Amato e per alcuni venerdì disertai le udienze del processo, proprio per le motivazioni di cui parla Travaglio, per un “legittimo impedimento”. La mia presenza in Consiglio dei ministri, che si riunisce sempre di venerdì, era essenziale perché le leggi regionali che portavo all’esame del Consiglio dei ministri potevano avere effetti per decorrenza dei termini ed era dunque necessario discuterle. Quando, però, mi resi conto che il processo si avviava verso la prescrizione e volendo una sentenza, ho chiesto ai giudici di spostare le udienze ad altro giorno della settimana. Così fu. Il processo si concluse nei tempi giusti. Fui assolto. Altro che prescrizione! Ricorderai, caro direttore, che tempo dopo, sbagliando,
A proposito dei processi di Catanzaro voglio dare qualche altra notizia a Travaglio. Scrive, infatti, che non è stato De Magistris a pronunciare la requisitoria finale nel processo Why Not. E’ vero. Non è più a Catanzaro, non è più magistrato. Voglio ricordare però come si concluse l’altro processo in cui De Magistris mi inviò un avviso di garanzia “a mezzo stampa” e io lo sfidai a trovare un barlume di prova contro di me. Nei confronti del mio capo di gabinetto Michele Lanzo, anche lui inquisito, che scelse il rito abbreviato, pronunciò una requisitoria di fuoco chiedendo una condanna pesante: Lanzo fu assolto e lui neppure presentò appello tanto era chiara la sentenza. Quando il mio processo giunse davanti al gip, De Magistris era ancora giudice, era a Catanzaro ed era nel Palazzo di Giustizia. Senza uno straccio di prova evitò di presentarsi in aula per pronunciare la requisitoria. Fui prosciolto. Neppure in astratto avrei dovuto essere indagato.
*Presidente della Regione Calabria
Ringrazio Agazio Loiero per la sollecita risposta. Che però aumenta la mia curiosità di conoscere la sentenza di assoluzione nel processo Sisde: lì due segretarie del servizio segreto avevano raccontato con dovizia di particolari come venissero utilizzate per battere a macchina e archiviare le risposte alle lettere di raccomandazione dell’allora onorevole Loiero. Se Loiero fosse così gentile da inviarmi le motivazioni della sentenza (che non sono mai riuscito a procurarmi), sarò felice di darne conto sul Fatto. Gli avevo anche domandato se avesse querelato per calunnia le due signore, ma non ho avuto risposta. Per il resto Loiero continua ad attribuire a De Magistris l’indagine a suo carico per il capitolo “Why Not”, mentre è noto che la sua iscrizione sul registro degli indagati la fece
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