martedì 4 maggio 2010

Bersani: "Meno chiacchiere e più lavoro e voglio parlare anche di giustizia"


di MATTEO TONELLI

"Cercherò di fare una politica che fa meno chiacchiere e si occupa di cose vere". Far tornare il Pd nel "concreto", mettendo da parte divisioni interne e sensazioni di scollamento con la base. Pierluigi Bersani, a Repubblica Tv, commenta i risultati del sondaggio di Repubblica.it 1 sulle "nuove parole" dei democratici. Quelle dieci parole che hanno raccolto la maggior parte dei circa 500mila voti raccolti dal sondaggio. Lavoro, legalità, conflitto d'interessi e investimenti per scuola e ricerca. Sono questi i temi chiesti a gran voce.

Temi che il segretario del Pd racchiude in un'unica grande questione: "Serve una battaglia perché la questione sociale sia legata a quella democratica senza affidarsi ad un uomo solo, perché si affaccia un'epoca in cui si deve decidere che democrazia vogliamo". Leggere ed interpretare i mutamenti di un società che i democratici, risultati elettorali alla mano, fanno fatica a capire. Un Paese che, dopo 16 anni, si affida ancora Berlusconi "che certamente accumula consensi ma non decide".

La notizia delle dimissioni del ministro delle attività produttive Claudio Scajola arriva mentre Bersani sta parlando di lavoro. Un segnale, ragiona il segretario democratico, dell'immobilismo dell'esecutivo. In una fase di crisi economica che non sembra destinata a terminare velocemente. "La discussione non si concentra sul milione di persone che sono sotto ammortizzatori sociali, nasconde il 28% di disoccupazione, ma noi faremo sforzi perchè questo tema prenda il proscenio, perchè il lavoro è un tema collettivo mentre negli anni passati era diventato un fatto domestico" continua Bersani.

Ed allora è tempo che torni ad essere "normale" che gli industriali e sindacati si parlino. "Basta spaccature nel mondo di lavoro tra le organizzazioni dei sindacati eppoi come si fa ad avere associazioni imprenditoriali che hanno accettato, per mesi, l'idea del governo che la crisi non esisteva?" si chiede il segretario.

Poi c'è spazio anche per la questione del conflitto di interessi: "Credo che il tema della comunicazione e della deformazione del sistema dei media proprio per una presenza dominante conclamata sia un punto di fondo''.

Incalzato dai messaggi, Bersani parla dello stato del partito. In molti chiedono rinnovamento dei vertici, volti nuovi e il benservito della nomeklatura. Bersani non nasconde le difficoltà: "Abbiamo problemi innegabili, personalismi, localismi, poca selezione dei dirigenti". Ma non ci sta a fare del catastrofismo: "Abbiamo amministratori che hanno in media tra i 30 e 40 anni. Il loro rapporto con gli iscritti mi sembra una buona base su cui lavorare".

Infine la legalità, altro tema chiesto a gran voce. Il Pd sta lavorando su una bozza che, tra le tante cose, contiene un riesame dell'obbligatorietà dell'azione penale. Inevitabile pensare alle pressioni del premier per riformare il sistema giudiziario. Ma il segretario non vuole confusioni: "Noi vogliamo parlare di giustizia e del suo funzionamento: Berlusconi lo vuol fare per gli affari suoi, noi per fare stare meglio i cittadini". Che, nel sondaggio, hanno fatto capire chiaramente che vogliono.

(04 maggio 2010)

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