di Marco Lillo
Alla prossima assemblea di condominio il sottosegretario Guido Bertolaso rischia una tirata di orecchie dagli altri inquilini del suo palazzo. Ma come? Uno compra casa in un villino liberty nella zona più chic di Roma, i Parioli, e poi si ritrova il suo palazzo rappresentato come una casa di periferia nei telegiornali italiani. “Tapparelle”, il termine romanesco che fa venire in mente palazzi popolari con avvolgibili economici, suona come un’offesa per gli inquilini blasonati del condominio, come le figlie di Giovanni Malagò che hanno un appartamento sopra i Bertolaso mentre un altro è intestato alla Samofin del papà. “Tapparelle” è davvero un’onta per gli infissi nobili che tutti possono ammirare nella foto pubblicata sopra. Un’imprecisione semantica che sembra quasi un lapsus freudiano rivelatore dell’ansia del sottosegretario di minimizzare i lavori di Diego Anemone nella sua casa romana.
Diego Anemone è stato arrestato dal Gip di Firenze Rosario Lupo nel febbraio scorso (e ora scarcerato dal gip di Perugia per il venir meno delle esigenze cautelari) anche, anzi soprattutto, per i favori che faceva ai pubblici ufficiali. E le ristrutturazioni degli immobili erano spesso usate per blandire e addolcire, almeno secondo l’ipotesi dell’accusa, chi doveva poi concedere e controllare appalti per centinaia di milioni di euro, dal G8 alla Maddalena ai Mondiali di nuoto del 2009. Ecco perché la tapparella è diventata protagonista addirittura di una conferenza a Palazzo Chigi. Intorno al 50esimo minuto della conferenza stampa di venerdì quando i cronisti erano tramortiti da cronoprogrammi e gare ristrette, è arrivato finalmente il resoconto del dare e avere tra la famiglia Bertolaso e Anemone. Il costruttore ha dato soldi alla moglie di Bertolaso per un progetto e ha fatto lavori nella sua casa di famiglia a Roma. Agli atti dell’inchiesta sulla corruzione negli appalti per i Grandi eventi è finito un assegno di 25 mila euro versato nel 2007 per il progetto del verde del suo circolo da Anemone a Gloria Piermarini, 58 anni, moglie di Guido Bertolaso, architetto paesaggista. Non solo: il sottosegretario ha permesso al grande appaltatore del suo dipartimento di entrare in casa sua per fare lavori, pagati 20 mila euro nel 2006. Il dispiego di armi di distrazioni di massa della conferenza mirava ad attutire il colpo dell’excusatio non petita: “non è stato Anemone che ha dato soldi a me. Sono io che ho dato soldi a lui. Perché nel 2006 lui che ha una grande falegnameria, una delle migliori di Roma” ha cominciato a dire Bertolaso, “mi fece dei lavoretti nella casa, intestata a mia moglie: tapparelle, un tavolo, la sistemazione di armadi e quant’altro”. Dopo aver lasciato indeterminato il computo delle opere con quel “quant’altro” vago e inquietante, il sottosegretario è diventato precisissimo nella descrizione del pagamento: “il 29 settembre del 2006 gli ho versato 20 mila euro con l’assegno 65-65-67 della mia banca per pagare tutto quello che lui mi aveva eseguito”. E poi aggiungeva: “Non è stata una ristrutturazione, non è stata una casa comprata. È la casa di mia moglie nella quale abitiamo dagli anni novanta”.
Il Fatto Quotidiano è andato a verificare sul posto. Oltre all’assenza di tapparelle nel palazzo, si scopre così che i lavori non hanno riguardato solo la casa vecchia della moglie ma anche una seconda dimora appena acquistata dalla figlia. Effettivamente la signora Gloria Piermarini acquista l’appartamento al primo piano del palazzetto dei Parioli (con box) nel novembre del 1989. Secondo la visura il notaio sarebbe il solito Gianluca Napoleone, lo stesso usato per l’acquisto di Scajola e Balducci molti anni dopo. In realtà si tratta di un errore del catasto: “quell’atto è stato rogato dal padre del notaio”, spiegano allo studio. Insomma stavolta “Zampo” e Anemone non c’entrano.
L’attività immobiliare di famiglia si ferma per anni ma ha un’impennata nel 2004. Protagonista la società Sviluppo Tevere di Gloria Piermarini che compra tre immobili nelle Marche: due nel comune di Force, in provincia di Ascoli Piceno, e il terzo nel comune di Monteleone di Fermo. “La famiglia Piermarini è originaria di quella zona e la società della signora compra ruderi per poi ristrutturarli”, spiegano fonti vicine a Bertolaso.
Più interessante invece è quello che accade nel 2005. Il 24 marzo di quell’anno, la figlia di Guido Bertolaso (la ragazza 26 enne che ha scritto una lettera aperta a Panorama con la sorella Chiara per difendere il padre) compra un appartamento al piano terra sotto quello di mamma. Sono 3,5 vani che si uniscono agli 8,5 vani catastali del piano di sopra. La casa nuova avrà certamente avuto bisogno di una ristrutturazione. Chissà che, oltre alle “ tapparelle”, al tavolo e agli armadi, in quel “quant’altro” ci sia anche qualche lavoro più impegnativo a casa della figlia. Lo abbiamo chiesto al portavoce di Bertolaso. Questa è la risposta: “i lavori di Anemone hanno riguardato sia la casa nuova della figlia che quella vecchia dove vive il sottosegretario. Peraltro sono attigue e probabilmente sono state rese comunicanti (ma al catasto non risulta, ndr) e quindi non c’è contraddizione con quanto detto in conferenza”.
In realtà, l’insistenza di Bertolaso quel giorno sul fatto che si trattava di una casa vecchia della moglie, e non di una ristrutturazione di una casa nuova, sembrava voler distogliere i giornalisti dall’idea di un lavoro “pesante” di Anemone. Come l’uso del termine tapparella che oggi Bertolaso stesso rettifica: “Effettivamente si tratta di persiane”. Ma chi ha fatto la ristrutturazione della casa della figlia? La risposta dello staff del sottosegretario è vaga: “Non ci sono stati lavori di muratura ma solo una tinteggiatura della quale non ricordiamo l’impresa esecutrice”.
Nessun commento:
Posta un commento