di Bruno Tinti
E così Scajola non va dai magistrati di Perugia. La cosa paradossale è che, per la prima volta dall’inizio di questa farsa, non si può dire che abbia torto.
Scajola ha una bella casa; non è vero che gli è costata circa 600.000 euro: almeno altri 900.000 gli sono stati dati da un imprenditore un po’ chiacchierato e inquisito, Anemone, che avrebbe ricevuto trattamenti di favore.
La cosa si trascina per qualche giorno fino a una conferenza stampa in cui il nostro dichiara di non aver mai saputo che la sua casa era stata pagata da uno sconosciuto, che questa cosa è gravissima, che agirà in tutte le sedi giudiziarie possibili.
Alla fine si rimangia i primi tracotanti “non mi dimetto” e si dimette; poi, sicuro della sua innocenza, si dice pronto a rispondere ad ogni domanda che i magistrati che indagano su Anemone & C. intenderanno rivolgergli.
Certo ne esce un po’ pesto. Gli assegni ci sono e fanno capo ad Anemone; che gli abbia fatto o no favori, non va bene che un ministro si faccia pagare la casa da un imprenditore che ha a che fare con il suo ministero; e, se è per questo, non va bene che se la faccia pagare da chicchessia. Dunque cosa mai potrà dire Scajola ai magistrati di Perugia?
Eh, niente dirà. Perché uno “preso con il sorcio in bocca” non può essere sentito come persona informata sui fatti. Tanto più “incastrato” è, tanto più bisogna assicurargli le garanzie previste dalla legge: qualifica di indagato, conseguente assistenza del difensore, facoltà di rifiutarsi di rispondere alle domande, diritto di mentire (in genere gli indagati tengono moltissimo a questo diritto). Convocare Scajola come persona informata sui fatti equivale a un assist in area di rigore; perché l’unica cosa ragionevole che può fare un avvocato è quella che ha fatto il difensore di Scajola: non ce lo mando, è tutto irrituale, ma che scherziamo. E, se non bastasse, ma che non lo sanno che Scajola era ministro e che non sono competenti? Così l’occasione di sentire quale storia sarebbe stata elaborata per spiegare perché Anemone gli ha pagato la casa è bella che svanita.
Per carità, ci sarà la sede e il momento opportuno per chiederglielo, e (presumibilmente) per sentirgli dire che si avvale della facoltà di non rispondere. Ma alla fine che importa? Il processo penale è una cosa, l’informazione e il conseguente giudizio dei cittadini un’altra. E qui, grazie a Dio, di informazione ce ne è stata.
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