domenica 9 maggio 2010

L’EDITTO DEL DIVANO


Berlusconi contro Serena Dandini: non può continuare Il Cda si divide, Masi fa finta di non sapere

di Carlo Tecce

I giudizi di un uomo solo al telecomando: “Avete visto? Una trasmissione pagata con i soldi pubblici si diletta a bersagliare il governo. Non possono continuare! Ci aggrediscono, e si divertono!”. Nessuna telefonata, nessun ragionamento a voce alta – come conviene ai retroscenisti – soltanto l'ennesimo editto di Silvio Berlusconi. Questa volta nel Consiglio dei Ministri con la sedia vuota di Scajola e l'economia al pianto greco, si scaglia contro Parla con me di Serena Dandini.

Un monologo dell'attore Ascanio Celestini ha scatenato l'ira funesta di Berlusconi. Pochi minuti, un racconto da cantastorie, allusioni per ridere. In una parola: satira. Con una formula classica: “C’era una volta un piccolo Paese. Nel piccolo Paese c'erano Tony Corrotto e Tony Mafioso, che erano segretario del partito dei corrotti e del partito dei mafiosi”. Satira con le correnti: il presidente del Consiglio e il collega della Camera. Nulla più. Celestini ha trascorso la giornata in sala montaggio, a tarda sera, esce e scopre una valanga di agenzie: “Sono stupito: da quattro anni faccio questi pezzi alla tv e in teatro. Forse cercano un pretesto per ostacolare la Dandini. Temono che qualcuno, anche chi fa satira, possa macchiare l’immagine del governo e del suo presidente. A me interessa il potere. Che sia rappresentato da Berlusconi, Bersani o Andreotti è uguale. Per fortuna c’è libertà, ma qualcuno comincia ad avere paura”. Il copione è vecchio: Berlusconi accende la miccia, la polemica infiamma con vento a favore. Mauro Masi fa il sornione: “Non ho seguito la vicenda. Perché, cos'è successo?”. Una risposta ermetica, sciolta da fonti qualificate della direzione generale: “Quando è Berlusconi che apre un fronte, lui si tranquillizza...”. La Dandini è imperturbabile, conosce le regole della televisione e le intrusioni di una parte politica: “La satira per natura se la prende con il potere. Oggi il potere in Italia s'identifica con Berlusconi”. Mira a destra e sinistra: “Scontentiamo chiunque. Parla con me ha trovato un giusto equilibrio. Durante la settimana – aggiunge la conduttrice – sono stati numerosi gli elettori del centrosinistra che hanno inviato lettere di protesta perché abbiamo fatto numerose battute contro il gruppo dirigente del Pd”.

Per rimuovere come oggetti i programmi sgraditi, il presidente del Consiglio ha esposto - per mesi e con imbarazzo - il direttore generale Masi all'assalto dell'ex direttore di rete Paolo Ruffini, ancora in causa con l'azienda e nodo gordiano che rischia di strangolare i conti della Rai. Ruffini ha inventato Parla con me, il successore Antonio Di Bella cerca di riparare la Dandini dalle accuse di governo: “Ho massima stima e fiducia per la Dandini. Non entro nel merito politico del caso, anche a Raitre – come mia abitudine al Tg3 per otto anni – intendo applicare un semplice metodo: responsabilità e attenzione sempre, censura mai. In particolare per la satira: non censurabile per definizione”. Il Consiglio di Amministrazione è diviso come se fosse in riunione al settimo piano di viale Mazzini. L'opposizione con la Dandini, la maggioranza contro l'opposizione. Veleno che scivola. Giorgio Van Straten punzecchia: “Berlusconi deve rispettare la Rai e tutelare la sua autonomia per evidenti motivi di conflitti di interessi... La politica smetta di dire a questa azienda quali trasmissioni vanno bene e quali no. Devono lasciare la libertà a chi lavoro in Rai”. Nino Rizzo Nervo va dritto al cuore: “Berlusconi ormai ha una vera e propria ossessione nei confronti di Raitre. Parlare di tv pubblica in Cdm? Rarità nel mondo. Mi rimane una curiosità: non gli è piaciuta da telespettatore, da presidente del Consiglio, proprietario della tv concorrente e o da ministro ad interim dello Sviluppo economico?”. Antonio Verro è un fedelissimo di Berlusconi, al centro della trattativa – con tanto di visita a Palazzo Grazioli – per il super contratto di Bruno Vespa, candidato principale alla sostituzione di Masi: “Insultare il premier non è satira politica, ma è gettare fango sul Paese”. Da contraltare a Verro, puntuali, arrivano copiose reazioni da centrosinistra: da Pancho Pardi dell'Idv al Pdc-federazione della sinistra. Il primo spiffero, a mezzogiorno, dai ministri presente a Palazzo Grazioli. Non era Sofia, non sarà la Bulgaria, ma c’è uno strano sapore di editto in corso.

Nessun commento: