domenica 9 maggio 2010

“Troppi affari con i soldi pubblici”


di Luca De Carolis

“Ci sono tanti personaggi disposti a scendere a patti con la mafia o con politici, in tutti i nuovi settori dell’economia”. Fabrizio Gatti è un inviato dell’Espresso, noto per inchieste come quelle sul degrado nei Cpt e sullo sfascio del Policlinico Umberto I di Roma. Una settimana fa ha scritto un ampio servizio sull’affare dell’energia eolica in Sardegna, anticipando i contenuti dell’indagine della procura di Roma. Non vuole parlare di una nuova Tangentopoli in arrivo (“un cronista non deve basarsi su sfere di cristallo”) ma riconosce: “La corruzione continua a diffondersi, e il libero mercato assomiglia sempre più a un’utopia”.

Gatti, le inchieste mostrano quanto sia attuale il tema dei legami illeciti tra politica e imprenditori. Negli ultimi anni c’è stata una recrudescenza della corruzione, o semplicemente certi rapporti erano coperti?

“Di certo c’è un proliferare di personaggi che vivono di questi legami, in tutti i nuovi settori dell’economia. Imprenditori, o semplici mediatori, che non hanno scrupoli a stabilire rapporti con ambienti mafiosi o con politici conniventi per concludere affari a getto continuo. Un fenomeno evidente soprattutto quando si devono spartire finanziamenti pubblici”.

Cosa lo ha alimentato?

“A mio avviso la svolta c’è stata nel 1994, quando sono state smantellate diverse norme contro la mafia, che ne avevano notevolmente colpito gli interessi. Un fatto gravissimo dal punto di vista politico, nonché un enorme favore alla mafia dei colletti bianchi, che oggi è fortissima e tira i fili di tante operazioni”.

Il cardine di tanti affari e rapporti sono proprio i mediatori, protagonisti anche nell’affare dell’eolico.

“Sicuramente. Nell’eolico spiccano i cosiddetti “sviluppatori”, che con 10mila euro fondano imprese per la produzione di energia alternativa. Società che spesso ricevono finanziamenti dallo Stato già all’atto della fondazione, e che poi prendono il resto dei fondi statali ed europei dopo aver ricevuto in concessione i terreni dai Comuni e dalla Regione. In gran parte dei casi, queste piccole srl vengono poi rilevate da grandi gruppi, che si risparmiano la fase delle trattative per le concessioni. Forse perché non vogliono essere coinvolti in situazioni imbarazzanti”.

Gli enti locali si prestano così facilmente?

“Senza l’Ici molti Comuni non sanno come far quadrare i conti. E allora cercano di rimediare con concessioni a pioggia. L’ultima parola però spetta sempre alle commissioni regionali, che devono valutare l’impatto ambientale degli impianti”.

Lei scrive di una mafia con interessi ormai diffusi anche in Sardegna.

“Sì, perché quello dell’eolico è un affare enorme. Basti pensare che il Gestore dei servizi energetici (cioè lo Stato, ndr.) paga un Mwatt prodotto con energia eolica 200 euro, a fronte degli 80 per un Mwatt da energia tradizionale. Le imprese specializzate stanno sorgendo in tante regioni: persino in zone poco ventose...”.

Per avere le autorizzazioni, i contatti politici sembrano determinanti. Verdini è indagato proprio per gli appalti sull’eolico: sta per arrivare una tempesta giudiziaria?

“La magistratura farà le sue indagini, staremo a vedere. Quello che per ora emerge nettamente è il peso di imprenditori con un passato oscuro. La sensazione è che questa inchiesta possa portare molto lontano”.

Si parla da settimane di grande preoccupazione nell’ambiente politico, e soprattutto nel governo, per una nuova, imminente Tangentopoli.

“Da cronista sto ai fatti: e questi dicono che in Italia spesso il libero mercato è un concetto che rimane sulla carta, perché per concludere affari serve inevitabilmente la protezione politica. Un lasciapassare che ti permette anche di ottenere fondi per l’energia eolica dove non tira quasi mai vento”.

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