mercoledì 19 maggio 2010

“Quel prezzo non lo decido io”


Egregio direttore, in merito all’articolo apparso ieri vorrei dichiarare quanto segue.

A giugno del 2006, terminato il mio incarico di ministro della Giustizia pro tempore, ho come ovvio lasciato l’appartamento che occupavo, per ragioni di sicurezza, a Regina Coeli, e ho cercato un appartamento in affitto non potendomi permettere un acquisto, dati i prezzi in quel di Roma. Poiché mio padre è stato per più di 40 anni agente di commercio, sapevo che l’Enasarco ha a disposizione appartamenti in affitto. Ho chiesto le disponibilità, mi sono state prospettate alcune soluzioni e ne ho scelta una che mi è parsa, lo riconosco, vantaggiosa e la migliore per le mie possibilità. Preciso che l’appartamento non è ammobiliato, non ho chiesto alcun trattamento di favore né sconti e che ho semplicemente accettato il contratto propostomi dall’Enasarco. Ricordo altresì che a quel tempo la mia “potenza” era assai scarsa, essendo al potere il governo Prodi. Per quanto riguarda la possibilità di riscattare l’abitazione a condizione particolarmente vantaggiose, preciso che sono a conoscenza di questa vicenda solo per quanto letto dai giornali e per gli annunci sindacali che vengono affissi nell’androne del palazzo. Per quanto mi riguarda non ho mai ricevuto alcuna comunicazione da parte dell’Enasarco. Ritengo pertanto di avere pienamente la coscienza tranquilla perché non ho fatto altro che stipulare un contratto liberamente accettato da entrambe le parti, senza avvalermi di alcun trattamento di favore, attesto che fra l’altro, parlando con qualche inquilino del palazzo, sembrerebbe che io sia quello che paga più di tutti.

Effettivamente, se le cose stanno come dite voi, la domanda che sorge spontanea è perché l’Enasarco faccia una politica di questa natura. Di certo però essa non può essere imputata agli inquilini. In ogni caso concordo che di questi tempi un uomo politico, soprattutto se è della Lega, deve essere come la moglie di Cesare. E quindi non solo non deve approfittare di privilegi, ma nemmeno sembrare di farlo.

Per cui faccio al signore Daniele Martini questa proposta: venga a casa mia a bere un caffè, prenda visione della casa, decidiamo insieme quale può essere a suo avviso il giusto canone e poi andremo insieme all’Enasarco a chiedere di adeguarlo a quanto stabilito. Pongo una sola condizione. Ci diamo appuntamento al cancello di Villa Pamphili e poi facciamo “due passi” per raggiungere casa mia....

Sen. Roberto Castelli

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