"Se la Rai non cambia, non firmo il contratto di servizio". Parole di Silvio Berlusconi, nella veste di ministro dello Sviluppo Economico ad interim, riferite da alcuni partecipanti al vertice Pdl di Palazzo Grazioli. L'incontro non era ancora iniziato quando Berlusconi, parlando con alcuni presenti, è tornato a prendersela con il servizio pubblico. Il presidente del Consiglio, viene riferito, ha ribadito il suo disappunto nei confronti di alcune trasmissioni a suo dire faziose. Più tardi, il portavoce di Palazzo Chigi, Paolo Bonaiuti, ha negato che il premier abbia mai pronunciato queste parole, ma le frasi del premier sono state riferite alle agenzie da persone che partecipavano all'incontro di Palazzo Grazioli riservato ai vertici del partito.
L'opposizione: "Enorme conflitto d'interessi". Una fonte presente all'incontro ha sottolineato il tono scherzoso usato dal premier, ma la precisazione non è bastata per spegnere sul nascere le reazioni politiche: "Siamo stanchi delle minacce e dei ricatti del dittatorello Silvio Berlusconi", ha commentato immediatamente l'Italia dei Valori per bocca del portavoce Leoluca Orlando. "Non è il padrone della Rai e non è più sostenibile il fatto che detenga ancora l'interim dello Sviluppo Economico". In una nota, Orlando parla di maxi-conflittto d'interessi nel conflitto d'interessi".
Sullo stesso argomento insiste anche il Pd: "Con la minaccia di non firmare il contratto di servizio il conflitto di interessi del presidente Berlusconi, oltre che una tragedia, diventa anche una farsa", dichiara responsabile comunicazioni Paolo Gentiloni. "Il proprietario di Mediaset non può firmare quel contratto diventando così anche sul piano formale l'interlocutore-controllore della Rai". Secondo Gentiloni, "la Commissione di vigilanza, che sta concludendo l'esame del contratto di servizio, deve chiedere formalmente la fine dell'interim".
La smentita di Bonaiuti. "Le frasi attribuite al Presidente Silvio Berlusconi in merito al contratto di servizio della Rai non sono mai state pronunciate", dice il portavoce del premier in una nota. "L'ipotesi in discussione era quella di legare la riscossione del canone alle bollette della luce".
Il cda reintegra Ruffini con riserva. Intanto, dopo la sentenza del giudice del lavoro, si va verso il reintegro di Paolo Ruffini alla direzione di RaiTre. La decisione in tal senso è stata votata all'unanimità dal consiglio d'amministrazione di viale Mazzini su proposta del dg Mauro Masi. Reintegro almeno per ora temporaneo, poiché si attende l'esito del ricorso Rai contro la decisione del giudice. L'appello è previsto per il 19 luglio prossimo.
Zavoli vuole sentire Masi. Per il presidente della Commissione, Sergio Zavoli, "le vicende di questi giorni tra conferme e smentite, ci inducono ad ascoltare, possibilmente nella giornata di domani, il direttore generale della Rai, Mauro Masi". "L'audizione di Masi sarà utile per avere a quel livello di responsabilità risposte per garantire serenità e certezza, con l'assunzione di provvedimenti - aggiunge Zavoli nel corso della seduta per la discussione del parere sul contratto di servizio - che mettano ordine in vicende che ci inquietano. Occorre che i nuovi ingressi di talenti nella Rai avvengano sulla base di regole che rappresentino il nuovo volto dell'azienda pubblica. Avrà un valore significativo, in questo senso, anche la questione della trasparenza degli stipendi".
(08 giugno 2010)
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