martedì 8 giugno 2010

La rabbia del direttore generale "Questa partita non è ancora chiusa"


"La mia battaglia non finisce qui. Con Santoro ho un contratto firmato, per Ruffini non è affatto scontato il reintegro a Raitre. E sui palinsesti decido io". Mauro Masi attraversa i corridoi del settimo piano di Viale Mazzini ostentando grande sicurezza. Giura che non uscirà con le ossa rotte da un consiglio di amministrazione che si apre oggi e si chiude giovedì. Quarantotto ore che possono affondare la Rai. Intanto ieri, in una giornata lunghissima e difficile, il direttore generale ha dovuto fronteggiare un attacco concentrico che gli è piovuto sulla testa da tutte le parti. Compresa la sua, il centrodestra.

Stamattina, prima del cda, i consiglieri di maggioranza si riuniscono. Vogliono Masi presente e i consulenti legali pure. "Certo, la Rai è un'azienda pazzesca. Gli amministratori avrebbero il diritto di scegliere i dirigenti che considerano migliori senza beghe legali - dice il consigliere Pdl Antonio Verro -. Ma non c'è ombra di dubbio che l'ordinanza del giudice su Ruffini vada rispettata". Anche dentro il governo viene certificato il lunedì nero del direttore generale. "Santoro, Ruffini. Siamo di fronte a una mala gestio della Rai. Il cda però deve ancora cominciare, vediamo cosa esce fuori".

Masi dunque va alla guerra. Su mille fronti. E davvero si gioca in poche ore il suo anno di guida della tv pubblica. Per Paolo Ruffini ha preparato la soluzione di direttore di Rainews24, accorpata a Televideo e alla parte giornalistica di RaiInternational. Una struttura grande e complessa che dovrebbe risultare equivalente alla direzione di Raitre. Ruffini non accetterà: "Ho fatto causa per essere reintegrato al mio posto sulla terza rete. Questo è quello che voglio".

Questo non impedisce al cda di fare la nomina. Ma bisogna prima passare dal reintegro? È il dubbio di molti, dal presidente ai consiglieri di minoranza e di maggioranza. Questo passaggio intermedio aprirebbe il problema Di Bella, che ha sostituito Ruffini. "Raitre non avrà mai due direttori - avverte Di Bella -. Ho promesso che mi sarei fatto da parte nel caso di un ritorno di Paolo e così sarà. Subito dopo però prenderò un avvocato anch'io. Per capire come tutelarmi". Una vertenza legale rischia perciò di aprirne un'altra gettando nel caos la Rai. E alimentando, contro il direttore generale, quella fronda dell'ala milanese del Pdl che a Viale Mazzini sta cercando di allargare il suo potere.

Al di là dei giochi sotterranei, nessuno può negare che all'improvviso la coperta di Masi sia diventata troppo corta. E che quelli che erano stati considerati successi "politici" del dg, cioè la rimozione di Ruffini e l'uscita soft, con il suo consenso, di Santoro dall'azienda, oggi siano in bilico, pronti a trasformarsi in boomerang. È il momento di scoprire tutte le carte. Masi è convinto di avere quella decisiva nei confronti del conduttore di Annozero. Una bozza di contratto siglata: liquidazione, compensi, dettagli. Ma di chi è la firma: dell'agente Lucio Presta o dello stesso giornalista? Che valore hanno quei fogli? Su Ruffini Masi si è dovuto rivolgere ai consulenti legali. Riunioni fiume con l'ufficio degli avvocati Rai e con esperti di diritto del lavoro. Per arrivare a un parere legale da presentare stamattina ai consiglieri di maggioranza. "Ma anch'io voglio un parere scritto sul reintegro", gli ha fatto sapere Garimberti. Stavolta nessuno vuole andare alla cieca. Dal codice civile si è passati al codice penale. I consiglieri hanno spulciato il codice. E scoperto che se non si dà corso a un'ordinanza esecutiva si rischia di commettere un reato.

Il consiglio di due giorni affronta anche i palinsesti. Cioè un'altra battaglia. Masi, nel suo comunicato, ha rivendicato i poteri che gli spettano. Ossia, decide il dg chi va in onda. Non il presidente, non il cda. Vale per Santoro, vale per altri. Le novità proposte dalla direzione generale, per esempio il ritorno di Gene Gnocchi che lascia Sky, che si scontreranno su altri nodi. Quello del programma di Roberto Saviano sembra superato. Dopo una lunga altalena ci sono le quattro serate. Ma per Serena Dandini il taglio arriverà, le serate settimanali passano da quattro a tre per fare spazio alle puntate sull'anniversario dell'Unità d'Italia. È una riduzione inaccettabile. E sono due i "direttori" di Raitre, Ruffini e Di Bella, a difendere quello spazio...

(08 giugno 2010)

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