martedì 8 giugno 2010

Fuori gli elenchi


di Antonio Padellaro

Domenica, avevamo chiesto a Sergio Zavoli di battere un colpo sul tema delicato e misterioso dei compensi Rai. Il presidente della Commissione di Vigilanza ha risposto che il problema tornerà da oggi all’esame dell’organismo parlamentare da lui presieduto poiché “l’argomento della trasparenza dei compensi fa parte delle questioni incluse nel dibattito sul Contratto di servizio”.

Ne siamo lieti anche se il rifiuto frapposto dai piani alti di viale Mazzini, sempre e comunque, sulla questione qualche timore lo crea. Vedremo se prima di svelare l’arcano di quanti quattrini sono stati dati, a chi e perché, Zavoli dovrà sudare le proverbiali sette camicie.

Per il momento siamo riusciti a conoscere il totale dei compensi versati dal servizio pubblico. Circa un miliardo e trecento milioni di euro, di cui circa 903 milioni in salari, 139 milioni in costi esterni e 268 milioni in produzioni appaltate fuori.

Questa bella sommetta rende inevitabile un primo interrogativo sul rapporto costi-benefici. Ovvero, se la quantità e la qualità complessive della programmazione sono in linea con quanto sborsato dai contribuenti. Sarà poi interessante scendere nei dettagli di quei 903 milioni di euro, nome dopo nome, cifra dopo cifra in modo tale da verificare quali sono (o sono stati) i criteri usati dall’azienda nel corrispondere gli emolumenti.

Solo logica di mercato? Benissimo: fuori gli elenchi. Non mancheranno poi le pezze d’appoggio per giustificare l’esborso di quei 268 milioni di produzioni esterne. Lungi da noi pensare che nell’affidarsi a questa o a quella società siano state adottate procedure men che limpide. Ma, come si dice: provare per credere.

Nel ringraziare Zavoli, vogliamo rassicurarlo che seguiremo da vicino l’azione di trasparenza promossa dalla Commissione. Subito il Fatto promuoverà un’azione di accesso agli atti (e agli stipendi) che, trattandosi di una società di diritto pubblico la Rai in base alla legge 241 del ‘90 è tenuta a esibire.

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