giovedì 3 giugno 2010

Lesa maestà


di Antonio Padellaro

L’altra sera, scaricando insulti sugli ospiti di Ballarò, Silvio Berlusconi ha confermato ciò che di lui già si conosceva. Un padroncino iracondo che tratta i giornalisti Rai come servitù a cui sbattere il telefono in faccia e da licenziare in tronco se non rigano dritto. Floris ha reagito a tono e si è meritato l’applauso di quanti cominciano ad averne piene le scatole di questi presunti statisti la cui arroganza è direttamente proporzionale al malgoverno del Paese.

L’altro giorno, escludendo il Fatto dalla Festa della Repubblica, il Quirinale si è comportato come nessuno si sarebbe aspettato. Scriviamo “il Quirinale” perché preferiamo credere che la decisione sia da addebitarsi alla solerzia di un funzionario in stato confusionale, a giudicare dalle spiegazioni raccolte da Luca Telese.

L’episodio in sé è minimo: a parte lo splendore dei giardini e la processione dei soliti dignitari ammessi al cospetto dei soliti potenti, il ricevimento per il 2 giugno non ha molto altro da segnalare.

Ciò che colpisce è l’esclusione punitiva, come se gli inviti scaturissero da una lista dei buoni e dei cattivi. Criterio poco istituzionale se tutto deve dipendere dalla postura ossequiosa e dalla assoluta assenza di critiche. Modalità, verrebbe da dire, tipicamente berlusconiane che speriamo non contagino altri Palazzi.

Della presidenza Napolitano non abbiamo condiviso la firma sotto le tante leggi ad personam che andavano rispedite al mittente. O l’adesione francamente eccessiva alla tesi del Craxi perseguitato. Comprendiamo quanto sia stretto il sentiero costituzionale sul quale il capo dello Stato deve muoversi; e quanto sia difficile avere a che fare con un premier che si comporta come un sultano. Ma se non siamo d’accordo cos’è, lesa maestà? Per esempio, sulle intercettazioni Napolitano auspica che il testo finale sia “più accettabile” del testo iniziale. Ma si può rendere “più accettabili” norme che aiutano i delinquenti e imbavagliano l’informazione? Comunque, se non siamo graditi a corte ce ne faremo una ragione. Ce lo dicano senza penosi sotterfugi. Siamo rispettosi delle istituzioni. Che, però, appartengono a tutti.

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Robe da matti! Questi ormai meritano solo una cosa.. una scarica di pedate !!
Grande Floris a ballarò, finalmente ha abbandonato la diplomazia che lo frenava un pò ad ogni telefonata di "ciccio-bello".

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

VERO! ANCH'IO DA CASA APPLAUDIVO.