di Gianni Barbacetto
Sarà la Rai a salvare l’Expo? La speranza sta serpeggiando tra le sconsolate truppe di chi cerca di portare fuori dalle secche l’evento di Milano 2015, presentato dal sindaco Letizia Moratti come la più grande delle occasioni per la città, ma rimasto senza soldi e senza entusiasmi, con gli expo-scettici (dai leghisti al ministro Giulio Tremonti) sempre più forti.
Sono passati due anni due, dalla gloriosa vittoria di Milano nella gara internazionale per l’esposizione universale e, tra interminabili litigi per le poltrone e per chi deve comandare, ancora non c’è certezza sul progetto da realizzare, sui finanziamenti, su che cosa lasciare alla città dopo l’Expo (un grande parco o un’ennesima colata di cemento?).
In queste incertezze, si sta muovendo la Rai. Nell’area Expo potrebbe sorgere un grande centro di produzione, la Saxa Rubra del Nord. Potrebbe sostituire la sede storica di corso Sempione, progettata da Gio Ponti, inaugurata nel 1952 come Palazzo della Radio e da tempo insufficiente. Nuovi studi di produzione sono stati aperti in via Mecenate, nei 2.500 metri quadri delle vecchie officine aeronautiche Caproni. Ma qui la Rai è in affitto (fino al 2019) e paga un canone non certo di favore. Negli anni sono state avanzate diverse proposte, come quella di traslocare nell’area Portello, ex Alfa Romeo. Mai concretizzato nulla. Mai realizzato neppure il sogno della Lega, che aveva promesso di portare a Milano una rete.
Ora l’Expo farà risorgere la Rai a Milano, sperano gli ottimisti, e la Rai darà nuovo impulso allo sfiancato Expo. È già all’opera un gruppo di lavoro formato da tre vicedirettori generali Rai – Gianfranco Comanducci, Antonio Marano, Lorenza Lei – e dall’ex responsabile di produzione della sede di Milano, Renzo Canciani.
Ciascuno dei quattro ha una delega precisa.
Canciani terrà i rapporti tra la Rai e le istituzioni. Lorenza Lei si occuperà della produzione e curerà i rapporti con le tv estere (perché l’Expo è un evento internazionale, come un’olimpiade o un campionato del mondo, che la tv pubblica deve seguire, facendo anche da “host broadcaster”, cioè da rete che offre servizi e appoggio a tutte le altre tv straniere ospiti). Marano si occuperà dei contenuti da trasmettere, anche attraverso canali tematici (Rai5 o, chissà, TeleExpo). Comanducci ha il ruolo più delicato: seguire la partita immobiliare. Ovvero verificare se ci sono le condizioni per costruire la nuova sede.
I problemi non mancano. Primo: l’Expo non è un’olimpiade, che ha spettatori (e quindi pubblicità) garantiti; se gli eventi organizzati non saranno di richiamo, chi mai guarderà (e pagherà) la tv dell’Expo? Secondo: con quali soldi realizzare un nuovo centro di produzione? La vendita della vecchia sede di corso Sempione potrebbe fruttare 100 milioni di euro. Ma la nuova sede, su almeno 60 mila metri quadrati, non potrà costarne meno di 300. Ci sono 200 milioni da trovare. In tempi duri per i bilanci Rai e, più in generale, per il paese.
È probabile, dunque, che ora si apra un ennesimo braccio di ferro: tra Lucio Stanca, amministratore delegato di Expo, e Gianfranco Comanducci della Rai. Entrambi diranno, tra i sorrisi, che Rai ed Expo si rafforzeranno a vicenda. Ma nella realtà entrambi faranno finta di dare qualcosa all’altro, mentre invece cercheranno di prendere il più possibile. Difficile che due debolezze facciano una forza.
3 commenti:
Potrebbero prendere i soldi da Emilio Fede che ha una rete veramente inutile :DD
Possibile che nessuno ci ha pensato a spennare lui? ;DDD
A DIRE IL C'E' CHI LO HA SPENNATO PER DECENNI: I CASINO'!
aaaah.. peccato
Allora possono aumentare le tasse ai leghisti, saranno felicissimi di darli ai fautori di questa iniziativa, ora che i loro soldini restano finalmente in "patria" :))
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