I DUBBI DELLA RAGIONERIA GENERALE SUI CONTI. SCIOPERO DELL’ANM: “MISURE PUNITIVE”
di Marco Palombi
L’incubo comincia a prendere forma nei palazzi romani: la manovra correttiva di Giulio Tremonti, ammesso che valga davvero 24 miliardi, non basta, ne arriverà un’altra entro la fine dell’anno. Ammontare: tra i cinque e i sette miliardi. Che i numeri non tornano, raccontano, lo sa anche la Ragioneria generale e quindi anche il Tesoro: per decidere come e quanto muoversi, si aspetta solo di vedere come andranno le entrate da autotassazione a giugno.
Il fatto è che qualcosa non quadra già ora: “Non si può sostenere con certezza che serva un intervento ulteriore, però non si può nemmeno escludere”, ammette Benedetto Della Vedova, economista e deputato Pdl: “Il problema che si porrà in futuro, legato alla bassa crescita, rischia di rendere insufficienti i provvedimenti attuali dal lato, come si dice tecnicamente, del numeratore, cioè del Pil”.
Il prodotto interno è infatti, per così dire, l’unità di misura dei conti pubblici e al momento è un grosso problema per le tesi del governo: la Relazione su economia e finanza (Ruef), pubblicata dall’esecutivo il 6 maggio, stima una crescita dell’1% per il 2010 e del 2% per l’anno prossimo. Su questi numeri si basano tutte le nostre previsioni macroeconomiche: rapporto con deficit e debito, pressione fiscale, etc. Solo che quelle previsioni sono tutt’altro che certe: la Ue, tanto per dire, quest’anno prevede un aumento del Pil solo dello 0,8%, Confcommercio - che ha diffuso i suoi dati ieri - un +0,7%. A questo va aggiunto l’inevitabile effetto sulle entrate: meno ricchezza prodotta, meno tasse pagate. Lo scostamento percentuale rispetto allo scenario su cui si sta muovendo il governo può essere quindi calcolato in uno 0,3-0,4 del prodotto: in soldi, fa appunto tra i 5 e i 7 miliardi di euro.
Questi conti, ufficiosamente, se li stanno facendo in molti. Mercoledì il cortocircuito tra governo e Fmi non ha fatto che accelerare il lavoro delle calcolatrici: serve una nuova manovra, si leggeva in un rapporto del Fondo, il quale ha poi chiarito che quelle pagine erano state scritte “settimane fa”, prima delle “nuove misure prese dall’Italia”. Ieri poi ci ha pensato il Wall Street Journal, che ha indicato il nostro Paese come “il prossimo obiettivo” della speculazione in Europa. Come che sia, il Pd ha chiesto a Tremonti di portare in Parlamento – come peraltro prevede la legge in caso di manovre correttive – una “Nota di aggiornamento” sulla finanza pubblica.
“Devono venire in Aula a dire la verità”, spiega Francesco Boccia, onorevole già docente universitario di economia: “Ma è normale che le tabelle della manovra, quelle dove stanno i numeri, stiano arrivando ora in Senato, cioè quasi dieci giorni dopo il varo della legge?”.
Dalle parti dell’opposizione il secondo tempo della manovra correttiva è dato praticamente per scontato: “Se non intervengono aumentando il peso complessivo di questa – dice ancora Boccia - fra quattro mesi saranno costretti a farne un’altra: 24 miliardi non bastano perché la situazione è peggiore di quella che descrive il governo, perché da tutti i settori produttivi ci arrivano segnali di grande sofferenza. Senza contare che finora abbiamo beneficiato del basso costo del denaro: se aumenta anche solo di un quarto di punto bisognerà rifare tutti i conti”.
Adesso, peraltro, cominciano a sorgere dubbi anche sull’effettiva portata della manovra: dalle prime analisi – sia politiche che di economisti - il risultato è in dubbio sia dal punto di vista delle entrate che da quello dei tagli. L’unico risultato certo finora è uno scontento trasversale: da ItaliaFutura di Montezemolo (secondo attacco a Tremonti in pochi giorni sul sito della fondazione), all’Anm, che ieri ha proclamato uno sciopero contro le misure “inique e ingiustamente punitive” del governo.
Nessun commento:
Posta un commento