La manovra da 24 miliardi di euro in due anni, presentata dal ministro Tremonti, è sbagliata e in larga parte inutile.
In Europa stanno preparandosi a tagli della spesa pubblica della nostra stessa entità anche se il loro debito pubblico è largamente inferiore al nostro. Ma in paesi come Germania ed Inghilterra la macchina burocratica ed amministrativa è largamente più snella ed efficiente della nostra.
Questo governo promette lacrime e sangue ai cittadini e propone “tagli” necessari per risanare il debito pubblico. Falso. Prima di tagliare dobbiamo innanzitutto ridurre gli sprechi e arrivare a una manovra più virtuosa ma meno dolorosa per la popolazione. In un solo anno, il 2009, Berlusconi e Tremonti hanno fatto lievitare il debito pubblico di 100 miliardi di euro ed ora propinano una manovra in due anni che recupera un quarto del buco creato nelle casse dello Stato grazie alla loro gestione dissennata delle finanze.
Per due anni hanno preferito anestetizzare la crisi, spendendo e spandendo, per ingraziarsi l’opinione pubblica in occasione forse delle elezioni europee e amministrative del 2009 e 2010. Terminati gli appuntamenti elettorali hanno calato il siparietto e fatto “esplodere la crisi”, addossando la responsabilità agli italiani e ai governi passati.
Peccato che dal 1996 a oggi i governi che hanno fatto segnare un Pil nullo o negativo sono stati esclusivamente quelli del signor Berlusconi (guarda il video). Stranamente le sue aziende hanno però segnato sempre ottimi risultati.
Non si può parlare agli italiani di lacrime e sangue, di pensionamento posticipato, d’innalzamento del tetto dell’età pensionabile per le donne (guarda il video del senatore Belisario) se chi propone queste soluzioni (il parlamentare di maggioranza) matura la pensione dopo appena due anni ed ha gli stipendi di categoria più alti d’Europa.
L’Italia dei Valori ha presentato una manovra di taglio da 65 miliardi di euro in due anni ma andando ad azzerare i costi inutili e gli sprechi della politica (guarda il video). Non è accettabile tagliare i servizi e lo stato sociale se prima non si eliminano i mille privilegi di cui il potere politico fa sfoggio, i mille investimenti inutili per foraggiare le imprese amiche il tutto senza rilanciare la lotta all’evasione fiscale che si aggira su una cifra vicina ai 300 miliardi di euro annui.
Nei prossimi giorni saremo al fianco dei cittadini per promuovere questa manovra, per dare la nostra solidarietà ai tagli alla cultura, allo stato sociale, al settore pubblico. Prima di tagliare i servizi vitali per i cittadini vogliamo tagliare quelli utili solo alla politica.
Di seguito riportiamo i punti della nostra manovra e rimandiamo gli utenti all’area http://manovraalternativaidv.wikispaces.com/ qualora vogliano commentare i punti.
LA CONTROMANOVRA IDV
(leggi anche: "Manovra economica: l'alternativa")
A) Misure di lotta all’evasione fiscale e di recupero a tassazione e maggiori entrate
- addizionale dello 7,5% sui capitali regolarizzati tramite lo scudo fiscale (l’imposta complessiva (5% + 7,5% = 12,5%) diverrebbe pari al 12,5%, cioè all’aliquota dell’imposta sostitutiva applicata alle rendite finanziarie, ad esempio ai titoli di stato (7,5 miliardi di euro);
- ripristino delle norme di contrasto all’evasione fiscale introdotte dal Governo Prodi e soppresse dall’attuale Governo (1 miliardo l’anno) e contrasto di interesse con la possibilità di dedurre dall’imponibile Irpef alcune spese;
- introduzione della determinazione sintetica del reddito delle persone fisiche ed anche delle società di capitale minori (nuovo redditometro a riscossione immediata) e rettifica delle dichiarazioni pregresse, nonché misure di contrasto all’elusione tramite le società di comodo e dell’Ires (3 miliardi l’anno);
- recupero immediato delle somme dovute dai contribuenti che hanno aderito al condono fiscale 2003-2004 e che non hanno pagato tutte le rate secondo quanto denunciato dalla Corte dei conti (3 miliardi);
- tassazione con l’aliquota del 20 per cento delle plusvalenze finanziarie speculative con l’esclusione dei rendimenti dei titoli di Stato (1,2 miliardi l’anno);
- reintrodurre l’Ici sulle case di lusso (1,7 miliardi l’anno);
- Remunerazioni legate ai risultati dei manager (stock option) tassate in aggiunta allo stipendio annuale;
- mettere all’asta le frequenze liberate dal passaggio al digitale terrestre, come hanno fatto altri paesi (Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia). La relativa asta in Germania, ad esempio, si è conclusa con un incasso di 4,5 miliardi di euro e si presuppone che lo stesso possa succedere in Italia, dove invece le frequenze vengono regalate (3 miliardi);
- per le banche riduzione quota di deducibilità per le sofferenze creditizie dallo 0,30 allo 0,20% (0.25 miliardi l’anno);
B) Tagli ai costi della politica
- soppressione parziale di province in attesa dell’eliminazione nella Costituzione dell’istituzione “Provincia” (3 miliardi l’anno);abolizione del CNEL con legge Costituzionale;
- eliminazione del vitalizio per i parlamentari nazionali e per i consiglieri regionali con il trasferimento dei contributi versati all’ente previdenziale di riferimento, includendo in tale misura anche gli ex-parlamentari e gli ex-consiglieri regionali (1 miliardo l’anno);
- blocco immediato delle auto blu, salvo 10 per la Presidenza del consiglio, per ogni ministero con portafoglio, per i Comuni con più di 1 milione di abitanti, 5 per i Ministeri senza portafoglio, per i Comuni con più di 500 mila abitanti, per le Regioni, 2 per i Comuni con più di 250 mila abitanti e per le Province Autonome, 1 per i comuni con più di 100 mila abitanti e le province. (5 miliardi l’anno);
- nuove regole per gli appalti e per l’intervento della Protezione civile nonché per combattere la corruzione;
C) Tagli alla spesa pubblica
- una riduzione dei consumi intermedi delle pubbliche amministrazioni attraverso un taglio modulabile soprattutto a carico delle amministrazioni centrali ed il rafforzamento del ruolo della Consip (5 miliardi l’anno);
- riduzione da subito delle spese militari in previsione della costituzione di un esercito europeo (0.5 miliardi l’anno);
- soppressione dei finanziamenti previsti per il ponte sullo Stretto di Messina ed altri grandi opere non prioritarie (1,250 miliardi);
- riduzione dei trasferimenti alle imprese ad eccezione dei trasferimenti al settore del trasporto pubblico locale e alle Ferrovie dello Stato spa, risorse da impegnare nella deduzione del costo del lavoro dall’imponibile Irap ed in altre misure a favore delle imprese stesse (2,75 miliardi l’anno);
- le pubbliche amministrazioni in pagamento del patrimonio immobiliare pubblico venduto devono accettare solo titoli di stato stimati al valore di mercato. Due gli obiettivi: garanzia che la vendita dei beni immobiliari pubblici è finalizzata solo alla riduzione del debito; sostegno al valore dei bond pubblici sui mercati;
- separare le attività bancarie da quelle assicurative come accadde negli altri paesi per ottenere una maggiore concorrenza;
- vietare l’utilizzo di alcuni strumenti finanziari speculativi come i derivati (definiti dall’economista Warren Buffet: “armi finanziarie di distruzione di massa”);
- misure per le pubbliche amministrazioni:
- avvio del passaggio delle PP.AA. all’Open source (0.250 miliardi l’anno);
- accorpamento di tutti gli enti operanti nel campo della internazionalizzazione;
- soppressione tutti gli enti inutili (lista Padoa Schioppa – 119 enti) (0,75 miliardi l’anno)
D) Riduzione del carico fiscale a lavoratori e imprese & sostegno al reddito e allo sviluppo (16 miliardi l'anno)
1. A favore dei cittadini, dei lavoratori e delle famiglie, anche al fine di sostenere la domanda interna (8 miliardi all’anno):
a) aumenti delle detrazioni per carichi familiari (4,4 miliardi a decorrere dal 2011);
b) alleggerimento del carico Irpef sui redditi bassi e medi da lavoro e da pensione diminuendo l’imposta sulle tredicesime e attraverso il meccanismo delle detrazioni (2,2 miliardi a decorrere dal 2011);
c) garantire gli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori atipici (1,4 miliardi a decorrere dal 2011);
2. Per favorire lo sviluppo delle PMI (8 miliardi all’anno):
a) riduzione del costo del lavoro nell’imponibile Irap per le PMI (6 miliardi all’anno dal 2011);
b) per la piccola impresa e per l’artigianato, prevedere il pagamento dell’IVA al momento in cui si incassa e non in anticipo (2 miliardi all’anno dal 2011)
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