venerdì 4 giugno 2010

Ungheria a rischio default: crollano la Borsa e il fiorino


Un nuovo caso Grecia, con tanto di dati statistici "manipolati", aleggia sull’Europa. Il rischio default, con conseguente crollo della Borsa e della valuta locale, il fiorino, è stavolta dell’Ungheria, dove il governo parla di «situazione molto grave».

«È chiaro - ha detto il portavoce del primo ministro, Viktor Orban, in carica da appena una settimana - che l’economia versa in una situazione molto grave. Non penso affatto che sia un’esagerazione parlare di un rischio default». Il problema è che anche in questo caso qualcuno avrebbe messo lo zampino sui dati statistici che fotografano lo stato dei conti pubblici: il portavoce ha infatti parlato di numeri «manipolati» dal precedente governo, che «mentono» sulla situazione reale dell’economia del Paese.

La reazione dei mercati non si è fatta attendere, anche perchè l’allarme era già scattato ieri: Lajos Kosa, ex presidente del partito Fidesz oggi al potere, aveva infatti definito come «molto tenui» le possibilità per il Paese di evitare una situazione simile a quella greca. E così il fiorino nel giro di 24 ore ha perso il 5,5%, scendendo a quota 272 contro l’euro; i credit default swap, vale a dire gli strumenti finanziari che assicurano contro il fallimento, sono balzati di 69 punti base a 391,5 punti; la Borsa di Budapest è arrivata a perdere l’8,4%, per poi terminare la seduta in calo del 3,3% a 21.288,93 punti. L’Ungheria si trova da tempo in una situazione difficile e dall’autunno del 2008 gode di iniezioni finanziarie da parte di varie istituzioni internazionali: finora il Fondo monetario internazionale, l’Unione europea e la Bce hanno messo sul piatto ben 20 miliardi di euro.

La situazione, tuttavia, sembra lungi dall’essere risolta: Mihaly Varga, segretario di Stato ed esperto economico del Fidesz, ha già annunciato che il deficit nel 2010 potrebbe arrivare al 7,5% del Pil, contro il 3,8% previsto dal governo socialista precedente. Secondo qualche analista, tuttavia, potrebbe trattarsi anche di una precisa strategia politica, che punta sull’esagerazione delle difficoltà per l’impossibilità di mantenere la promessa elettorale di tagliare le tasse. La credibilità finanziaria del Paese, in ogni caso, è per lo meno messa in discussione: e così il governo, per adesso, ha promesso entro lunedì prossimo la diffusione di cifre concrete accompagnate da un piano di riforme.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

INCOSCIENTI, CRIMINALI. RIDURRE IL PAESE IN QUEL MODO PER NON FAR BRUTTA FIGURA CON L'ELETTORATO! PAZZI!