Scoppia il caso Ungheria sui mercati finanziari, che non si sono ancora ripresi dagli choc provocati dalla Grecia e dagli altri paesi Pigs (Portogallo, Spagna e Irlanda), e le Borse europee accusano il colpo, in primis Madrid e Milano, in calo entrambe di quasi il 4%. Non fa meglio Wall Street che chiude in territorio fortemente negativo: il Dow Jones perde il 3,13%.
L’allarme sullo stato dell’economia lanciato da un portavoce del governo di Budapest (l’Ungheria è in «una grave situazione» e parlare di un default «non è una esagerazione») ha innescato una serie di vendite nel Vecchio Continente, a partire dai titoli bancari, frenati anche dal timore di una recrudescenza delle perdite da derivati del colosso francese Societè Generale. Quest’ultimo, secondo indiscrezioni, ha cercato di smentire le voci contattando direttamente gli analisti, ma il verdetto della borsa è stato inesorabile, con un crollo di oltre il 7%.
Il resto lo hanno fatto l’euro, sui minimi degli ultimi 4 anni nei confronti del dollaro, e i dati macroeconomici Usa sulla crescita delle retribuzioni a maggio, risultata ampiamente inferiore alle attese degli analisti. Risultato, con Wall Street in calo del 2%, Londra ha ceduto l’1,63%, Parigi il 2,86% e Francoforte l’1,91%. In coda Milano (-3,79%) e Madrid (-3,8%), mentre Atene ha ceduto il 5,56% e Budapest addirittura il 7,15%. Sotto pressione le banche con Societè Generale (-7,58%), che dopo aver negato un commento sulla vicenda dei derivati, ha contattato direttamente gli analisti finanziari per cercare di spiegare che lo scandalo del buco sui derivati del 2008 (pari 5 miliardi di euro) è ormai acqua passata.
In tensione anche gli istituti austriaci Raiffeisen (-8,33%) ed Erste (-7,8%), che, insieme all’italo-tedesca Unicredit (-5,68%) hanno scontato l’esposizione in Ungheria. Sotto tiro anche sugli spagnoli Bbva (-6,84%) e Santander (-5,78%), mentre Bank of Ireland (+5,56%) si è mossa in modo diametralmente opposto. Difficoltà per le greche National Bank of Greece (-6,7%), Efg (-6,57%) e Piraeus (-5,54%), mentre a Budapest è affondata Otp Bank (-11,03%). A fronte del calo dei listini azionari, sono saliti i ’credit-default swaps’, i derivati legati ai debiti sovrani. In particolare il costo per assicurarsi dalle perdite registrate dal debito ungherese è salito nel pomeriggio di 63 punti base a quota 371, dopo aver toccato il massimo di 416 punti base, mentre l’indice europeo per i paesi dell’Europa Occidentale ha raggiunto la quota record di 174,4 punti base.
Gli swaps sul debito spagnolo sono saliti di 22 punti base a quota 278 punti, quelli portoghesi a 364,8 punti (+26 punti base) e quelli italiani a 264 punti (+30 punti base), per chiudere poi a 253 punti. Secondo un direttore di sala operativa di Londra la giornata di oggi è stata caratterizzata da «un forte nervosismo sul rischio debiti sovrani, alimentato dall’Ungheria». Non è escluso - spiega il responsabile di una sala operativa di Milano - che la situazione possa precipitare ulteriormente, inducendo le agenzie di rating a rivedere le proprie valutazioni su alcuni paesi europei, mentre al G20 l’Ue dovrebbe presentare la propria proposta di tassare gli utili delle banche per creare un nuovo fondo anticrisi. Ma i segnali che arrivano dall'America sono negativi. A tarda sera Wall Street archivia la seconda peggiore seduta dell’anno, ai livelli minimi dal febbraio 2008.
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