mercoledì 4 agosto 2010

Berlusconi: «Fini? E' un vecchio arnese»


Definire «senza senso» l’astensione dei finiani sulla mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, è stata solo la prima goccia di uno sfogo che presto si è trasformato in torrente. Perché sarà pure vero che appena qualche giorno fa Silvio Berlusconi aveva chiesto ai suoi di non alzare i toni dello scontro con il presidente della Camera per non esacerbare la situazione, ma alla fine è proprio lui il primo che non riesce a trattenersi. Già nella cena di ieri con un gruppo di deputate, il premier aveva bocciato senza appello la scelta di Futuro e Libertà di astenersi, peraltro in asse con i centristi di Udc, Api e Mpa. «In Parlamento ci si sta per votare, per assumersi le proprie responsabilità: o è rosso o è verde» avrebbe detto Berlusconi. Ragionamenti che sono stati ripetuti anche nel pomeriggio nel vertice con i ’big’ del Pdl ricevuti a palazzo Grazioli. «Si astengono per nascondere le loro divisioni, sono nati da due giorni e al primo voto già si sarebbero spaccati», avrebbe ragionato il Cavaliere. E visto che il livore nei confronti dell’ex alleato cresce in maniera direttamente proporzionale al passare delle ore, nell’incontro con i vertici del partito, il presidente del Consiglio ha seriamente cominciato a ragionare sulle date di un eventuale voto anticipato, sebbene non si tratti ancora del piano A.

Questo il calcolo: se si vuole andare alla urne nella finestra di novembre, il famoso incidente - valutando i tempi tecnici - dovrebbe avvenire a settembre. Altrimenti si passa all’opzione del voto in primavera, dunque marzo. L’occasione? Fin troppo facile, basta insistere - spiegano nel Pdl - sulla calendarizzazione del processo breve o «provocarli» sul ddl per diritto di cittadinanza alla ripresa dei lavori. Non che questo voglia dire che la decisione è stata già presa, ma questa volta lo scenario non è stato dipinto con colori evanescenti. Il Cavaliere deciderà se tentare quello che resta un azzardo a seconda dell’atteggiamento dei finiani sui provvedimenti. «Questa volta - si è sfogato il premier dopo il voto alla Camera -, doveva andare così, ma non mi farò logorare. Non succederà più». Uno stato d’animo a malapena «addolcito» dalla considerazione che ai finiani è mancato qualche voto rispetto a quelli che vantavano sulla carta e dal tifo da stadio, al grido di «Silvio, Silvio», fatto partire dai banchi della maggioranza da alcune deputate.

Né il premier è stato più tenero nei confronti del trio Fini-Casini-Rutelli: «Loro sarebbero la novità? Gianfranco - avrebbe detto - è un vecchio arnese e poi, dove credono di andare?». E’ evidente che sull’ipotesi del voto anticipato pesa l’incognita del Colle, e quindi, in caso di crisi, il presidente del Consiglio (a numeri attuali) potrebbe argomentare al capo dello Stato che al Senato non c’è una maggioranza in grado di sostenere qualsivoglia esecutivo di transizione. Un ragionamento che Berlusconi fa anche forte dell’asse con la Lega e che avrebbe rinsaldato ieri in un colloquio con Umberto Bossi. Ma siccome non si può mai essere sicuri, e meno che meno alla Camera, Berlusconi oggi ha avuto anche un colloquio con la deputata finiana Souad Sbai.

Il ’generale agosto’ a questo punto potrebbe lasciare in stand by le cose. Ma Berlusconi ha in mente anche una seria riorganizzazione del partito. Anche di questo si è parlato nel vertice pomeridiano a palazzo Grazioli. Soprattutto sulla spinta degli ex colonnelli che, allarmati dai boatos riproposti sui giornali, hanno chiesto al premier se avesse davvero intenzione di «sbianchettare» l’attuale triumvirato dei coordinatori e si sono premurati di sottolineare anche la necessità - in tale eventualità - di dare la dovuta rappresentanza agli ex An della vecchia guardia ormai a lui fedeli. Berlusconi avrebbe inoltre ribadito la sua volontà di modificare la struttura del partito creando qualcosa che somigli meno a una organizzazione tradizionale e più a un comitato elettorale.


04 agosto 2010

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