«Uno Stato delinquente che ha portato via risorse». Questa frase pronunciata nel corso di un comizio il primo agosto ad Arcene (Bergamo) è costata a Umberto Bossi una denuncia per vilipendio. È stato depositato infatti alla Procura della Repubblica di Messina, Roma e Bergamo, e trasmessa al Tribunale dei Ministri ed al Presidente della Repubblica un esposto nei confronti del ministro leghista per mano del segretario cittadino dell’Italia dei Valori di Messina, Salvatore Mammola, per vilipendio, offese e minacce allo Stato italiano e violazione del giuramento di fedeltà alla Costituzione ed alla Repubblica italiana prestato nelle mani del Capo dello Stato ai sensi dell’art. 93 Costituzione.
«ROTTO I...» - «Il ministro Bossi - scrive Mammola - retribuito profumatamente dai contribuenti italiani dal 1987, ha definito lo Stato Italiano “delinquente”, nonchè di stare “attenti alla gente del Nord a non rompergli troppo i coglioni più di tanto”, - continua il dipietrista Mammola - dimenticando di essere un alto rappresentante istituzionale dello Stato Italiano, violando il giuramento di fedeltà prestato nelle mani del Capo dello Stato durante la cerimonia tenuta al Palazzo del Quirinale».
IL COMIZIO - «Manca il federalismo fiscale delle regioni. Le nostre famiglie sono schiavizzate da uno Stato delinquente» la frase riportata dall'Ansa che sarebbe stata pronunciata dal leader della Lega alla festa ad Arcene. Poi ha accusato lo Stato «di portare via delle risorse. Dovremo trovare una miscela – ha aggiunto – per dare delle tasse dello Stato alle regioni. Sul federalismo ha aggiunto: «Cercano di bloccalo, ma
IL PRECEDENTE - In passato Bossi è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla, il 26 luglio 1997, offesa in pubblico (a Cabiate, nel comasco). La frase, divenuta ormai famosa, è quella in cui il leader del Carroccio attacca il tricolore: «Lo uso per pulirmi il c...». Fu condannato poi a pagare 3000 euro di multa per un altro episodio (il 14 settembre 1997) quando rivolto ad una signora che esponeva il tricolore a Venezia disse: «Il tricolore lo metta al cesso, signora».
n. l.
12 agosto 2010
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