martedì 3 agosto 2010

Fini, il dossier Montecarlo e la querela che non spiega


LA CAMPAGNA DI FELTRI SULLA CASA MONEGASCA. IL COFONDATORE: LO DENUNCIO

di Eduardo Di Blasi

La campagna mediatica è iniziata mercoledì scorso, ma solo ieri il Presidente della Camera ha deciso di rompere l’assedio annunciando querela nei confronti de Il Giornale. La vicenda è quella dell’appartamento monegasco, lasciato in eredità anni addietro da una simpatizzante di An, e finito dopo una complessa compravendita tra due finanziarie off shore, nella disponibilità di Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, compagna di Gianfranco Fini.

La difesa del cofondatore del Pdl, dettata alle agenzie dal portavoce Fabrizio Alfano ieri mattina, appare netta: “Il presidente Fini non è titolare dell’appartamento, e non sono a lui riconducibili le società che hanno acquistato l’immobile. Del pari è falsa la notizia relativa alla cifra versata quale corrispettivo” (il quotidiano parlava di 67mila euro).

Dopo sei giorni di cannoneggiamento, quindi, Fini annuncia che l’avvocato Giulia Bongiorno agirà in sede legale nei confronti del quotidiano diretto da Vittorio Feltri “per aver pubblicato negli ultimi giorni una serie di notizie false e diffamatorie riguardo alla cessione da parte di Alleanza Nazionale di un immobile ubicato a Montecarlo”. Una spiegazione tutta “legale”, basata su tre singole affermazioni (la proprietà delle società estere e dell’immobile e il prezzo pagato da questa per l’acquisto da An), che ha il difetto di continuare a non spiegare la coincidenza tra la vendita dell’appartamento, un tempo parte del patrimonio aennino, a una società off shore (che poi lo cederà ad un’altra finanziaria), e la locazione “finale ” dello stesso da parte di un parente del Presidente della Camera che di quel patrimonio fu in qualche misura garante quando presiedeva An. Feltri ribatte: “Ride bene chi ride ultimo”.

La nota ricorda anche il precedente che vede Feltri rinviato a giudizio a Monza per l’editoriale che, il 14 settembre 2009, sancì l’inizio della guerra tra i due (all’epoca il direttore alluse ad un’inchiesta a luci rosse che nel 2000 avrebbe potuto coinvolgere i vertici di An).

La guerra in atto, d’altronde, è sotto gli occhi di tutti. Non passa giorno che Libero e Il Giornale non prendano la mira su Fini e i suoi. Domenica, sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro si dedicava l’apertura di una pagina ad un assegno scoperto da mille euro intestato a Gianfranco Fini: nemmeno lui come persona fisica, ma in quanto garante di An. Insomma, se questo fosse il metro per far le pulci a un esponente politico Libero avrebbe dovuto fare un inserto sulle dichiarazioni che Cesare Previti rilasciò in aula a Milano. Lo stesso quotidiano ha cercato lo stato di famiglia dei Tulliani per affermare come la vicinanza al presidente della Camera, che in compare in quel documento anagrafico, abbia contribuito alla loro ricchezza negli ultimi anni (si fa riferimento sempre agli appalti Rai, notizia vecchia).

Eppure, tra tante notizie passibili di querela, quella di Montecarlo continua a non essere completamente spiegata. Resta l’imbarbarimento di una campagna di stampa combattuta a colpi di fango. Lo stesso Ignazio La Russa, che da mesi ha rotto con Fini, mostra preoccupazione: “Auspico che si abbassino i toni anche delle polemiche personali. Capisco che non ci può essere uno stop a certe polemiche anche extra politiche, ma non allarghiamo a parenti, ai familiari ed alle mogli”. Una solidarietà indiretta, visto che questa volta, al contrario del settembre dell’anno scorso, il fratello dell’editore de Il Giornale, Silvio Berlusconi, non sembra averne mostrata nei confronti del cofondatore.

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