AMEDEO LA MATTINA
Adesso Fini pensa di fare il partito Futuro e Libertà. Ne ha cominciato a parlare con i collaboratori più vicini: la sua intenzione è di lanciare il manifesto politico della nuova forza politica a Mirabello, il 5 settembre, in occasione della Festa Tricolore. Ma per il momento deve rintuzzare quella che definisce «la vergognosa manovra di Berlusconi» che ieri ha visto una nuova puntata sul Giornale e su Libero con la storia degli arredi comprati per l’appartamento monegasco del cognato. Quando ha letto i due giornali Fini ha chiesto spiegazioni alla compagna Elisabetta Tulliani. E lei ha giurato e stragiurato che quanto scrive Il Giornale e Libero è tutto falso. A quel punto Fini ha dettato al suo portavoce il comunicato in cui si parla di «delirio diffamatore». «Questa operazione si ritorcerà contro Feltri, ma anche a Berlusconi. Io non ho nulla da temere. Questa vicenda - ha detto Fini ai suoi amici di Futuro e Libertà - finirà come il “caso Boffo”: un’altra bufala, un’altra cantonata e anche questa volta dovrà chiedere scusa. Ma non finirà solo con le scuse».
Il presidente della Camera intanto vuole presentare come giornalista un ricorso all’Ordine dei giornalisti perché a suo avviso siamo di fronte a «un problema enorme di deontologia professionale». Testimoni anonimi, verifiche non fatte sulle fatture e la spedizioni dei mobili a Montecarlo e tanto altro. Ma non è la questione professionale-giornalistica in cima ai pensieri di Fini. Anche se la «bufala» dei mobili, a suo giudizio, sarà un colpo alla credibilità di tutta l’inchiesta giornalistica che lo ha messo sotto scacco. E’ soprattutto l’operazione politica che ci sta dietro ad interessare il presidente della Camera, convinto che ci sia la supervisione del Cavaliere, il suo nemico numero uno, ormai. A rincuorarlo sono state le parole del capo dello Stato (i due si sarebbero sentiti al telefono ieri), l’intervista all’Unità in cui Napolitano dice basta all’aggressione nei confronti del presidente della Camera e alla campagna di veleni, e mette uno stop alle richieste di elezioni anticipate.
«Adesso il voto sia allontana», dice Carmelo Briguglio. Il quale ha attaccato il presidente del Senato per aver detto in un’intervista no a un governo tecnico che ribalti l’esecutivo Berlusconi scelto dagli elettori. Schifani sostiene che se viene meno questa maggioranza si va al voto. Per Briguglio Schifani è «politicamente schierato, un leader attivissimo di una corrente del Pdl insieme ad Angelino Alfano». La seconda carica dello Stato «partecipa a vertici di partito a supporto del presidente del Consiglio, si occupa anche delle minuzie compreso arruolamento e collocazione di parlamentari, amministratori locali, manager di aziende sanitarie, uomini del sottogoverno. Ne sa qualcosa Miccichè in Sicilia». Anche Italo Bocchino dice che Schifani non ha i titoli per censurare l’azione politica di Fini. «Il presidente del Senato - attacca duramente il capogruppo di Futuro e Libertà - chiede il rispetto del voto solo quando ciò non tocca i suoi interessi politici. Ricordo che in Sicilia i suoi uomini sono passati dalla maggioranza all’opposizione cercando di far cadere la giunta Lombardo che è stata legittimamente eletta».
Secondo Fini comunque il capitolo principale rimane Berlusconi e la campagna mediatica del Giornale per farlo dimettere da presidente della Camera. E le dichiarazioni di Napolitano sono un assist eccezionale. Non è un caso che l’ex leader di An ha fatto scrivere da Bocchino, Viespoli e Moffa un comunicato per dire che bisognerebbe ascoltare le sue parole anziché giocare allo sfascio. «Le carte che Feltri minaccia di pubblicare non proveranno nulla, tutta l’operazione si trasformerà in un boomerang, e per Berlusconi questo scontro istituzionale sarà devastante», sostiene Bocchino che due giorni fa è andato ad Ansedonia ed è rimasto con Fini fino a ieri mattina. La tregua, se mai c’è stata, è sepolta. Così dicono i finiani più duri, che non esiteranno a riprendere il contrattacco sugli affari all’estero di Berlusconi, a cominciare dalle società off shore passando per l’acquisto della villa di Arcore. Ma sono le valutazioni politiche e come organizzare la campagna d’autunno ciò che interessa principalmente Fini. «Se si apre una crisi - è la convinzione di Fini - non è detto che non nasca una nuova maggioranza».
Ma i numeri ci sono? Secondo Bocchino sì, sia alla Camera che al Senato: «E noi finora non abbiamo sbagliato sui numeri», assicura riferendosi alla nascita dei gruppi parlamentari di Futuro e Libertà. Gruppi ai quali presto seguirà il partito. Alla fine di agosto, dopo che attorno al 20 Berlusconi riunirà il suo stato maggiore, anche Fini chiamerà a raccolta le sue truppe, con l’obiettivo di serrare i ranghi. Chiederà chi è disposto a seguirlo fino in fondo. Poi, il 5 settembre a Mirabello, lancerà il manifesto politico del partito.
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