"No alla corsa al voto e stop alla campagna contro il presidente della Camera", il messaggio recapitato da Giorgio Napolitano al mondo politico non è piaciuto per nulla al Pdl ed i big del partito sono scesi in campo per puntualizzare e mettere paletti a partire dalla contrarietà all'ipotesi di governi tecnici. Fabrizio Cicchitto si spinge a prefigurare " incisive manifestazioni di piazza" qualora venissero messe in pratica "manovre di Palazzo". Apprezzamento per il messaggio del Capo dello Stato arriva invece dal gruppo di "Futuro e Libertà": basta con gli attacchi al presidente della Camera, dicono i finiani. Nell'opposizioni è critico con i berlusconiani il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. "Berlusconi rispetti
Pdl su Napolitano. Il messaggio del Capo dello Stato resta al centro della giornata politica. In casa Pdl un governo tecnico è un'eventualità non contemplata. "L'intervista del presidente della Repubblica pone questioni al mondo politico che non possono essere eluse e che dovranno trovare un chiarimento nell'interesse del paese", dice il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. "Vi sono tuttavia aspetti dell'attuale situazione politica - prosegue Bondi - che risultano già evidenti, a partire dalla constatazione che, maggiormente in una situazione di perduranti difficoltà economiche, sia meglio il ricorso al voto piuttosto che la paralisi politica".
No a governi tecnici. Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl ribadisce il suo no all'ipotesi di esecutivi tecnici. "Non sono per niente condivisibili le ipotesi di governi tecnici e di governi di transizione. Si tratterebbe, infatti, di manovre di Palazzo, volte ad evitare che si ascolti quello che pensano gli elettori cioè la volontà effettiva del popolo. Qualora decollassero operazioni di questo tipo, sarebbe legittimo sviluppare - è la conclusione di Cicchitto - le più' incisive manifestazioni politiche, in Parlamento e nel Paese".
"E' giusto", aggiunge Gasparri, "il tono misurato usato dal presidente Napolitano in una intervista rilasciata a un giornale di partito, noto per le sue campagne di odio contro Berlusconi che non corrispondono alle critiche di Napolitano alle campagne di delegittimazione delle istituzioni". "Non c'è nessuno spazio in questo Parlamento", conclude Gasparri, "per cambiare la legge elettorale. Napolitano lo sa benissimo. Le alternative sono solo due: o Berlusconi o il voto".
Fli: accogliere l'appello di Napolitano. Futuro e libertà rilancia invece l'appello del presidente della Repubblica e invita a far cessare gli attacchi contro il presidente della Camera, Gianfranco Fini. "Tutti dovrebbero riflettere sulle parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano secondo cui è ora che cessi la campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual è quella volta a delegittimare il presidente di un ramo del Parlamento e la stessa funzione essenziale che egli è chiamato ad assolvere per la continuità dell'attività legislativa". E' quanto hanno dichiarato i parlamentari di Fli, Italo Bocchino, Silvano Moffa e Pasquale Viespoli.
"Poichè ad alimentare questa irresponsabile campagna sono alcuni esponenti del Pdl e del governo oltre che il continuo delirio calunniatorio del giornale della famiglia Berlusconi è facile capire chi gioca allo sfascio e vuol trascinare il paese in una ulteriore avventura elettorale nel più assoluto disprezzo dell'interesse nazionale. Noi non ci stiamo e sentiamo il dovere di denunciarlo con chiarezza", concludono.
Bersani: Berlusconi rispetti
La precisazione di Di Pietro. Apprezzamento, ma con un distinguo dall'Idv. "Il presidente della Repubblica ha detto una cosa giusta, anzi giustissima", dichiara Antonio Di Pietro, "ma ritengo che il suo messaggio sia in anticipo e possa generare equivoci e malumori. Lui è l'arbitro, e non può muoversi come un giocatore perchè così rischia di condizionare il gioco".
I centristi. L'Udc condivide "in pieno il prezioso invito del presidente Napolitano alla moderazione dei toni e alla sobrietà". Lo dice il segretario centrista Lorenzo Cesa, che avverte: "Nel caso in cui questa maggioranza venisse meno c'è la costituzione a fare la massima chiarezza sui percorsi e sui soggetti cui compete esprimersi: tutto il resto, compresi i commenti stizziti di alcuni esponenti politici alle parole del Capo dello Stato, denota solo il livello di degrado cui è arrivato lo scontro politico in questo paese".
(13 agosto 2010)
3 commenti:
Questa volta Tonino non mi sei piaciuto.
Questa volta come le altre mi è piaciuto tantissimo... il Presidente della Repubblica se ha l'autorità per agire senza dover ricorrere alle urne è meglio lo faccia senza esprimersi, parlando alimenta e da agio ai berlusconesi e bossiani di denigrare lo stesso Presidente e farlo passare per un simpatizzante di Fini.. mossa che tornerebbe molto utile a B.
Quelli sfruttano tutte le occasioni Luigi, ha parlato con troppo anticipo Napolitano, convengo con Di Pietro.
Prima firmava senza opporsi, ora si esprime con troppo anticipo palesando la sua simpatia per Fini, è sbagliato, non deve farlo non ancora, i giochi sono tutti aperti e B. per i lost è un asso di picche da paura.
Ho già motivato la mia opinione in calce ad un post di Marco Travaglio. Te la ripropongo:" L'"affaire" è un po' più complicato di quanto non appaia. Di Pietro ha dovuto dichiarare che l'intervento di Napolitano a difesa (fra l'altro) del presidente della camera era intempestivo perché aveva in precedenza criticato il voto dei finiani in armonia con i D.L. in sede di conversione (adesso non ricordo quali), quindi sarebbe stato inopportuno (si sarebbe sconfessato da solo) condividere l'intervento (a mio parere impeccabile) di Napolitano, come anche tacere. Però non mi è piaciuto lo stesso. Di Pietro si è autodefinito più volte un 'centravanti di sfondamento' ed è vero, però alla guida del governo occorre una figura politica capace di infiammare le masse e di recuperare anche una consistente fetta di 'astensionisti' e non è Di Pietro, il quale ha avuto il suo momento magico nel 1994, quando crollò il primo governo B: per mano anche della Lega, che fece mancare la maggioranza parlamentare. Aveva l'Italia ai suoi piedi e una notorietà internazionale impagabile , ma non volle. Montanelli lo ha proposto due volte nei suoi articoli a Scalfaro, inutilmente.
Adesso ci vuole un nome nuovo e vecchio assieme. Indovina chi!
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