domenica 22 agosto 2010

I "tempi" di Napolitano: votare a dicembre quasi impossibile


di Claudio Rizza

Votare a dicembre, come vuole Bossi? Mica facile. Il Parlamento riapre a metà settembre. Se Berlusconi si dimettesse immediatamente, sostenendo di non avere più una maggioranza, verrebbe automaticamente rinviato alle Camere dal capo dello Stato perché, in una repubblica parlamentare come la nostra, non sono ammesse crisi extraparlamentari. E cioè deve essere il Parlamento a certificare, votando per appello nominale, se un governo gode o meno della fiducia delle Camere.

Anche il motivo delle dimissioni ha la sua importanza, ma facciamo finta che per ora non conti. Attorno al 20 di settembre si potrebbe certificare in Parlamento l’evaporazione della maggioranza Pdl-Lega che ha sostenuto il governo Berlusconi. Napolitano dovrebbe allora aprire le consultazioni per capire, come prevede la Costituzione, se esiste una maggioranza diversa o se, tra le forze politiche, prevalesse l’idea di un governo di unità nazionale che traghetti il Paese fino ad elezioni nel 2011, e che affronti le emergenze principali: quella economica innanzitutto, facendo fronte agli impegni richiesti dalla crisi mondiale e dando un segnale di stabilità ai mercati, con la necessità di non perdere colpi per agganciare la ripresa. L’altra emergenza, condivisa dai più è quella della legge elettorale, giudicata inadeguata e soprattutto democraticamente sbagliata, visto che non permette ai cittadini di scegliere i parlamentari che invece vengono nominati dai capi partito.

Ecco allora che si comprende come i tempi si possano dilatare, tra discussioni, liti, prese di posizione a favore e contro il voto anticipato, pro e contro un governo per l’emergenza, oppure pro e contro un Berlusconi bis, teoricamente possibile, anche se per ora nessuno ne parla.
Ammettendo che tutti i tentativi falliscano, è difficile esaurire la montagna di passaggi politici prima della metà di ottobre. Ammesso che allora il capo dello Stato decida di sciogliere le Camere servono almeno un paio di mesi per arrivare al voto. La legge prevede un minimo di 45 giorni e un massimo di 70. Per le ultime elezioni del 2008, concluse con la netta vittoria di Berlusconi, ci sono voluti 67 giorni tra la fine della legislatura e l’apertura dei seggi. Il che porterebbe gli italiani a votare a dicembre, mese difficile e non solo per le vacanze di Natale, e mai sperimentato fino ad oggi.

Restano comunque incerti molti passaggi. Chi sfiducerebbe Berlusconi per permettergli di aprire la crisi? I finiani hanno già detto che non lo farebbero. Berlusconi dovrebbe allora cadere su un provvedimento, uno sulla giustizia, per esempio, tipo il processo breve o il lodo Alfano. Ma per arrivare a questo passerebbero i giorni e il voto nel 2010 sarebbe sempre più difficile.

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