NICOLA PELLICANI
C'è la bandiera con il leone, c'è l'inno, ci sono gli ambasciatori. Ma ci sono soprattutto "i veneti", che vengono prima di tutti gli altri. La maggioranza di centrodestra, guidata dal leghista Luca Zaia presenta la bozza dello statuto regionale, ed è subito polemica. Il presidente è stato di parola: "Prima i veneti" era lo slogan della sua campagna elettorale che l'ha portato a stravincere le elezioni, ma adesso quello slogan potrebbe diventare uno dei punti di forza dello statuto. Basta leggere l'articolo 4 (comma 6): "
Del resto l'articolo in questione è coerente con la politica leghista, un po' meno con quella del Pdl, ma la bozza dello statuto è ora nero su bianco, come annuncia euforico lo stesso Zaia: "Prima il Veneto: è evidente nel testo questo principio che ispira la nostra azione politica, che non è affatto sinonimo di egoismo, ma della volontà di riconoscere la nostra identità. Siamo a uno spartiacque cruciale nella storia del Veneto - annuncia - con questo statuto abbiamo l'occasione di dare al popolo veneto la sua Carta fondamentale, e di fare della nostra regione un avamposto di modernità che abbia come suo faro illuminante il federalismo e le sue radici nell'identità condivisa della nostra comunità. È uno di quei momenti in cui un governatore può dire di essere orgoglioso della sua squadra".
Già, governatore. È l'altra novità contenuta nello statuto. La parola nuova: non più presidente della Regione, come sta scritto nella Costituzione, bensì governatore. Il Veneto come
Intanto, l'opposizione spara a zero contro la bozza-Zaia. Le parole più dure arrivano dall'Idv. Mentre da Messina il segretario dell'Italia dei Valori Salvatore Mammola, con la benedizione di Di Pietro, presenta l'ennesima denuncia a Bossi per vilipendio (il Senatùr aveva parlato in un comizio di "Stato delinquente che ha portato via le risorse al Nord"), tocca a Leoluca Orlando bollare come "razzista e secessionista" la bozza di statuto del Veneto. Critiche anche dal Pd. "
(13 agosto 2010)
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