Napolitano replica alle “indebite pressioni” del Pdl: “Se tradisco
di Luca Telese
Dal punto di vista strettamente tecnico è come un ordigno termonucleare che precipita senza preavviso nel cuore magmatico del dibattito politico, facendo salire la temperatura a livelli di combustione e innescando reazioni a catena. Per i Quirinalisti, solitamente abituati a pesare le virgole nei comunicati ufficiali della presidenza della Repubblica, per i notisti politici, spesso impegnati a mettere sotto il vetrino gli avverbi e i sottointesi, è un evento senza precedenti. Nel pieno della canicola estiva, infatti, il più compassato e meticoloso dei presidenti della Repubblica degli ultimi anni, sceglie consapevolmente di drammatizzare il dibattito, e lo fa ricorrendo ad un comunicato di fuoco in cui dice a chiare lettere: se sono un traditore della Costituzione mettetemi sotto impeachement. Lo fa, per giunta, rispondendo ad una intervista rilasciata a Il Giornale da un deputato di seconda fila, il vicecapogruppo alla Camera del Pdl, il fino a ieri ignoto ai più, Maurizio Bianconi. Berlusconi, fornisce ai “suoi” le direttive per il contrattacco e fa trapelare la “sorpresa” per le parole del presidente, anche se poi in serata si limita a dire: “Faccio solo il nonno: niente politica”, entrando in un ristorante di Porto Rotondo insieme alla famiglia della figlia Barbara. La parola “impeachement” non risuonava nei Palazzi romani fin dai tempi delle polemiche contro Oscar Luigi Scalfaro. E’ una parola acuminata e feroce, nei codici della lotta politica, e non era mai stata usata come un guanto di sfida, da un presidente che invita i suoi avversari a processarlo o a tacere. Insomma, è come se i pennini di alcuni sismografi rimasti inattivi per anni, si ritrovassero improvvisamente a rilevare una eruzione vulcanica. E così, per capire il motivo del gesto di Napolitano, e la vera posta della partita in corso, occorre rimettere in fila diversi elementi nel diario delle polemiche di questa settimana, e nella genesi di uno scontro che in questi giorni era deflagrato a due livelli: nel dibattito pubblico, ma anche, riservatamente, in una fervente attività diplomatica sottotraccia. Intanto occorre rileggere in filigrana il testo di quella intervista.
COSA AVEVA detto infatti, Bianconi? Aveva parlato al culmine di una piccola offensiva mediatica originata dall’ormai celebre intervista di Napolitano a L’Unità. Nel suo colloquio con la giornalista Paola Setti il vicepresidente dei deputati pidiellini abbandonava qualsiasi aplomb istituzionale per attaccare a testa bassa l’inquilino del Colle: “Giorgio Napolitano sta tradendo
NAPOLITANO, per rompere l’assedio di chi vorrebbe espropriarlo (se non altro mediaticamente) delle sue prerogative costituzionali colpisce “l’anello debole” e attacca Bianconi, l’uomo che si è spinto più in là di tutti. Il deputato azzurro si dice stupito e (naturalmente) esclude l’impeachment. E a ruota: dichiarazioni di stima per Napolitano da Cicchitto, Daniele Capezzone (''Nessuno dubita della correttezza passata, presente e futura del Presidente della Repubblica”) e il ministro Gianfranco Rotondi (“Lo stimo da anni”). Adesso la battaglia continua, ma con Napolitano più forte.
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