Berlusconi prende tempo. Da un lato minaccia le elezioni anticipate se in Parlamento non avrà una «congrua maggioranza», ma di fatto, con il documento in cinque punti varato oggi dai vertici del Pdl, il premier prova a evitare lo strappo. Tanto che i finiani cantano vittoria.
L'attacco ai pm
Certo, i toni sono tranchant. E non solo con i finiani. Il premier, nell’introduzione dei cinque punti programmatici, interviene nel delicato dibattito sulla possibilità di governi sorretti da maggioranze diverse da quelle elette, sostenendo che «non c’è nessuna teoria giuridico-politica che possa giustificare» che chi è stato sconfitto vada al governo. Parole che non faranno certo piacere al Quirinale. C’è anche un attacco a quelle che definisce «minoranze militanti» della magistratura che cercano di «abbattere il governo legittimamente eletto».
I cinque punti per l'azione di governo
Ma il fulcro del suo intervento, com’era ovvio, è diretto a Gianfranco Fini. Il Cavaliere legge i punti programmatici che i ministri competenti dovranno poi trasformare in provvedimenti da da sottoporre al voto. Ci sono il federalismo, il fisco, il Mezzogiorno, la sicurezza e la giustizia. Quest’ultimo punto, quello certamente più delicato, non offre grandi sorprese: si preannuncia una riforma costituzionale che divida il Csm, ma soprattutto si conferma l’intenzione di procedere con il processo breve. Spetterà ai capigruppo trasformare le dieci pagine in una «mozione» parlamentare da sottoporre al voto di fiducia dell’Aula. Fiducia sulla quale Berlusconi si attende una maggioranza «non risicata».
Lo spauracchio delle urne
Altrimenti? Altrimenti, scandisce il Cavaliere, l’unica strada sarebbe il voto a dicembre. Non solo se non ci fosse il voto di fiducia sulla mozione. Ma siccome il premier sa benissimo che la fiducia non metterebbe al riparo il governo dal pantano parlamentare con i finiani, il premier chiarisce subito che non intende «accettare trattative come quelle che si sono verificate nel passato». Con un chiaro riferimento a quanto avvenuto per il testo sulle intercettazioni (sulle quali promette di voler intervenire nuovamente) che i finiani hanno praticamente stravolto. Del resto, ricorda, proprio quella pratica «ha portato alla decisione assunta nell’ufficio di Presidenza» che ha sancito lo strappe con Fini (il premier rivela che a convincerlo su questa strada sono stati dei "focus").
"Nessuna campagna acquisti dei finiani"
Insomma, chiarisce ancora Berlusconi, se non ci fosse una «maggioranza congrua non vedo altra soluzione» se non quella del voto. Urne che, a suo giudizio, si dovrebbero aprire entro dicembre perchè ogni giorno perso sarebbe un danno per il Paese. Insomma, il Pdl si schiera a fianco della Lega. Anche se, raccontano i bene informati, proprio la fretta del Carroccio preoccupa non poco i vertici del Pdl tanto che il tema sarebbe stato ampiamente affrontato durante il vertice. Berlusconi assicura che in caso di voto anticipato, il Pdl e
Bocchino: voteremo la fiducia senza problemi
Le reazioni dei finiani non si fanno attendere. «Tanto rumore per nulla», viene sintetizzato dai fedelissimi del presidente della Camera l’esito del vertice del Pdl che, secondo le attese, avrebbe dovuto «metterci con le spalle al muro». E invece «è uscito un documento lapalissiano, senza sorprese» sul quale «non abbiamo difficoltà a votare la fiducia». «La montagna ha partorito il topolino», ha detto Carmelo Briguglio. Dopo una giornata di attesa, contraddistinta da un lungo silenzio stampa, le truppe del presidente della Camera la sorpresa la trovano proprio nell’assenza di novità. Di fatti che non hanno seguito le parole. Italo Bocchino sottolinea che non ci saranno difficoltà a votare la fiducia «perchè il documento chiede cose che sono in gran parte già nel programma del Pdl. Rimane aperta - avverte però l’ex capogruppo vicario Pdl - solo la questione del processo breve».
I timori dei finiani
I sospetti dei finiani su possibili «cambi delle regole mentre si gioca», restano però tutti. E all’esultanza di Bocchino che scandisce che «ha vinto Fini», vengono opposti molti "se" e "ma". «La nostra lealtà è agli elettori e al programma che ad essi abbiamo sottoposto» viene ricordato sottolineando un distinguo tra ciò che però c’è scritto nel documento e ciò che è stato detto dal premier in conferenza stampa. «Avevano promesso fuoco e fiamme e invece abbiamo soltanto delle proposte che fanno parte degli obiettivi di governo già previsti» ribadisce a questo proposito Bocchino che insiste sul processo breve come possibile terreno di scontro. «Certo se il premier ce lo chiede, ci spiega, ed è chiaro quanti processi potrebbero saltare, noi siamo disposti a votarlo. Certo ci potrà essere un distinguo in sede di votazione alla Camera. Comunque siamo pronti a confrontarci su questo tema». Ciò di cui invece i finiani non vogliono sentir più parlare è la «minaccia continua del voto». È una cosa «incomprensibile», sottolineano, se è vero che Berlusconi chiede la fiducia su quel documento «che altro non è - ha detto Carmelo Briguglio - che la sintesi del programma elettorale», con piccole differenze.
sabato 21 agosto 2010
L'ultimatum di Berlusconi a Fini: "O la fiducia o si vota a dicembre"
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2 commenti:
Sbaglio o i finiani fanno dietrofront e si adeguano alle regole di B.?
Sono disgustata.
DISGUSTO A PARTE, NON INTERESSA IL 95% DI CONDIVISIONE DEI CINQUE PUNTI DI B. MA IL 5% DI MARGINE SU COME QUESTI PUNTI SARANNO ATTUATI. DOPO, NON CI RESTA CHE PIANGERE!
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