Attivo, a volte perfino spudorato quando c'era da suggerire le pressioni sul Csm. Attento alle parole che usava al telefono, solo poche settimane dopo, quando la loggia presentava il "conto" chiedendo un suo intervento risolutivo per concedere alla lista Formigoni di essere ammessa alle Regionali. Alfonso Marra potrebbe essere il presidente della corte d'Appello più breve della storia del palazzaccio milanese. Nominato il 3 febbraio per il rotto della cuffia (14 voti contro i 12 del rivale Renato Rordorf), secondo le telefonate intercettate dall'inchiesta romana dei magistrati Giancarlo Capaldo e Rodolfo Sabelli, già a settembre potrebbe infatti subire il trasferimento d'ufficio per incompatibilità.
L'opera di lobbying del futuro presidente della corte d'Appello, parte da lontano. Dall'autunno scorso. Marra preme sull'amico Pasqualino Lombardi, perché contatti i più influenti componenti del Csm. Il 22 ottobre, i carabinieri captano la conversazione in cui chiede esplicitamente al giudice tributario: "Parla, parla con Berruti, bisogna avvicinare sto cazzo di Berruti capito che ti voglio dì?". Giuseppe Maria Berruti, componente uscente del Csm, non aveva ancora espresso il proprio parere sulla nomina del presidente della Corte d'appello milanese. Il 4 novembre, Lombardi dopo aver più volte parlato con il presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, e con il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, allarga i suoi orizzonti all'interno di Palazzo dei Marescialli.
Nella conversazione intercettata, è ancora Lombardi a parlare questa volta con "Mena Di Santo, segretaria del consigliere del Csm Cosimo Ferri, alla quale chiede notizie sull'audizione degli aspiranti presidenti della corte di Appello di Milano. Sul punto la donna rivela che, sebbene il Marra non abbia raccolto molti consensi, egli si trova in posizione favorevole perché la sua nomina è caldeggiata da Cosimo, evidentemente Ferri Cosimo. "Devo dire la verità Cosimo porta quello eh...(...) il tuo porta insomma". Lo stesso giorno, Marra telefona a Lombardi, il quale incoraggia il suo interlocutore dicendo che "lui sta operando con Giacomino, evidentemente Caliendo "e.. stiamo operando...", e che egli otterrà il sostegno del presidente Carbone". Marra è anche certo di ricevere il consenso di tale Esposito, suo amico di infanzia, mentre Lombardi pronostica che lo voteranno 13 consiglieri.
Ma Marra, non si fida del tutto, vorrebbe anche altri appoggi: "eh io volevo parlare pure... pure con Giancarlo Elia Valori. Lo conosci?". Ma Lombardi cade dalle nuvole. "L'ex presidente degli industriali di Roma" insiste "Fofò". "Nun lo sacc chi è chistu cà (non lo so chi è questo qua)?", è la risposta in campano di Lombardi. "Faceva pure i convegni e compagnia bella... pensavo che tu lo conoscessi". "Non è determinante", replica il pragmatico giudice irpino. Il 20 novembre, Lombardi annuncia a Marra che il martedì successivo sarà ricevuto dal vicepresidente del Csm. Per Marra, questa sarà la mossa decisiva: "Guarda se abbiamo quello oh, è fatta".
Le precauzioni non sono mai troppe e, così, il 28 gennaio il futuro presidente della corte d'Appello insiste con Lombardi. Prima gli "segnala che il 3 febbraio si sarebbe riunito il plenum del Csm per designare il nuovo presidente e poi lo invita a fare un'altra tornata di incontri "eh, il tre c'è il plenum capito? Tu dovresti fa n'altra passata ancora ehh... con Mancino e compagnia... come fanno a non portare a me?"". Il 3 febbraio, il plenum del Csm elegge Marra, con i voti determinanti proprio del vicepresidente Mancino e Carbone.
Ma un tale sforzo, evidentemente, va ricambiato. E basta poco perché la banda a cui, secondo la procura romana, apparteneva Lombardi, bussasse alla porta del neo presidente della corte d'Appello. Il marzo successivo, è proprio Marra che è chiamato a risolvere un problema "di quel mio amico di Milano". Ovvero, il governatore Roberto Formigoni.
"Non appena il Marra ha ottenuto - scrivono gli investigatori -, dopo un'intensa attività di pressione esercitata dal gruppo (ed in particolare dal Lombardi sui membri del Csm), l'ambita carica, i componenti dell'associazione gli chiedono esplicitamente di porre in essere un intervento nell'ambito della nota vicenda dell'esclusione, da parte dell'ufficio giudiziario che il Marra era andato a presiedere, della lista riconducibile al governatore dalle elezioni regionali del marzo". Sebbene l'intervento non sortisce gli effetti sperati, "evidentemente a causa della non condizionabilità dei componenti del collegio chiamato ad esprimersi, la vicenda, completamente documentata in tutte le sue fasi, risulta assai sintomatica del modus operandi dell'organizzazione".
(07 agosto 2010)
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