lunedì 16 agosto 2010

Napolitano risponde alle accuse del Pdl "Tradisco Carta? Chiedano impeachment"


Chi ha dubbi sull'operato del presidente della Repubblica può chiederne la messa in stato d'accusa, come prevede l'articolo 90 della Costituzione. Altrimenti si fermino tutte le insinuazioni sul Capo dello Stato e le "indebite pressioni" provenienti dal mondo politico. E' questa la sintesi di una nota, con cui il Quirinale replica ad un'intervista dell'onorevole Maurizio Bianconi, vicepresidente del gruppo dei deputati PDL, pubblicata ieri su Il Giornale. L'onorevole Bianconi, sostiene la nota del Quirinale, "si è abbandonato ad affermazioni avventate e gravi sostenendo che il Presidente Napolitano 'sta tradendo la Costituzione'. Essendo questa materia regolata dalla stessa Carta (di cui l'on. Bianconi è di certo attento conoscitore), se egli fosse convinto delle sue ragioni avrebbe il dovere di assumere iniziative ai sensi dell'articolo 90 e relative norme di attuazione".

"Altrimenti" - conclude la nota riferendosi all'intervista a Il Giornale - "le sue resteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni, al pari di altre interpretazioni arbitrarie delle posizioni del Presidente della Repubblica e di conseguenti processi alle intenzioni".

L'intervista di Bianconi. In uno dei passi dell'intervista pubblicata ieri sul quotidiano diretto da Feltri, il vicepresidente dei deputati del Pdl aveva detto: "Giorgio Napolitano sta tradendo la Costituzione. [...] La Costituzione la puoi tradire non rispettandola, oppure fingendo di rispettarla»". E ancora, Bianconi aveva aggiunto che il Capo dello Stato conferì a Silvio Berlusconi l'incarico di formare il governo poche ore dopo le elezioni del 2006, dopo consultazioni brevissime, e poi spiegò che "in questo sistema bipolare, col premier indicato sulla scheda, è il risultato elettorale a determinare l'assegnazione degli incarichi". E oggi invece, secondo Bianconi, "Napolitano smentisce se stesso, con un atto di incoerenza gravissima, dicendo no al voto anticipato e sì alla ricerca di un governo tecnico". Una serie di affermazioni che hanno provocato oggi la reazione del Quirinale.

La replica.
"Sono stupito perchè non mi sarei aspettato una reazione così sproporzionata". Così Maurizio Bianconi risponde alla nota del Capo dello Stato. In ogni caso, Bianconi "conferma" il contenuto dell'intervista e specifica di non aver chiesto o sollecitato una procedura di impeachment: "non sono così imbecille da chiedere una cosa del genere", e comunque si tratta di "una procedura che si attiva in casi gravissimi".

"Ho soltanto detto", spiega Bianconi, che "quando Napolitano formò il governo disse che la sua scelta era vincolante e diede un'interpretazione evolutiva della Costituzione materiale che dovrebbe valere anche nel girone di ritorno". "Non capisco una reazione così", aggiunge l'esponente del Pdl, "non vorrei che siccome ho colto nel segno, il Quirinale dà segni di sbandamento".

Più tardi, lo stesso deputato rincarerà la dose, con linguaggio non propriamente istituzionale: "Io avrò anche pisciato fuori dal vaso, ma il mio è piccolino invece quello del Presidente è grande, molto grande e l'ha fatta fuori anche lui". E ancora: "Se mi sono scusato? Sì, ma solo per la parola 'tradimento' che poteva essere interpretata in modo non corretto se poi non si andava a vedere il contenuto, ed evidentemente il Presidente non l'ha fatto. Ma io sono convinto di quello che ho detto e lo ribadisco al cento per cento".

Le reazioni. "Noi abbiamo il massimo rispetto per il presidente Napolitano", è il commento del presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, "e non seguiamo certamente la linea a suo tempo portata avanti dal PCI quando provocò le dimissioni di Leone malgrado che il suo comportamento fosse stato ineccepibile e quando cercò invano di raggiungere l'impeachment di Cossiga". Quanto alle dichiarazioni di questi giorni di diversi esponenti del Pdl contro l'ipotesi di governi tecnici, Cicchitto ribadisce: "Questa valutazione politica di fondo la abbiamo sottoposta e la sottoponiamo, con il rispetto che sempre abbiamo avuto, alla riflessione del presidente della Repubblica".

Di segno opposto i commenti provenienti dalla sponda Pd. "I continui attacchi che dal Pdl partono nei confronti del Capo dello Stato", afferma la senatrice Anna Finocchiaro, "sono inaccettabili e devono finire. Il Pdl sta tentando di condizionare l'atteggiamento del Presidente della Repubblica in maniera strumentale e pericolosa. Ci troviamo di fronte a veri e propri analfabeti della Costituzione italiana".

"La correttezza del Capo dello Stato è fuori discussione, come tutte le persone ragionevoli riconoscono ampiamente. Ci auguriamo che il Presidente del Consiglio, che ha giurato sulla Costituzione, faccia tacere le voci irresponsabili che si levano dal suo partito". E' il commento del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa.

La procedura di impeachment. L'articolo 90 della Carta afferma che "il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri". In Italia l'unico precedente risale al 1991, quando il PCI e altre forze di opposizione attivarono la procedura prevista dall'art.90 contro il presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Polemica Gasparri-Pd. In precedenza avevano fatto discutere anche le affermazioni di Maurizio Gasparri. Il presidente dei senatori del Pdl nell'escludere ogni ipotesi di governo tecnico, aveva chiamato in causa direttamente il presidente della Repubblica. "Il Capo dello Stato, se viene meno la maggioranza che ha vinto le elezioni", aveva detto Gasparri, "deve prendere atto che gli elettori devono decidere quale sia la nuova maggioranza di governo. Non può decidere una congiura di Palazzo. Ipotesi diverse sarebbero un attentato alla Costituzione e non mi pare che Napolitano sia una persona che si avventuri su percorsi di questa natura contrari alla sovranità popolare".

Dichiarazioni che avevano provocato la reazione del Pd, attraverso le parole di Filippo Penati, il capo della segreteria di Pierluigi Bersani. "Il senatore Gasparri oggi ha pronunciato parole gravi", aveva detto Penati, "accostando il capo dello Stato alle congiure di palazzo. Si lasci in pace il presidente della Repubblica e soprattutto se ne rispettino poteri e funzioni nel quadro delineato dalla Costituzione. Invitiamo il capogruppo del Pdl al Senato, in tutti i casi, quando parla degli altri, a non fare confusione con ciò che avviene tra le fila della sua maggioranza".

(16 agosto 2010)

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