lunedì 16 agosto 2010

Napolitano: «Se tradisco la Costituzione, mi mettano in stato di accusa»


«Se tradisco la Costituzione, mi mettano in stato di accusa». Dura la nota del Quirinale che replica a un'intervista di Maurizio Bianconi, vice presidente del gruppo Pdl alla Camera, apparsa domenica sul Giornale. Basta insinuazioni sul capo dello Stato e a indebite pressioni provenienti dal mondo politico, chiede in pratica Giorgio Napolitano. Bianconi, sostiene la nota del Quirinale, «si è abbandonato ad affermazioni avventate e gravi sostenendo che il presidente Napolitano "sta tradendo la Costituzione". Essendo questa materia regolata dalla stessa Carta (di cui l'on. Bianconi è di certo attento conoscitore), se egli fosse convinto delle sue ragioni avrebbe il dovere di assumere iniziative ai sensi dell'articolo 90 e relative norme di attuazione. Altrimenti - conclude la nota - le sue resteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni, al pari di altre interpretazioni arbitrarie delle posizioni del presidente della Repubblica e di conseguenti processi alle intenzioni».

LA REPLICA - Una presa di posizione che non ha intimidito Bianconi, anzi: «Sono stupito da una reazione sproporzionata», ha fatto sapere con una nota l'esponente del Pdl, aggiungendo di «confermare il senso di quanto affermato. Ho soltanto richiamato il fatto che proprio Napolitano, nel momento in cui affidava l'incarico a Berlusconi, ha fatto un preciso riferimento alla novità rappresentata dalla Costituzione materiale escludendo la possibilità di affidare l'incarico a un altro presidente del Consiglio». Anche per il senatore del Pdl Giorgio Stracquadanio la reazione di Napolitano è «esagerata». Il presidente è invece difeso dalla Lega con le parole di Francesco Speroni, il capogruppo all'Europarlamento: «Quella di Bianconi è un’accusa preventiva e pesante. Accusare il presidente della Repubblica di violare la Costituzione prima di aver fatto qualcosa, mi sembra assurdo».

COMMENTI - Il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, indica che il partito non chiederà la messa in stato di accusa di Napolitano. «Abbiamo il massimo rispetto per il presidente. Il nostro obiettivo è ottenere la fiducia del Parlamento su quattro punti sui quali si concentrerà l’attività del governo. Nel caso non venga ottenuta, riteniamo che si debba andare al voto e non si debba dar vita a governi tecnici o di transizione». Poco prima della nota del Quirinale, Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, aveva dichiarato ad Affaritaliani.it che «se viene meno la maggioranza che ha vinto le elezioni, Napolitano non può decidere una congiura di Palazzo: sarebbe un’attentato alla Costituzione». A Gasparri ha replicato Filippo Penati, capo della segreteria politica del Pd: «Gasparri ha pronunciato parole gravi accostando il capo dello Stato alle congiure di Palazzo. Si lasci in pace il presidente della Repubblica e se ne rispettino poteri e funzioni». «Berlusconi metta uno stop immediato alle vergognose dichiarazioni di ministri e parlamentari della sua maggioranza», ha affermato il presidente del Pd, Rosy Bindi. Il capogruppo alla Camera dei finiani di Futuro e libertà, Italo Bocchino, ha aggiunto: «Accusare in via preventiva il presidente di voler favorire governi alternativi è un tentativo di intimorirlo e costituisce un gravissimo vulnus». Per il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, «la correttezza del capo dello Stato è fuori discussione. Ci auguriamo che Berlusconi faccia tacere le voci irresponsabili che si levano dal suo partito». Aurelio Misiti, portavoce nazionale dell'Mpa, dice che «va rigettato il tentativo di utilizzare l'attuale legge elettorale per inserire di fatto nella Carta l'elezione diretta del capo del governo». Massimo Donadi, capogruppo alla Camera di Italia dei valori, aggiunge: «Chi attacca il Colle vuole lo sfascio delle istituzioni». Giuseppe Giulietti, deputato del gruppo misto e portavoce di Articolo21: «Abbiamo lanciato una raccolta di firme a sostegno di Napolitano e per l'organizzazione di una grande manifestazione per la Costituzione, senza distinzione di schieramenti».

Redazione online
16 agosto 2010

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