lunedì 16 agosto 2010

Napolitano: "Tradisco Costituzione? Chieda l'impeachment contro di me"


Chi pensa che il Capo dello Stato tradisca la Costituzione, ha il potere e il dovere di chiederne la messa in stato d’accusa da parte del Parlamento, secondo quanto prevede la stessa Carta fondamentale. È il pensiero che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affida a una nota da parte del Quirinale, in risposta al pressing politico che alcuni esponenti del Pdl stanno attuando in questi giorni sul tema delle possibili iniziative del Capo dello Stato in caso di definitiva crisi di Governo. In particolare, la replica giunge il giorno dopo un’intervista intervista apparsa sul quotidiano Il Giornale domenica 15 agosto, in cui l’onorevole Maurizio Bianconi, vice-presidente del gruppo dei deputati del Pdl e componente della Commissione Affari Costituzionali e del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa, si è abbandonato ad «affermazioni avventate e gravi».

Il colloquio sotto accusa
Nella conversazione che ha suscitato l'indignazione del Quirinale, l’esponente del Popolo della libertà ha accusato Napolitano di aver fatto «retromarcia» dopo aver affidato a Berlusconi l’incarico di formare il governo «sostenendo che in questo sistema bipolare, col premier indicato sulla scheda, è il risultato elettorale a determinare l’assegnazione degli incarichi». «Ora, invece, Napolitano smentisce se stesso, con un atto di incoerenza gravissima, dicendo no al voto anticipato e sì alla ricerca di un governo tecnico - ha continuato Bianconi - Formando il governo, lo stesso Napolitano ha accreditato una prassi che ora non può smentire. Un altro presidente della Repubblica potrebbe farlo, lui ormai non può più tornare indietro, perchè si è autovincolato. Se tu stesso hai garantito una Costituzione materiale basata sul risultato elettorale, cercando un governo diverso in Parlamento, non stai rispettando la Costituzione ma solo contraddicendo te stesso».

L'indignazione del Quirinale
Puntuale la replica del Colle che stigmatizza il duro attacco subito. «Essendo questa materia - osserva la nota ufficiale della presidenza della Repubblica - regolata dalla stessa Carta (di cui l’onorevole Bianconi è di certo attento conoscitore), se egli fosse convinto delle sue ragioni avrebbe il dovere di assumere iniziative ai sensi dell’articolo 90 e relative norme di attuazione». «Altrimenti - conclude la nota diffusa dal Quirinale - le sue resteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni, al pari di altre interpretazioni arbitrarie delle posizioni del Presidente della Repubblica e di conseguenti processi alle intenzioni».

La norma della Costituzione chiamata in causa
L’articolo 90 della Carta afferma che «il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri». In Italia l’unico precedente risale al 1991 quando il Pci e altre forze di opposizione attivarono tale procedura contro il presidente delal Repubblica Francesco Cossiga.

2 commenti:

Alessandro Cassano ha detto...

Tanto in un paese di capre che la Costituzione nemmeno la conoscono, chi vuoi che comprenda l'assurdità di prevaricare il Presidente della Repubblica?

La sfacciataggine di certi omuncoli è davvero allucinante.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Temo che il comportamento di questi ignoto onorevole corrisponda ad un disegno ben preciso elaborato da B. e dai suoi 'consigliori', il cui fine ultimo è l'approdo di B. al Quirinale. In tal caso siamo davvero fottuti.
Napolitano, che ha saputo conquistarsi la fiducia degli italiani quasi unanime dando prove di equilibrio ma anche di saggezza politica, lo ha capito meglio di tutti. Ha lasciato fare a B. e ai suoi scagnozzi fino quasi al punto di rottura degli equilibri costituzionali, poi ha deciso, a mio parere seguendo una sua precisa strategia di difesa della Costituzione, intervenendo prima da Stromboli (ultimo giorno di otto di ferie) e adesso dal Quirinale, sfidando il PDL e B. ad attivare la procedura di cui all'art. 90 della Costituzione, la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, votato dal Parlamento in seduta comune con la maggioranza assoluta (50+1%) degli aventi diritto. Le uniche accuse che consentono di attivare tale procedura sono: 1) attentato alla costituzione; 2) alto tradimento. Ridicolo sostenere queste accuse, vero? La legge 11.3.1953 n. 1, agli articoli 12, 13 e 15 disciplina la procedura da seguire avanti la Corte Costituzionale, la quale può decidere la sospensione dalla carica. La procedura può essere attivata anche contro il Presidente del Consiglio o ai ministri, anche in concorso col Capo dello Stato. per questi ultimi la sospensione dalla carica è di "pieno diritto".
Napolitano ha replicato all'oscuro onorevole Maurizio Bianconi per far capire a tutti che "non c'è più trippa per gatti". Grazie per il tuo intervento Alessandro.