Riporto una mia intervista pubblicata oggi su "Affaritaliani.it".
Antonio Di Pietro: In una democrazia è possibile esprimere critiche nei confronti di chiunque perché altrimenti non ci sarebbe democrazia, ma ogni critica deve avere il limite del rispetto e della dignità delle persone e delle funzioni istituzionali che ricoprono. E' questa la ragione per cui le critiche rivolte domenica al capo dello Stato non sono critiche ma insulti ricattatori che vanno respinti. E questo va fatto non solo a difesa del capo dello Stato attuale ma della funzione sua propria che ricopre.
Affaritaliani.it: Antonio Di Pietro, in passato non tenero con il presidente della Repubblica, sceglie Affaritaliani.it per commentare lo scontro tra il Quirinale e il Pdl (dopo l'affondo di Bianconi).
Antonio Di Pietro: Mettendo da parte le critiche e le invettive verbali bisogna riflettere invece sulla legittimità e sull'opportunità che a seguito della crisi politica di una maggioranza e del suo governo si debba andare a elezioni o si debba trovare un'altra strada all'interno del Parlamento.
Affaritaliani.it: Qual è la vostra posizione?
Antonio Di Pietro: Sul piano formale e costituzionale non c'è dubbio che, trovandoci in una democrazia parlamentare, è non solo legittimo ma anche doveroso da parte del capo dello Stato valutare se all'interno del Parlamento ci sia una maggioranza diversa da quella eletta dal popolo. Questo sul piano formale e della legittimità. Sul piano sostanziale e dell'opportunità siamo dell'idea che la volontà del popolo debba essere sempre rispettata e che lo spirito intrinseco della Costituzione sia proprio questo. In caso di rottura della maggioranza si torni quindi al più presto a votare ed ecco perché noi dell'Italia dei Valori ci attestiamo sulla posizione di chi per motivi di opportunità e di sostanza delle cose chiede che a governo sfiduciato si torni alle urne.
Affaritaliani.it: Però...
Antonio Di Pietro: Si è posto un terzo problema. Ovvero se per tornare alle urne ci sia la necessità, siccome la legge elettorale attuale provoca uno svuotamento della Costituzione in quanto l'elettore non sceglie chi va in Parlamento, che si possa modificare la normativa. Siamo ben felici di poter partecipare alla nuova tornata elettorale con una legge più trasparente e con una nuova norma che garantisca un maggiore pluralismo nell'informazione. Ma siamo anche sufficientemente scafati per capire che questa è la strada per far rientrare dalla finestra quello che deve uscire dalla porta e cioè un governo sfiduciato e una maggioranza inesistente. E quindi ci saranno i soliti furbacchioni della Prima Repubblica che con questa scusa santa staranno tre anni a governare senza consenso elettorale. Per questa ragione, nel caso in cui dovesse prevalere l'idea di un governo tecnico-istituzionale per fare queste due leggi (elettorale e informazione), per dare il nostro consenso dovrebbero esserci due garanzie date entrambe dal capo dello Stato. Napolitano in pratica dia questo mandato solo con un limite temporale, di tre mesi, e di competenze: solo per fare queste due leggi. Altrimenti si deve andare alle urne al più presto.
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