giovedì 12 agosto 2010

“Non siamo al circo o a una sfilata: sul Cavaliere aveva ragione Veronica”



LA SILIQUINI SPIEGA LA SUA SCELTA PER FINI

di Roberta Zunini

“Quando ho visto la lettera di Veronica erano le 2 di notte, ed ero ancora impegnata in una votazione notturna in commissione giustizia alla Camera. Tutti ci siamo fermati per leggerla. Alla fine mi sono detta: ‘ha avuto un bel coraggio ma del resto quando è troppo è troppo. La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto, figuriamoci Cesare’. Condivido quella lettera anche per il tono di lucida sofferenza. Anche a me fa soffrire tutto ciò che è accaduto e sta accadendo. Sono stata sottosegretario nel Governo Berlusconi e mi sentivo come in una famiglia”. Una famiglia dove però le donne comandano davvero e non per gentil concessione dell’uomo. Sarà anche per questo che Maria Grazia Siliquini -avvocato penalista, capofamiglia da quando, rimasta vedova più di vent’anni fa, si trovò ad allevare da sola due figli e a portare avanti lo studio appena avviato a Torino - non ha esitato a entrare in Futuro e Libertà.

Onorevole Siliquini quanto ha impiegato per decidere se seguire il Presidente Fini?

Se l’unità di misura temporale più piccola è il “nano secondo”, un nano secondo. Non ho avuto un solo istante di esitazione.

Nemmeno uno ?

No e sa perché ? Non solo perché provo grande stima per il Presidente Fini, non solo perchè provo gratitudine per il fatto di essere stata l’unico sottosegretario donna voluta da Fini, non solo perché condivido in tutto e per tutto le battaglie sulla legalità del Presidente Fini ma perché se fosse stato per il criterio utilizzato da Berlusconi per selezionare la propria classe politica, io non avrei potuto mettere a punto il disegno di legge sull’usura.

Cosa vuol dire che il premier non voleva la legge sull’usura? La sua è un’affermazione grave

Intendo dire che io non ho mai avuto l’aspetto della velina.

E quindi ?

Quindi visto che il criterio utilizzato da Berlusconi per selezionare le donne è basato sulla procacità ed esuberanza fisica, io non sarei mai potuta entrare nel mondo politico e dunque non avrei potuto proporre e diventare l’estensore della legge che ha reso l’usura un reato realmente perseguibile e neanche avrei potuto imporre alle banche maggiore trasparenza sui reali tassi d’interesse applicati ai clienti.

Scusi ma l’avrebbe fatto magari un’altra parlamentare?

Lei non sa quante pressioni ho dovuto subire per aver deciso di toccare le banche. Bisogna essere molto preparati e motivati per sostenere gli attacchi dei poteri forti, mi creda. Io sono abituata a combattere purtroppo fin da quando rimasta vedova, ho dovuto allevare due figli piccoli e portare avanti il mio impegno di penalista. Dopo certe tragedie non mi spaventa più nulla.

Onorevole ma lei si ritiene brutta?

No, soprattutto quando entrai in politica nel ‘94. Ma non è questo il punto. Il fatto è che non dovrebbe proprio esistere questo dilemma: bella o brutta. Non siamo mica al circo o a una sfilata di moda. Sembra surreale dover fare questa considerazione ma purtroppo, stando così le cose...

Così come?

Che siamo discriminate. Le donne con uno stile diverso dalle veline, difficilmente riescono ad accedere ai luoghi chiave della politica. Per fortuna ci sono le eccezioni come il ministro Barbara Carfagna: bellissima e preparata.

Anche il ministro Carfagna è entrata in politica dopo aver lavorato nel mondo dello spettacolo. O no ?

Sì però il suo stile è sobrio e la sua preparazione sempre più solida. E’ una donna che si sta spendendo molto per migliorarsi. Ribadisco è la mentalità, il modo di considerare le donne da parte di certe persone e anche del premier che non è avvilente, anzi deprimente.

Onorevole ma qual è stato il momento in cui ha capito che era troppo ?

La prima volta in cui mi sono sentita fortemente a disagio, dopo un primo momento di ilarità, è stato quando ero sottosegretario all’Università e il premier durante la serata di chiusura della campagna elettorale, disse che noi donne saremmo dovute andare a portare da mangiare agli scrutatori, che avremmo dovuto farli star bene. Lì per lì mi era sembrata una battuta comica ma subito dopo mi sono sentita presa in giro. Ma come? Mi sono detta: mi sono fatta una gavetta pazzesca solo per senso civico, non avevo certo bisogno per sentirmi appagata di fare carriera politica, io la carriera l’avevo già più che avviata, ho tuttora uno studio che va molto bene, e ora con decenni di professione alle spalle, senza aiuto mi sento dire che devo fare le torte e portarle agli scrutatori.

Vabbè era una battuta, Berlusconi ama scherzare. Non l’avrà mica presa sul serio ?

No non stava scherzando e in ogni caso è una battuta triste.

Forse perché lei è un po’ triste, l’aveva detto all’inizio dell’intervista?

No, non sono triste, sono avvilita. A inizio legislatura, non credevo ai miei occhi. Tutte quelle ragazze che inciampavano sugli scalini del Parlamento per i tacchi troppo alti, che si aggiravano tra gli scranni del Transatlantico in abiti attillati, spacchi e trucco pesante, restituivano un’immagine quasi grottesca delle istituzioni. Era uno spettacolo avvilente.

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