ALEXANDER STILLE: QUELLA VILLA COME È STATA COMPRATA?
di Gianni Barbacetto
Alexander Stille le conosce bene, le gesta del Citizen Berlusconi che ha raccontato nel suo libro. E ricorda bene anche le manovre con cui è riuscito a entrare in possesso della villa di Arcore, a proposito di case finite a politici o loro parenti. Dagli Stati Uniti, dove vive e lavora (giornalista, docente di Giornalismo alla Columbia University), continua a seguire giorno per giorno la situazione italiana, in questa estate dei ricatti. “È da 16 anni che l’Italia è il paese dei ricatti: da quando Silvio Berlusconi è entrato in politica. Molti italiani mostrano di non accorgersene, ma è il suo molteplice conflitto d’interessi (padrone delle tv e uomo di governo; imputato e promotore di leggi sulla giustizia...) a rendere innanzitutto lui stesso vulnerabile ai ricatti. Da anni può regalare benefici alle sue aziende. Da anni corre il rischio di andare in galera. In questa situazione, è chiaro che tutta la politica italiana è esposta al rischio di ricatti”.
E ora è andato platealmente a far visita a un vecchio amico, Cesare Previti...
Poteva riceverlo di nascosto a Palazzo Grazioli, magari dopo averlo fatto entrare da un ingresso laterale: no, è andato a casa sua con tutte le auto di scorta e i cronisti al seguito. Segno che i rapporti con lui non sono mai finiti. Previti un tempo gli diceva: ‘Silvio, non hai capito che vogliono colpire me per colpire te?’. Non è un caso che Berlusconi abbia pagato le spese legali del suo vecchio amico. E che poi l’indulto del ministro Clemente Mastella, durante il governo Prodi, sia stato allargato fino a salvare anche Previti. Gli uomini vicini a Berlusconi fin dai suoi primi passi, da Previti a Marcello Dell’Utri, fino ad Aldo Brancher, non sono mai stati abbandonati. I ricatti hanno evidentemente condizionato molte delle vicende italiane. Anche Dell’Utri non è stato messo da parte, malgrado una condanna per mafia in appello e il suo coinvolgimento nella cosiddetta P3: quelli che sanno non vengono mai scaricati.
Un Berlusconi ricattabile rende dunque ricattata la politica italiana?
Ricordo un episodio accaduto nel 2005 a Marco Follini, che allora aveva un incarico nel governo Berlusconi. Dopo una sconfitta elettorale alle amministrative, Follini disse che era tempo di passare ‘dalla monarchia alla Repubblica’. Silvio replicò: ‘Sono contento, vedo che le tv ti trattano bene, che i nostri giornali non ti attaccano. Ma certo, se vai avanti così...’. Follini concluse: ‘Vorrei dire che oggi sono stato minacciato’. Questa è la politica italiana. Con un sistema dei media usato come un manganello contro chiunque esca dalla fila.
Oggi si attacca sulla casa, un bene importante, anche simbolicamente, per gli italiani.
Ricordo il ruolo avuto da Previti quando passò a buon prezzo la villa di Arcore a Berlusconi, essendo legale della figlia, erede dei marchesi Casati Stampa, i vecchi proprietari. Un comportamento scorretto: ha favorito il suo nuovo cliente, mentre avrebbe dovuto fare gli interessi della marchesina che rappresentava. Ma nessuno ricorda la scorrettezza precedente: prima di essere l’avvocato dell’orfana, Previti era stato legale degli eredi della moglie uccisa dal marchese Casati Stampa, sostenendo la tesi che l’eredità spettasse a loro, nell’ipotesi (poi rifiutata dai giudici) che la moglie fosse morta dopo il marito, che le aveva sparato e poi si era ucciso. Persa questa causa, Previti passa dall’altra parte e rappresenta la figlia, divenuta legittima erede. Un comportamento professionalmente inaccettabile: non si può passare dall’una all’altra delle parti in conflitto. Doveva essere cacciato dall’albo degli avvocati già allora, senza bisogno di aspettare vent’anni e le condanne nei processi ‘toghe sporche’.
Poco chiari anche i comportamenti di Fini, sulla casa di Montecarlo...
Sì, ma un conto è un caso poco limpido, attorno a un appartamento che Fini dice di non avere neppure mai visto. Altro è il caso della villa in cui Berlusconi vive ancora oggi, scippata a un’orfana minorenne. È una delle caratteristiche di questi anni: attaccano nel settore dove loro sanno di essere più deboli. Il titolare di un conflitto d’interessi macroscopico va a cercare qualche piccolo conflitto d’interessi da rinfacciare poi agli oppositori. È il metodo Berlusconi, nell’Italia che già Gherardo Colombo descriveva come
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