sabato 14 agosto 2010

Primo: il conflitto d’interessi


di Giuseppe Giulietti (*)

Non so se e quando si terranno le elezioni ma, comunque vadano le cose, sarà il caso di prepararsi ad un scontro duro, durissimo, sporco, senza esclusione di colpi. Berlusconi farà di tutto e di più per arrestare il suo rovinoso declino e non esiterà ad utilizzare tutti i mezzi a sua disposizione. Non ci vuole una grande fantasia ad immaginare che, in primo luogo, userà come una clava il conflitto di interessi e punterà tutte le sue tv e i suoi giornali, e non sono solo quelli di sua proprietà, contro gli avversari. Sarà pure in crisi, sarà pure affaticato, ma sarebbe letale dimenticare che quell'uomo sa fare bene una sola cosa: “comiziare” a reti unificate, arringare senza contraddittorio, disporre i palinsesti in modo tale da determinare un flusso continuo di comunicazione, teso a dimostrare che il piccolo Cesare è un uomo buono, che avrebbe voluto fare tutti ricchi e felici, ma un manipolo di congiurati invidiosi e cattivi gli ha teso una trappola.

Il compito delle opposizioni

IL FILM lo abbiamo già visto nelle ultime settimane delle campagne elettorali; Berlusconi ha recuperato situazioni impossibili, ha ribaltato risultati acquisiti, ha trascinato al voto gli indifferenti e persino i disgustati. Tranne qualche poco accorto presunto leader del centrosinistra e qualche opinionista a tariffa, tutti ma proprio tutti gli studiosi del rapporto tra politica e media, e non solo in Italia, hanno individuato nel conflitto di interessi una anomalia italiana, una grave degenerazione dell'ordinamento democratico, potenzialmente in grado di alterare il libero esercizio del voto. Per queste ragioni spetta alle opposizioni, e magari anche alla destra di Fini, non solo affrontare il tema della legge elettorale e del codice etico, ma anche modi e forme della comunicazione politica in campagna elettorale; e già siamo in campagna elettorale. Hanno assolutamente ragione Di Pietro, Vendola, Flores d’Arcais, Bersani quando pongono questo tema tra le priorità anche per eventuale governo tecnico. Una nuova legge elettorale senza una contestuale “neutralizzazione” del conflitto di interessi sarebbe importante, ma non sufficiente.

Non vi è dubbio alcuno che in questa situazione, visti gli errori e gli orrori commessi dal centro sinistra in questo campo, il conflitto di interessi non sarà risolto; sarebbe come chiedere a Berlusconi di promuovere misure drastiche per rimuovere la questione morale...impossibile!

Quello che invece, si può e si deve chiedere, possibilmente tutti insieme al presidente della Repubblica, alla Corte Costituzionale, all’Unione europea, alle Autorità di garanzia internazionali e nazionali è che siano controllati e neutralizzati, per l'appunto, gli effetti del conflitto di interesse. Ci riferiamo a questioni molto concrete e immediatamente praticabili.

Alle autorità di garanzia, per esempio, spetta il compito di monitorare e di predisporre gli interventi compensativi ogni qual volta si accertino violazioni al principio delle pari opportunità.

Si può continuare a fingere?

QUEST’ATTIVITÀ di controllo viene ormai svolta a corrente alternata, gli strumenti di controllo sono insufficienti, le sanzioni tardive e inefficaci, le violazioni punite spesso a elezioni avvenute, le sanzioni più gravi quali la sospensione della licenza non sono mai state applicate per paura della reazione del Presidente del Consiglio nel doppio ruolo del controllore e del controllato. Si può continuare a fingere di non vedere?

Berlusconi pensa addirittura ad abolire la par condicio, spetta a noi predisporre una serie di proposte che vadano nella direzione opposta. Se l’autorità non saprà o non vorrà svolgere questo ruolo di guardiano delle regole bisognerà sollecitare la nomina di un commissario straordinario; bisognerà farlo senza paura di alzare i toni perché stiamo parlando delle modalità di esercizio del voto, quanto di più sacro esiste negli ordinamenti democratici. Allo stesso modo, senza reticenze o paure, sarà opportuno chiedere la nomina di un direttore generale di garanzia alla Rai, anche perché Mauro Masi, alla ripresa autunnale, tenterà di portare ad Arcore una nuova girandola di nomine tesa a rassicurare ancora di più il suo capo e la Lega; a quel punto saranno pronti per sferrare l'assalto finale. Come se non bastasse il piccolo Cesare vorrebbe piazzare al ministero che si occupa delle tv uno dei suoi pretoriani, magari per mettere sotto tutela quello che resta della Rai e tirare qualche bastonata sulla testa dei concorrenti, a cominciare da Sky e La7. Cos’altro bisogna attendere per promuovere un’immediata azione comune? Le elezioni? Un governo tecnico o politico? Se non sarà sufficiente sarà opportuno porre la questione all’attenzione delle istituzioni europee e dell’Osce che hanno già avuto modo di esprimere tutte le loro perplessità sul rapporto tra media e politica. Questi sono solo alcuni esempi, altri se ne potrebbero fare, altre proposte sono e saranno possibili, ma questo tema deve finalmente entrare nell'agenda delle opposizioni, e dalla porta principale, per l'oggi e soprattutto per il domani, se e quando l'incubo dovesse essere dissolto. Ci fa davvero piacere che Bersani, Di Pietro, Vendola e ci auguriamo non solo loro, siano pronti al dialogo e alla collaborazione; ma allora sarà il caso di non perdere tempo e almeno sui temi comuni (carta etica, legge elettorale, conflitto di interessi) occorrerà mettersi al lavoro, predisporre una proposta comune e coinvolgere magari anche tutti quei movimenti, quelle associazioni, quei comitati che, in questi due anni, non hanno mai smesso di far sentire la loro voce e la loro presenza contro le violazioni della Costituzione e dei suoi principi essenziali, a partire proprio da quelli racchiusi nell'articolo21.

(*) portavoce Articolo21

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