Giustizia, partito quasi "balcanizzato", adesso la riforma elettorale dietro la quale prende forma la nuova maggioranza trasversale. Le nubi si fanno densissime sulla convalescenza sarda del presidente del Consiglio Berlusconi. Racconta chi ha parlato con lui che abbia perso le staffe anche stavolta, dopo la risposta fulminante e tutta "politica" di Gianfranco Fini al presidente del Senato Schifani. Già irritato d'altronde lo era per come sta precipitando la situazione interna al Pdl, tanto da convocare l'ufficio di presidenza per il suo rientro a Roma la settimana prossima.
"È un fatto gravissimo, Fini va ormai allo scontro istituzionale pur di scardinare la maggioranza - dicono sia stato il ragionamento del premier - Mi chiedo fino a quando il capo dello Stato potrà tollerare questo scenario". È bastato un cenno del leader dalla Certosa e nel giro di poche ore sono tornati a decollare i falchi, da Gasparri a Napoli ("Fini fa strame delle istituzioni"), mentre i finiani alla Briguglio contrattaccavano ("Schifani indipendente? Fa ridere"). Il clima insomma è pessimo, tra i massimi vertici istituzionali. Tra Palazzo Madama e Montecitorio il gelo e semplice "presa d'atto" delle reciproche lettere. La partita sulla riforma elettorale non si chiude qui. Al Senato la maggioranza Pdl-Lega è solida, il premier Berlusconi non poteva tollerare che il pallino passasse all'"infida" Camera e così è stato. Ma questa stessa partita adesso si intreccia con quella ancor più delicata della giustizia. Fini lancia la sfida sull'impossibilità che il Senato, ingolfato com'è, porti avanti la riforma elettorale? "Saremo così rapidi - rilancia il presidente pidiellino della commissione Affari costituzionali Carlo Vizzini - che da qui a breve approveremo il lodo Alfano costituzionale e vedremo se anche
Gianfranco Fini non si è sorpreso più di tanto quando ha commentato con i suoi la missiva di Schifani, "il problema è politico". Anche perché, prosegue il ragionamento del suo leader Italo Bocchino, "ormai ci sono due maggioranze diverse e la logica politica li avrebbe dovuti spingere a iniziare dalla Camera, perché senza un'intesa lì la riforma non ha speranze". Ma ai finiani è fin troppo chiaro che così il Cavaliere e i suoi "provano a barricarsi". Tuttavia, nessuna forzatura per ora, testa bassa a lavorare sul nuovo partito, continua a predicare il presidente della Camera ai suoi. Più che soddisfatto dello scenario che si va delineando nel Pdl: "Lo smottamento ormai è in atto, sono stato facile profeta".
Il presidente del Consiglio proprio sul partito è sempre più deciso a fare di testa sua, esasperato dalle lamentele degli ex forzisti, è già proiettato verso il lancio di un'organizzazione "light" da affiancare al Pdl. Le fibrillazioni si moltiplicano, raccontano si sia trasformato in uno "sfogatoio" anche la cena di mercoledì sera di un gruppo di deputate con il capogruppo Cicchitto. I coordinatori
(15 ottobre 2010)
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