sabato 23 ottobre 2010

Berlusconi pronto alla trattativa. "Ma voglio il legittimo impedimento"


di LIANA MILELLA

Non ha dubbi, Berlusconi. Napolitano ce l'ha con lui anche questa volta. Tra l'irato e l'infastidito, commenta con più d'uno a telefono: "Vuol far saltare il lodo, ecco tutto". E giù filato: "Così pensa di mettermi in difficoltà. Ma io l'ho già dichiarato che questa legge non la voglio. E lo ribadisco pure adesso. Addirittura sapete che vi dico? Io sono pure disposto a rinunciarci, ma a patto di avere garanzie, ma che siano le più alte e le più autorevoli, e ci siamo capiti, che la Consulta il 14 dicembre non boccerà il legittimo impedimento. Così io starò tranquillo per un altro anno, e poi si vedrà".

Un'ora di telefonate frenetiche, tra le sei e le sette. Linee caldissime. Berlusconi con Letta. Vizzini con Schifani. Alfano con tutti e due. Ghedini col Cavaliere. Quagliariello col premier. Letta con il segretario del Quirinale Marra. La lettera di Napolitano esce sulle agenzie e ai berluscones viene il dubbio che sia un falso. Qualcuno di loro pensa pure a uno scherzo, soprattutto per via di quel riferimento al vecchio lodo Alfano che, secondo la nota, non coprirebbe il capo dello Stato. Che invece rientrava tra le figure tutelate dallo scudo. "Stiamo attenti, verifichiamo. Ma se la lettera è vera, allora è un attentato alla Costituzione. Già sarebbe stato irrituale se un presidente avesse scritto, per criticare una legge in itinere, ai presidenti delle Camere. Figurarsi mandarla direttamente a un presidente di commissione. È un'ingerenza incredibile, ma stiamo attenti, occhio alle trappole".

Si sincerano. Il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta chiama il segretario del Colle Donato Marra. Resta a lungo a colloquio con lui. Ha la conferma che la missiva è autentica. Il sottosegretario ha il compito di capire se l'obiettivo è far saltare del tutto la legge oppure, più semplicemente, ottenere dei correttivi. Pone interrogativi precisi. Le risposte sembrano tranquillizzarlo. Napolitano riscontra norme che sono in contrasto con la Costituzione, quella maggioranza semplice chiamata a esprimersi sulla sospensione degli eventuali processi del capo dello Stato che si scontra con quella assoluta stabilita nella Carta per la messa in stato d'accusa. "Ve l'avevamo già detto, perché vi ostinate?" dice Marra a Letta. La comunicazione si chiude con l'annuncio di una modifica.

A questa già lavora l'avvocato del premier Niccolò Ghedini. Che subito sonda la finiana Giulia Bongiorno. Ci riflette Carlo Vizzini, il presidente della commissione Affari costituzionali, la cui lettera a Schifani, viene letta positivamente sul Colle. Il testo si cambia, già la prossima settimana. È molto probabile che si torni all'automatismo dei precedenti lodi, i processi si sospendono senza alcun voto parlamentare. Perché toglierlo per il capo dello Stato e non per il premier potrebbe creare un'anomalia.

Ma, al di là della correzione materiale, resta il nuovo scontro tra Napolitano e Berlusconi. E rimane il sospetto del Cavaliere che il vero obiettivo di "questa lettera estemporanea" non sia certo quello di cambiare il lodo, perché per questo "sarebbe bastata una comunicazione del tutto informale". La convinzione del premier è che Napolitano voglia prendere le distanze, anche in vista della decisione della Consulta sul legittimo impedimento. Già in questa direzione era andata la lettura dell'incontro tra il presidente della Repubblica e Bersani, seguita subito dopo dall'annuncio del segretario del Pd che sul lodo il partito era intenzionato a chiedere il referendum. Il Cavaliere aveva commentato: "Avete visto? Sta prendendo le distanze. Manda segnali anche alla Consulta". I sospetti ieri si sono ingigantiti. Mentre gli uomini di Berlusconi si dicevano tra loro e con il premier: "Avete visto che cosa ha fatto? Questo è un intervento a gamba tesa che interferisce nel cammino di una legge. Poco ci mancava che il Colle a Vizzini gli mandava il testo dell'emendamento".

E poi le preoccupazioni per il lodo stesso, per i tempi della sua approvazione, per il fronte che si rischia di aprirsi di nuovo con i finiani. Il Guardasigilli Angelino Alfano è lì lì per intervenire. Si ferma. Prevale la linea di bacchettare comunque il Colle. Gasparri e Quagliariello rimarcano l'errore sul lodo. Qualcuno ipotizza che "i collaboratori del presidente abbiano equivocato col legittimo impedimento". Resta l'irritazione per l'attacco del Colle che, a palazzo Grazioli, viene visto come un modo per sbarrare un futuro di Berlusconi al Quirinale togliendogli la certezza dello scudo.

(23 ottobre 2010)

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Da ciò si evince che questi la Costituzione non si sono presi neanche la briga di leggersela.
Ma che diavolo aspettano le sinistre a chiedere l'interdizione del presidente del consiglio?

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NON DI PUO' FARE.