venerdì 22 ottobre 2010

I VERBALI DELLA P3 “La poltrona di assessore me l’ha data Berlusconi”




Sica ricattava il premier sulla compravendita di senatori di Prodi

di Marco Lillo e Ferruccio Sansa

Gli affari di Marcello Dell’Utri a San Marino, la nomina di un assessore fatta da Silvio Berlusconi, sotto ricatto, e poi i finanziamenti allegri della banca di Denis Verdini alle società che poi lo retribuivano o che facevano affari con il coordinatore del Pdl. Le trame della P3 appaiono ora finalmente chiare. I pm Giancarlo Capaldo e Rocco Sabelli hanno depositato le carte al tribunale per il riesame dove oggi si discuterà la richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato Renato Borzone e accolta in linea di principio dalla Cassazione che però ha affidato al riesame la decisione finale. Nelle carte, che l’accusa ha depositato per vincere il braccio di ferro sugli arresti in zona Cesarini, ce n’è per tutti.

L’assessorato me lo ha dato Silvio

ERNESTO SICA ha ottenuto l’assessorato all’avvocatura della Regione Campania grazie a Silvio Berlusconi perché lo ricattava in quanto aveva le prove dei pagamenti effettuati a beneficio dei politici diniani nel 2007 da un amico imprenditore per convincere i senatori del centrosinistra a mollare Prodi. Lo ha raccontato Arcangelo Martino, l’imprenditore napoletano arrestato con Flavio Carboni e Pasquale Lombardi e ora scarcerato dopo aver collaborato con i pm romani. Il coordinatore del Pdl Denis Verdini e il presidente Stefano Caldoro, sentiti sul punto dai magistrati, avevano evitato di chiudere il cerchio. Nessuno dei due aveva confermato che fosse stato Berlusconi a nominare assessore (di fatto se non di diritto) il sindaco di Pontecagnano. Ora la conferma arriva dalle telefonate e dai verbali. Il 19 febbraio Sica dice al telefono a Umberto Marconi, presidente della corte di appello di Salerno e suo amico: “Ho parlato con il presidente... gli ho chiesto e si è preso 48 ore per avere la risposta ma pare che non c’avessero sti problemi, diciamo 48 ore per l’assessorato. E quindi diciamo aummm ... molto affettuoso ha detto massimo lunedì ti faccio sapere. Io gli ho chiesto le deleghe più importanti, al 99 per cento non ci dovrebbero essere problemi”. Silvio Berlusconi, che sapeva perfettamente che Sica aveva brigato anche mediante informazioni calunniose a sfondo sessuale per scalzare nella corsa a presidente il rivale Stefano Caldoro, lo nomina al telefono e gli promette pure altri incarichi, temendo - secondo Martino - quello che sa sulla compravendita dei senatori. Alle 19 e 22 del 19 febbraio Sica al telefono è raggiante con il segretario di Marconi: “Ho parlato con Silvio, Silvio Silvio eh mi ha detto pure altre cose, dopo devi venire come qua, io aggio ditt’ beh poi ne parliamo”. A verbale Sica ha poi raccontato cosa voleva dire al telefono quando minacciava di rivelare tutto quello che sapeva “dall’agosto 2007 a oggi”. Sica ha spiegato senza pudore: “intendevo fare riferimento al fatto che Berlusconi non aveva mantenuto gli impegni politici che mi aveva promesso”. E dopo quella telefonata minacciosa a Martino, che subito riferì a Verdini, gli impegni furono mantenuti: “La mia nomina ad assessore”, spiega Sica ai magistrati “fu fatta da Caldoro ma su indicazione personale di Berlusconi”.

San Marino e Dell’Utri

IL TESTE CHIAVE si chiama Cristiano Ragni, un gallerista di Forlì che fa affari anche con Flavio Carboni ma anche con i grandi della finanza. Tra le sue controparti (lecite) la Guardia di Finanza ricorda a titolo di esempio Arturo Ferruzzi, della famosa dinastia dei re del grano di Ravenna. Le Fiamme Gialle sentono Ragni il 12 agosto scorso sugli assegni circolari per 270 mila euro emessi in favore di Flavio Carboni. Ma a un certo punto gli inquirenti si interessano dei rapporti tra Marcello Dell’Utri, Flavio Carboni, e i politici e le banche di San Marino. “Il capitano reggente di San Marino Francesco Mussoni mi chiese di conoscere il senatore Marcello Dell’Utri”, racconta Ragni, “io ho chiamato Dell’Utri e questi ha accettato, di tale circostanza ho informato anche Carboni ma non mi risulta che poi l’incontro sia avvenuto”. A quel punto è Carboni che si muove: “Carboni mi chiese di incontrare Gabriele Gatti, allora ministro delle finanze della Repubblica di San Marino, ma io ero contrario. Credo si sia rivolto a qualcun altro. Qualcuno mi disse che si erano incontrati Dell’Utri, Gatti e Carboni a San Marino. Penso sia stato proprio Matteo Cosmi a metterli in contatto, considerato che Cosmi e il Gatti avevano un amico in comune tale dottor Roberti, vicepresidente della Banca Commerciale Sanmarinese, persona anche da me conosciuta”.

Matteo Cosmi è un imprenditore di Forlì del quale si parla negli atti dell’inchiesta e che ha un ruolo nel Pdl locale. E gli inquirenti si interessino dei rapporti con le banche sanmarinesi e i politici del Titano da lui mediati a beneficio di Flavio Carboni e Marcello Dell’Utri, indagati insieme per l’associazione segreta cosiddetta P3.

A cena con Bonaiuti

CENTINAIA DI TELEFONATE la linea telefonica tra Arcangelo Martino e il giudice Umberto Marconi era rovente. Il 26 ottobre 2009 si deve organizzare la cena per festeggiare la nomina dello stesso Marconi.Ed ecco che tra migliaia di pagine e di nomi, ne compaiono alcuni che attirano l'attenzione. Lombardi: "Stammi a sentire noi per il 31 vorremmo festeggiarti a Sorrento con una cena eccezionale... A Sorrento 'na serata al Gran Hotel Principe viene invitata parecchia gente importante... facevo venì Gargano, Buonaiuti, Ribera, Amato, Esposito... poi Mainolfi un generale della Finanza, Martone da Napoli... molti magistrati". Certo, può essere normale che alla cena sia invitato il generale che guida le Fiamme Gialle di Napoli. Ma il "Buonaiuti" citato nelle intercettazioni è Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio?

Un ispezione per salvare Formigoni

Il 2 agosto Roberto Formigoni compare davanti ai magistrati. Il Governatore della Lombardia non è indagato, ma i magistrati gli chiedono ragione dei contatti con uno dei principali indagati, Arcangelo Martino. Non solo: Formigoni attraverso contatti ai massimi livelli cerca di ottenere che gli uffici giudiziari milanesi – che hanno escluso la sua lista elettorale – sia oggetto di un'ispezione.

Formigoni risponde facendo appello, appunto, "all'esclusione della mia lista elettorale, fatto, questo inaspettato e grave". Aggiunge: "Sottolineo l'ansia che dettava in quei momenti le nostre iniziative provocata dal danno di immagine generato dall'esclusione della lista". Ma non può negare gli episodi che del resto emergono chiaramente dalle intercettazioni: "Mi rivolsi allora a Martino per chiedere consigli e suggerimenti in virtù delle conoscenze che lui aveva dimostrato di avere, suggerimenti che, però, non mi diede". Insomma, Formigoni sostiene di non aver chiesto un aiuto per influenzare il verdetto della magistratura milanese, ma soltanto di aver domandato un consiglio. È lo stesso Governatore, però, a raccontare dei passi successivi, ai massimi livelli, fino allo stesso ministro della Giustizia, Angelino Alfano: "Il provvedimento di esclusione, confermato dalla Commissione elettorale, ci parve così abnorme che ritenemmo di presentare un esposto al ministro della Giustizia. Un atto non sottoscritto da me, ma da due responsabili del partito. Di questo esposto parlai con molte persone tra cui Martino". E qui, sotto la spinta "dell'ansia" Formigoni decide di andare diritto all'obiettivo e di chiedere l'ispezione. Lo ammette lui stesso: "I sondaggi avevano segnalato una caduta di consensi conseguente all'esclusione della lista, per cui puntavamo a ottenerne la riammissione, per dimostrare pubblicamente che nessuno dei responsabili del partito aveva commesso delle irregolarità. In tale prospettiva si colloca l'obiettivo di un'ispezione". Insomma, Formigoni non nega: pur di far riammettere la lista, pur di convincere gli elettori che i suoi colleghi di partito avevano rispettato la legge, pur di recuperare nei sondaggi, arriva a sollecitare l'intervento del ministro. E non lo fa soltanto con un esposto. Ecco il passaggio più scomodo per il Governatore: "Dell'esposto io parlai personalmente al ministro Angelino Alfano il 20 marzo 2010 in occasione della manifestazione del Pdl a piazza San Giovanni. E gli sottolineai l'abnormità dell'esclusione della mia lista".

Un pagamento per Verdini

LA RELAZIONE della Banca d’Italia sull’ispezione della Vigilanza nella banca di Denis Verdini, conclusa nel maggio 2010, contiene molti passi imbarazzanti per il coordinatore del Pdl. Si parla anche del pagamento di consulenze al deputato Pdl da parte di una società, la Gr Partners, che riceveva prestiti dalla banca dello stesso Verdini.

Nessun commento: