venerdì 22 ottobre 2010

L’AVVOCATO GIUSEPPE CONSOLO UNA PEDINA PER DUE




Fa parte di Fli, ma è legato a B. Ha convinto i suoi a salvare Lunardi

di Ferruccio Sansa

Far votare i finiani di Futuro e libertà contro l'autorizzazione a procedere per Lunardi e convincerli di stare perfino dalla parte dei giudici. Eccolo il vero capolavoro di Giuseppe Consolo. Avvocato, onorevole e relatore di maggioranza della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Basta leggere le parole di Consolo per rendersi conto della sua abilità oratoria: "Oggi è stato compiuto un primo passo per fare chiarezza", ha detto ai colleghi.

Si parlava del palazzo che Lunardi ha acquistato da Propaganda Fide per 3 milioni di euro e che invece è stato valutato ben 8 milioni. Come, fare chiarezza negando l'autorizzazione? Consolo assicura: "È impossibile per la Giunta e per la Camera prendere in considerazione questa richiesta senza poter analizzare la condotta di entrambi i presunti concorrenti di questo episodio... È evidente, palese, scritto sui muri, che il Tribunale dei ministri di Perugia ha omesso di svolgere il ruolo di filtro e vaglio dei fatti". E i deputati finiani si lasciano convincere. "Questo è un autentico abbaglio. Quel voto, che io considero comunque un errore, era un rinvio degli atti. Vedrete, la richiesta tornerà alla Camera", è ancora convinto Fabio Granata.

Chissà. Una cosa è certa: nelle ultime settimane un nome circola sempre più spesso nei corridoi di Montecitorio: Giuseppe Consolo, appunto. Così quello che era una delle tante comparse del Parlamento e dei salotti romani si ritrova al centro delle trame del Pdl. Sarà perché Consolo emerge o perché le figure che gli stavano davanti sprofondano, poco importa. Oggi tutti parlano di Consolo, e con un tono più rispettoso. Neanche più un accenno agli scivoloni passati. Consolo non è più l'onorevole papà dell'attrice Nicoletta Romanoff o, al più, il suocero di Giorgio Pasotti. Basta, adesso Consolo finalmente è lui, una pedina chiave nella partita tra Berlusconi e Fini.

Tutto comincia quando l'on. avv. Giuseppe appena un mese fa resiste alle avances di Berlusconi che cerca nuovi deputati da arruolare. "Sono legato a Fini da un'amicizia antica e intramontabile", spiega.

Dire "no" al Cavaliere, una bella responsabilità per questo avvocato dalla clientela variegata e prestigiosa: da Bjorn Borg a Flaminio Piccoli, da Clelio Darida a Loredana Bertè. Uno studio che lo ha portato sul podio delle dichiarazioni dei redditi di Roma. Il quinto parlamentare più ricco d'Italia, con oltre tre milioni l'anno.

Con una fortuna così ci vuole coraggio per resistere al Cavaliere. E qualcuno ben informato racconta un episodio singolare: nei giorni della caccia al deputato scatenata da Berlusconi, ecco che nello studio di Consolo si sarebbe presentato il ministro dei Trasporti Altero Matteoli. Un incontro cordiale per far sentire a Consolo quanto possa essere importante per un avvocato del suo livello non uscire dai giri giusti.

L'amico di Fini non cambia idea e però lascia intendere che non ci saranno strappi con il Pdl. Intanto il presidente della Camera decide di premiare la fedeltà dell'amico: al suo storico avvocato Giulia Bongiorno affianca l'astro nascente Consolo.

Ma Berlusconi non si è legato al dito quel "no". Anzi, il legame tra i berlusconiani e l'avvocato di Fini sembra essersi stretto. E Consolo si ritrova a essere pedina chiave della partita sulla giustizia.

IN TRANSATLANTICO il nuovo ruolo dell'avvocato fa sollevare più di un sopracciglio. Certo, la corsa di Consolo è cominciata da lontano, dagli anni Ottanta. Grazie alle capacità dell'avvocato napoletano e al sostegno di sponsor come Giulio Andreotti. E poi Giuseppe e la moglie Natasha Romanoff sono gente che ci sa fare: "Nella loro casa – disse Alain Elkann – si è materializzata una vera terrazza romana, dove destra e sinistra si mescolano indifferenti con tanto di pro-secco, prosciutto e spaghetti". Una riga che vale un affresco.

Intanto il deputato incappa, però, in un'avventura accademica non molto onorevole: è il 2002 quando in veste di aspirante professore all'Università di Cagliari presenta due saggi che gli costano una denuncia: secondo l'accusa, le prime venti righe degli studi sono davvero un parto di Consolo. Poi si notano somiglianze straordinarie con manuali di diritto e riviste giuridiche. Prendiamo una pagina a caso: "Il fenomeno - scriveva anni prima il professor Vincenzo Allegri - suscita oggi un'attenzione più diffusa, sia in conseguenza dell'adozione, nella prassi contrattuale". E Consolo? "Il fenomeno suscita un'attenzione più diffusa sia in conseguenza dell'adozione, in tale prassi contrattuale". Insomma, ha tolto un "oggi" e ha aggiunto un "tale". E si va avanti così per decine di pagine. Condannato in primo grado e assolto in appello, Consolo negò tutto, ma rinunciò al posto.

Un episodio presto archiviato dal mondo della politica. Così come pochi ricordano il giorno in cui, lasciando di stucco l'aula, Consolo fece osservare un minuto di silenzio per la scomparsa di Maria Angiolillo, vedova del fondatore del quotidiano "Il Tempo" e regina dei salotti romani: "La sua casa – disse commosso l'avvocato – è stata sempre frequentata senza distinzione di colore politico, da maggioranza e opposizione".

L'onorevole Consolo finora era ricordato per questi suoi discorsi. Oppure per l'invettiva contro i vigili romani: "Ogni giorno a noi parlamentari vengono inviate notifiche di violazioni del codice della strada. Non si tratta di una svista, ma di un atteggiamento pretestuoso, noi abbiamo il contrassegno". Di qui l'accorata richiesta a Fini perché si facesse portavoce del "disagio" dei parlamentari multati.

CHISSÀ, forse queste prese di posizione gli sono valse l'onore di mettere il suo nome sul lodo Consolo. Lui lo spiega così: "Serve a riaffermare che non dev'essere il magistrato, ma il Parlamento a stabilire se un eventuale illecito commesso dal Premier o dai ministri sia o meno un reato ministeriale". Lo scopo? "In un Paese civile, come in altri Paesi europei, sarebbe giusto uno scudo per i membri del Governo". Consolo elaborò una singolare teoria giuridica: "Persino una violenza carnale, se commessa da un ministro nei confronti di un suo dipendente" è un reato ministeriale.

I grandi scienziati danno il nome alle costellazioni, i politici del Pdl ai lodi.

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