sabato 23 ottobre 2010

Il Caimano e la scalata al Colle


di Stefano Caselli

“Berlusconi si sta preparando la strada per il Quirinale”. Secondo Lorenza Carlassare, docente emerito di diritto Costituzionale all’Università di Padova, la legge Alfano costituzionale è un trampolino per l’ultimo obiettivo politico del premier. Non sappiamo cosa ne pensi il presidente della Repubblica che, in ogni caso, si preoccupa di manifestare le sue “perplessità”.

Professoressa, per quale motivo Napolitano sostiene che la legge Alfano “incida sullo status complessivo del presidente della Repubblica riducendone l’indipendenza”?

L’articolo 90 della Costituzione stabilisce che “il presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei suoi membri”. Ora, stabilire come fa il disegno di legge Alfano che, al di fuori dei casi previsti dall’articolo 90, se l’autorità giudiziaria esercita l’azione penale nei confronti del presidente della Repubblica, anche per fatti antecedenti all’assunzione della carica, il Parlamento in seduta comune può disporre la sospensione del processo – peraltro senza specificare maggioranze qualificate – mette il presidente della Repubblica in una situazione di oggettiva dipendenza dal Parlamento, cosa che l’intero impianto della nostra Carta esclude; il Quirinale deve essere tenuto fuori dalla mischia politica. Ma c’è un equivoco di fondo grosso come una casa: il presidente della Repubblica, se commette un reato comune, è responsabile penalmente esattamente come me o lei. È un’inutile scudo.

Ma allora perché coinvolgere Napolitano, se l’obiettivo palese è soltanto salvare B. dai processi?

Mi sembra evidente. Berlusconi sa di disporre di una forte maggioranza in Parlamento e si sta preparando la strada per la carica a cui punta per il futuro.

C’è chi sostiene che la legge Alfano equiparerebbe di fatto presidente del Consiglio e presidente della Repubblica, alterando pesantemente gli equilibri istituzionali. È così?

Non c’è dubbio. Si tratta di due figure abissalmente distanti. Il primo è super partes e in questo senso non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni (fatto salvo l’art.90), mentre il capo del governo è responsabile di tutto, politicamente, civilmente e penalmente.

Se la legge costituzionale fosse votata dai due terzi del Parlamento, oppure approvata da un referendum confermativo, la Consulta potrebbe ancora intervenire?

Si di certo, anche una legge costituzionale può essere illegittima. La Costituzione è modificabile, ma non nei suoi principi supremi. La Corte, quando ha bocciato il primo lodo Alfano è stata molto chiara: quella legge violava il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, specificando come questo principio fosse connaturato “alla nascita stessa di uno stato di diritto”. Non mi sembra che questa versione-bis superi l’ostacolo. Dunque un giudice potrà ancora eccepirne l’incostituzionalità.

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