Di Pietro, "La penso come Saviano" oltre 11mila firme su Fb. "La penso come Saviano, Maroni quereli anche me" è l'iniziativa lanciata dalla pagina Facebook di Antonio Di Pietro , ha già raccolto in poche ore quasi undicimila adesioni. "Io non accetto che un giornalista con il coraggio di affermare verità scomode - si legge sul profilo del presidente IdV - sia censurato e minacciato dal titolare del Viminale, che dovrebbe solo ringraziarlo, e andare a perseguire quei criminali che Saviano denuncia".
Campagna firme contro Saviano sul Giornale. Nuova campagna del Giornale che questa volta attacca Roberto Saviano "che dà del mafioso al Nord", come recita il titolo di apertura del quotidiano. "L'autore diGomorra - scrive nell'editoriale Vittorio Feltri - con toni ispirati da guru, fra un sospiro e un pianto dice che la criminalità terrona ha sfondato la linea del Po e prossimamente sfonderà anche quella del Piave". "Prepariamoci - ironizza - a pagare il pizzo e a sostituire nelle comunicazioni gli sms con i pizzini", a "convivere con il picciotto e il mammasanitssima, con l'ominicchio e il quaquaraqua". Stando a Saviano, prosegue Feltri, la profezia di Sciascia (Milano sarà sicilianizzata) sembra "avverata.
Visti gli ascolti di Vieni via con me - continua Feltri - "la mafia evidentemente tira, non solo di coca" ed è "un argomento che oltre a far girare le rotative della Mondadori, nella presente circostanza fa girare anche le balle a quelli del Nord, leghisti in particolare, accusati di ospitare in Padania il fior fiore delle cosche". "Si calmi signor Gomorra - conclude - Sondrio non è Casoria. Como non è Torre Annunziata. Brescia non è Corleone. Il Nord ha le sue grane e se le gratta. Lei si gratti le sue e non si illuda di potersi sentire meglio dicendo male di chi paga il conto per tutti, anche per i mafiosi e per quelli che li tollerano, rendendosi di fatto loro complici".
Avvenire: pagina sconcertante sull'eutanasia. "Il campione della legalità elogiò la non legge" è il titolo di un editoriale pubblicato oggi dal quotidiano dei vescovi Avvenire. "Sappiamo bene che criticare un mostro sacro è partita a perdere. Ma si potrà pure dissentire da Roberto Saviano senza passare per camorristi, fascisti o disfattisti" è la premessa. E "lunedì sera a Vieni via con me è andata in onda una pagina sconcertante di quella dittatura dei sentimenti che sembra ormai voler legittimare ogni tragitto individuale e anche ogni scelta estrema, anche oltre la razionalità umana. Saviano, con la sua performance si è reso colpevole - accusa Domenico Delle Foglie che firma su Avvenire - del più grave degli addebiti che si possono avanzare nei confronti di un cultore della laicità. Ha eliminato con un tratto di penna la cultura del dubbio". "Ci è toccato ascoltare dalla voce di Saviano la certificazione che per una manciata di euro negli ospedali è possibile ottenere l'eutanasia. Lui che è un professionista e un campione della legalità perché non denuncia alla magistratura la violazione della legge anziché elogiarla? Ci sono leggi che secondo lui e secondo Fazio, campione dei sornioni, si possono violare senza pagare dazio? Che differenza c'è fra quanti cercano di farsi leggi ad personam e quanti giustificano chi non si sottomette alla legge vigente. La coscienza, come anche Saviano pretende di insegnare, è un tempio interiore da salvagurdare. Ma lo è sempre - conclude l'editoriale - dinanzi alla mano omicida del camorrista sia dinanzi a quella presuntuosa e autoritaria, che si erge ad affamare e assetare l'inerme".
FareFuturo: la lista perché stiamo con Saviano. Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione Farefuturo, si schiera a fianco dell'autore di Gomorra e pubblica oggi un "piccolo elenco" dei tanti perché "noi stiamo con Roberto Saviano": "Perché parla di legalità; perché ha squarciato un velo; perché cita fatti, prima che opinioni; perché vuole spegnere la macchina del fango; perché non la usa contro i suoi avversari; perché si indigna; perché è contro il silenzio; perché racconta realtà e non fantasie; perché è uno vero; perché non mette bavagli, ma puntini sulle i; perché si emoziona; perché prima di parlare di mafie, le ha studiate e le ha capite; perché, nonostante tutto, è andato in onda; perché avrebbe potuto non fare tutto questo, ma l'ha fatto; perché "non bisogna star zitti"; perché non è un parolaio; perché non fa il pifferaio; perché fa nove milioni di share e tanta qualità; perché non ha conflitti di interessi; perché ci mette la faccia e la vita".
(18 novembre 2010)
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