sabato 13 novembre 2010

Berlusconi blinda Palazzo Madama


AMEDEO LA MATTINA

Questa porcheria che lor signori stanno preparando non passerà nel Paese. E se ci saranno senatori che tradiranno, verranno inseguiti come untori». Berlusconi si sta preparando alle elezioni, affila armi e parole che rovescerà addosso a Fini e ai compagni del «ribaltone». Non è un caso il riferimento ai senatori, perché è lì che la sua battaglia (come anticipato dalla Stampa qualche giorno fa) ha il suo perno. Infatti, prima di dare il via libera alla mozione di sostegno al governo (dovrebbe essere votata tra il 10 e il 15 dicembre, alla fine dell’iter della Finanziaria), il premier da Seul ha chiamato Gasparri e Quagliariello e alcuni senatori che contano. Ed è stato rassicurato che non ci saranno smottamenti, che in questo ramo del Parlamento la maggioranza reggerà. Mentre alla Camera la strada è segnata: il governo andrà sotto. Ora si tratta di vedere se questo avverrà sulla base della mozione di sfiducia presentata ieri da Pd-Idv o da quella che hanno in canna Fli-Udc-Mpa-Udc. Fini, Casini, Lombardo e Rutelli stanno valutando come muoversi, ma è sicuro che non intendono accodarsi al carro della sinistra e pensano ad una propria mozione di sfiducia da votare solo dopo l’approvazione della Finanziaria (cioè attorno al 23 novembre).

Comunque, a quel punto il premier dirà al Capo dello Stato che le elezioni sono inevitabili perché in Parlamento non ci sono i numeri per un nuovo esecutivo. Una mossa tatticamente utile qualora la situazione precipitasse e nessuno ha più dubbi che precipiterà. La Russa anticipa che se la fiducia ci sarà solo al Senato, Napolitano potrebbe sciogliere sola la Camera: «E’ questo ciò che chiederemo al Capo dello Stato».
Intanto i finiani fanno presente che una cosa è la mozione di sfiducia prevista dalla Costituzione, tutt’altra cosa la mozione di sostegno al governo che il Pdl presenterà al Senato. «La loro iniziativa - osserva Italo Bocchino - ha solo un valore politico e basta. Quindi il loro giochino non funziona». Macché, replica Osvaldo Napoli: «E’ ovvio che la sfiducia alla Camera porta dritti alle urne e delle urne Fini e l’opposizione ne hanno una paura matta». Il senatore Andrea Augello spiega che Berlusconi è stato eletto dal popolo. E «se dovesse avere una maggioranza politica a Palazzo Madama e una contraria a Montecitorio, il presidente della Repubblica, come garante del voto popolare, dovrebbe prenderne atto e sciogliere il Parlamento. E tutti dovrebbero ricordare che Berlusconi dà il meglio di sè in campagna elettorale quando è in difficoltà, come è accaduto alle Regionali. E’ come il Milan di Nereo Rocco: perdeva con la Spal e poi vinceva con il Real Madrid».

Dietro questa battaglia parlamentare c’è il destino politico di Berlusconi. Il quale non molla, è pronto a giocarsi il tutto per tutto contro la «porcheria» che Fini sta montando. Ha sentito Bossi al telefono prima di partire da Seul, che gli ha assicurato lealtà. Ha incassato pure la lealtà di Tremonti che non è disposto a farsi strumento della sinistra. Ha blindato il partito. Frattini ci mette la mano sul fuoco che la Lega non si staccherà dal Pdl: «Non credo possibile l’alternativa a Berlusconi: sarebbe l’alternativa alla volontà degli elettori. Bisogna chiedere agli elettori se per caso abbiano cambiato idea e io non credo. La crisi è un teatrino da Prima Repubblica. Si va in Parlamento e ognuno si assume le proprie responsabilità». Il Cavaliere è al giro di boa finale. Di fronte a Fini che non prende in considerazione nemmeno un Berlusconi-bis, Berlusconi non ha nemmeno il problema di dover rispondere alle sollecitazioni che gli sono venute da una parte del Pdl: cioè dimettersi e puntare a un ricarico. Ipotesi che non ha mai contemplato. Ora vuole vedere di quale arsenale dispone Fini. E vuole vedere i finiani votare la sfiducia alla Camera insieme a Bersani e Di Pietro. Il premier poi non crede al tradimento dei suoi senatori. Anche perché sta mettendo i sacchi davanti alle finestre. Ha 10 poltrone da elargire tra ministri, viceministri e sottosegretari che lasceranno gli esponenti del Fli e dell’Mpa, considerando anche le caselle del governo che non sono state riempite negli ultimi mesi.

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