di FILIPPO CECCARELLI
E anche così, fra misteri e risentimenti, svanisce il sogno berlusconiano, si consuma la favola del "ministro più bello del mondo" (Bild), comincia a puzzare di bruciato quel miracolo di metamorfosi e quel prodigio di rinnovamento che il Cavaliere aveva regalato a se stesso e quindi pure all'emozione pubblica.
Trasformare una soubrettina televisiva in una apprezzata figura istituzionale, oplà: nuovo taglio di capelli e giù a sgobbare sui dossier di governo e la sera a far bella e compunta figura sulle poltroncine dei talk-show; il tutto affidato ai fratelli Crespi, spin doctors all'altezza dei tempi e della loro sciagurata fascinazione. Allora lei "sostituisce il topless con il colletto severo", sintetizza Andrea Camilleri in una poesia dichiaratamente "incivile", però efficace; e la narrazione fiabesca che le hanno cucito addosso, la parte che il suo demiurgo le ha assegnato sembrano una sfida ai corsi d'onore e ai percorsi individuali di cui la politica si era nutrita nel corso degli ultimi due secoli: dal palco di Miss Italia al tavolo ad anello del Consiglio dei ministri; dai calendari di sgocciolante erotismo, stille di limone sulla pelle, alle più animose tirate sul sondino di Eluana Englaro; da Frizzi, Magalli e Mengacci alla legge sullo stalking; dal "se non fossi già sposato ti sposerei" alle Pari Opportunità.
E saranno senza dubbio importanti le faccende della Campania, le beghe degli onorevoli Cirielli e Pepe, le ambizioni del ministro su Napoli, la disputa sui termovalorizzatori - per quanto nel gennaio del 2009 il ministro stampò due baci sulle guance dell'odierno rivale presidente Cesaro, "Gigino a' purpetta": "Avremo un presidente coraggioso e lungimirante" disse Mara, e non fu un tesoro di accortezza. Sarà decisivo pure il legame e il gossip con Bocchino. Ma comunque andrà a finire, la "scarfagnata" si configura come un colpo terribile al paradigma del berlusconismo in termini di simboli, politica, etica, estetica, e anestetica del potere.
Non a caso il Cavaliere mandava lei a ricevere gli ospiti illustri, a partire da Lula, sotto l'aereo; e per due volte le ha chiesto di diventare la portavoce del governo. Un giorno, presentatasi a sorpresa nel campo nomadi di Tor de Cenci,
Prima della classe, diligente, anzi stakanovista. Difficile dare un giudizio sul suo operato governativo. Più che dignitosa l'iniziativa sullo stalking, di rara e cieca e autolesionistica ipocrisia quella sulla prostituzione, ondivaga la linea sull'omosessualità, "coccole" prometteva alle donne. Eppure dopo appena otto mesi Mara si era fatta fare il book suggestivo e ministeriale, con introduzione intimistica in cui esternava il desiderio di un figlio, e poi si vedeva lei in maglioncino fucsia con i terremotati, lei con il velo dal Papa, lei in "combat-jacket" tra i soldati nel Kosovo, "oh sì, mi sarebbe piaciuta la carriera militare".
La rivoluzione antropologica del potere nell'era del relativismo e del tardo berlusconismo, però reale. Due santini di Padre Pio nel portafoglio e il fidanzato con tatuaggio della croce templare sull'avambraccio che garantisce che il seno non è rifatto, "tutta roba autentica" conferma lei alle Invasioni barbariche. Dio, patria, famiglia e paparazzate funzionali sulle spiagge estive della Sardegna, "
Di questo si colora oggi la scena pubblica - senza che i suoi protagonisti ne abbiano alcun utile concreto, ma un eccesso d'intrattenimento. Lei regala a Natale statuette del presepe; Fassino, audace, vorrebbe tanto ballarci il tango;
La rivolta della Carfagna, a suo modo, è la realtà che presenta il conto al miracolo che non c'è mai stato. Forse anche la rivincita della vita nuda sull'apparenza del potere e sulla sua disperata incompatibilità.
(20 novembre 2010)
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