Marcia indietro con "sgambetto". Mara Carfagna minaccia di abbandonare governo e Pdl? Eccola lì la prova provata che «di Fini non ci si può fidare». A sentire i berluscones ci sarebbe sempre «lui», il Presidente della Camera, dietro «la mossa» architettata apposto per «smosciare» gli entusiasmi di Silvio. I giornali di ieri sparavano a caratteri cubitali la notizia del dietrofront futurista e i finiani - con il tempismo della ritorsione - hanno lanciato il missile delle dimissioni del ministro, uno dei gioielli più preziosi dello scrigno del premier. Altro che insanabili contrasti con i vertici campani del Pdl e con Cosentino, quindi.
Altro che delusione per «l'incapacità» a gestire il partito di Bondi,
Berlusconi stesso, consapevole del danno d'immagine, prima del vertice Nato di Lisbona, fa aspettare Obama e passa un'ora al telefono con il ministro. «Siamo con te, te lo garantisco a nome di tutto il governo, ma non è questo il momento di creare nuove tensioni». Metterà alla porta Cosentino? Non pare. Mara «ha alzato il prezzo». Vuole candidarsi per la poltrona di sindaco di Napoli, spiegano. "Cosentino le vuole ostruire la strada e lei rovescia il tavolo". Se non otterrà quello che chiede, aggiungono, andrà dai finiani. D'altra parte, sottolineano, "è legata a doppio filo con Bocchino". No, replica il capogruppo Fli alla Camera, "con questa storia noi non c'entriamo, riguarda il Pdl, se la vedano loro".
E Stracquadanio che aveva descritto Carfagna "tormentata" e divisa tra Berlusconi e Bocchino, prova a parare il colpo dando addosso ai finiani per ciò che accade a Milano. Landi di Chiavenna lascia i futuristi per sostenere Letizia Moratti? Si dimostra che "il Fli è il posto degli scontenti che si abbandona non appena si trova da qualche parte una poltrona da occupare". In un clima così arroventato dovrà sudare sette camicie che vuol mandare avanti il percorso avviato dalla retromarcia di Fini: fiducia al governo, appoggio esterno Fli, Berlusconi bis o rimpasto con i finiani dentro l'esecutivo. Una trattativa che il Cavaliere vuol condurre con la pistola delle elezioni sul tavolo, perché non si fida. Non a caso, ieri, Bossi, è tornato a parlare di voto anticipato. "Non contro - spiegano - ma per fare sponda a Berlusconi".
Il caso Carfagna, però, mette in luce il caos che ribolle nel partito. Il premier progetta da mesi il ribaltone azzurro ed è pronto - adesso - a mettere in campo un nuovo partito modello Forza Italia. E gli scontri all'ordine del giorno tra prime donne - Mussolini contro Santanché/ Mussolini contro Carfagna, ecc. - non contribuiscono a rasserenare il clima. La goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di Mara è stato, l'altro ieri, l'attacco sferratole "a freddo" dalla nipote del duce. "Vergogna" aveva urlato Alessandra vedendola parlottare con Bocchino e cavando dalla borsa un cellulare per scattare una foto che testimoniasse l'intesa tra i due. Per colpa di Carfagna, secondo Mussolini, "Bocchino nella finanziaria ha chiesto di spostare 20 milioni di euro al ministero delle Pari Opportunità".
E sarebbe ancora del ministro salernitano la responsabile "dello spostamento di competenze sul termovalorizzatore sottratte alle province". A quella di Salerno, in particolare, retta dal Edmondo Cirielli, i cui rapporti con il ministro delle Pari opportunità sono burrascosi. "Poveretta, ma si dimettesse pure...", ha tuonato ieri Mussolini. Aveva saputo dalle agenzie la sceneggiata che Mara aveva architettato in Transatlantico contro di lei, fotografando a sua volta l'abbraccio pubblico tra Bocchino e il ministro Gelmini. Carfagna impertinente, una sceneggiata per Alessandra e uno "sgambetto" per il Cavaliere.
sabato 20 novembre 2010
Carfagna: «Pronte dimissioni per incapacità vertici del Pdl»
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