18/11/2010
È quando c'è nebbia che c'è bisogno di occhi buoni. Di memoria, perché bisogna ricordare la strada qual è.
Di sapere e di intelligenza critica, perché bisogna capire in fretta che cosa è cambiato dall'ultima volta e individuare il pericolo nuovo. Di coraggio, che non è il contrario della paura: è quello che nasce dalla paura, la conosce e la vince. Di occhi buoni, perché nella nebbia c'è sempre una luce e bisogna stare attenti a distinguere la luce giusta, quella che ti porta a casa, dall'abbaglio che ti uccide.
C'è moltissima nebbia, ultimamente. Una nebbia così fitta che si fa fatica a trovarsi le mani. Nebbia sull'avvenire prossimo e remoto, sui destini di alcuni e di tutti, nebbia nelle scelte - se scelte sono e non giochi d'azzardo - della politica, dell'economia, di chi decide per sé e alla fine per tutti. C'è chi picchia alla cieca e chi invece ci vede benissimo. C'è chi confonde le carte per insipienza e chi lo fa apposta, chi approfitta del maltempo per farsi strada, per farsi trovare quando tornerà il sole due metri più avanti, pazienza per chi è rimasto sull'asfalto.
L'obiettivo delle volpi da avanspettacolo della politica - delle prime donne senza scrupoli che puntano al consenso personale, alla polemica purchessia, alla ribalta per quanto melmosa, sempre di ribalta si tratta in questo panorama di fango - l'obiettivo è ora Roberto Saviano. Da destra e da sinistra, dal centro: troverete ovunque, se li cercate, i cecchini. Fanno notizia, come si dice in gergo. Cavalcano l'onda ed entrano di riflesso - sia pure per opposizione - nel cono di luce che illumina insieme ai dieci milioni di persone che lo accendono il piccolo palco del piccolo studio da cui questo piccolo uomo parla all'Italia. Gli argomenti sono vari.
Il programma è brutto e retorico, ci aspettavamo di meglio, è anticlericale, è demagogico e centrista, è tiepido, è funzionale a un progetto politico, è antipolitico, è irrispettoso della vita, addirittura, quest'ultima accusa per via del fatto che ha osato affrontare il supremo fra i tabù, il diritto ad una morte dignitosa. Immagino che Saviano se lo aspettasse, anzi lo so: se lo aspettava. Immagino anche, anzi lo so, che non lo preoccupi affatto essere additato dal Giornale di famiglia come il nuovo nemico pubblico, il nemico del mese (forse del bimestre, vedremo cosa sarà funzionale alla crisi politica). Trovo che sia questa un'occasione molto interessante per tornare sulla differenza che corre fra libertà d'opinione e campagne deliberatamente e artatamente diffamatorie - la differenza che corre tra esprimere un parere, attività sempre legittima, e diffondere falsità sul conto di qualcuno allo scopo di denigrarlo, isolarlo e farlo fuori in nome e per conto di un interesse esterno e superiore. O anche del proprio, dipende. Ne abbiamo parlato giorni fa a proposito di Feltri e del suo "metodo Boffo" che non ha nulla a che vedere, evidentemente, con la libertà d'espressione: il metodo Boffo, per definizione di un parlamentare del centrodestra, è quella campagna denigratoria che si arma contro qualcuno utilizzando e spesso mescolando notizie false con parti di informazioni autentiche allo scopo di insinuare prima il dubbio, poi la diffidenza, infine la condanna mediatica. Il metodo Boffo è di nuovo all'opera. Chi non avesse ancora imparato a riconoscerlo farebbe bene a non uscire di casa, in questi giorni di nebbia.
Chi invece pensa di avere abbastanza memoria, conoscenza e coraggio per avventurarsi a distinguere la luce dall'abbaglio può mettere una firma sul nostro sito, che tanti dicono firmare non conta ma invece conta. A futura memoria, i nomi restano.
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