mercoledì 3 novembre 2010

DAVIDE MILOSA e telefonate non potranno essere usate come prova mé dall'accusa né dalla difesa. Questo il progetto del Cavaliere per arginare la frana


di LIANA MILELLA

Intercettazioni. L'ossessione continua di Berlusconi ritorna. Con l'ennesimo annuncio shock. Lanciato da Milano. Cui però, come assicurano i suoi più stretti collaboratori, non corrisponde un bel nulla. Né proposte di legge, né deputati o senatori pronti a presentarle. Solo una bordata elettorale. Eppure il Cavaliere assicura: "Chi pubblicherà il testo di un'intercettazione dovrà subire il fermo del suo media da tre a 30 giorni". Nel ddl, che a luglio alla Camera è finito su un binario morto, il governo aveva ipotizzato multe salatissime contro giornalisti ed editori qualora avessero reso pubblici testi di telefonate di persone non coinvolte nelle indagini, ma mai il premier e il suo Guardasigilli Alfano si erano spinti a chiedere addirittura la chiusura del giornale "colpevole". Un salto di qualità che viene accolto con assoluto scetticismo dai finiani: "Un nuovo ddl? Non ne sappiamo nulla, ma con questo clima sarebbe perfino difficile presentarlo".

Ma il Cavaliere si vanta davanti alla platea: "
Presenteremo un provvedimento di iniziativa parlamentare per regolamentare le intercettazioni". Come precisa ulteriormente il ministro degli Esteri Franco Frattini non si tratterà di "un'iniziativa del governo". Ma il premier già ne conosce e ne disegna le coordinate: "L'utilizzo di questo strumento dovrà essere limitato al terrorismo internazionale, alle organizzazioni criminali, alla pedofilia e agli omicidi". E ancora: gli ascolti "non potranno essere prodotti come prove né dall'accusa né dalla difesa". Poi l'ultimo affondo sullo stop ai media. Dimentico che esiste già un ddl del governo, uscito dagli uffici di Alfano e su cui il Guardasigilli ha condotto più di una mediazione con la responsabile Giustizia di Fli Giulia Bongiorno, il premier ne ipotizza uno del tutto nuovo.

Rispetto alle sue tante uscite sugli ascolti, fatte dall'inizio della legislatura, l'ultima a Milano il 24 settembre, questa è sicuramente la più dura. Ribadisce il leit motiv che servono solo "per mafia e terrorismo". Poi non solo minaccia la temporanea chiusura dei giornali, ma pure l'impossibilità di utilizzare i testi nel processo. Una descrizione che ricorda un'ipotetica legge sulle intercettazioni fatta dal suo avvocato Niccolò Ghedini con ascolti preventivi fatti dalla polizia, utili per le investigazioni, ma non utilizzabili nel dibattimento. Idea rimasta lettera morta.

Ma ecco le reazioni dentro e fuori dal Pdl. Nel partito, tra gli uomini più vicini al Cavaliere, e tra chi si occupa di giustizia nel Pdl, c'è sorpresa. Tutti confermano che allo studio non ci sarebbe alcun nuovo progetto e che il lancio fatto a Milano ha solo un sapore elettorale. Ma il rischio di un nuovo attacco alla libertà di stampa allarma la Fnsi e le opposizioni. Roberto Natale, presidente del sindacato dei giornalisti, parla di "un nuovo e delirante attacco contro i media che dovessero pubblicare intercettazioni sgradite". E cita il caso Ruby: "Berlusconi vuole imbavagliare l'informazione: nessun giornalista deve poter svelare le frottole sulla nipote di Mubarak". Il segretario della Fnsi Franco Siddi liquida il premier come "un disco rotto". S'arrabbiano Pd e Idv. Per il responsabile Giustizia del Pd Andrea Orlando c'è "un'offensiva doppiamente preoccupante" perché non solo si ipotizza una stretta sugli ascolti, ma essa "riguarda i suoi casi personali". Oltre "alla censura e alla limitazione delle indagini, tra i reati elencati non c'è neppure la corruzione". Il dipietrista Massimo Donadi già preannuncia "nuove barricate contro il vergognoso tentativo di censurare l'informazione".

(03 novembre 2010)

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