venerdì 19 novembre 2010

In bicicletta alla scoperta dei tesori


Un paesaggio piatto, anonimo, costellato da enormi centri commerciali, logistiche ingombranti, statali ingolfate da grossi tir. Autostrade ed alta velocità.

Così appare il nostro territorio al primo sguardo dal finestrino della nostra auto.

Ma basta inforcare la bici e, come per miracolo, tutto cambia.

Percorriamo piccoli nastri d’asfalto che si insinuano in un mondo parallelo e, purtroppo, sconosciuto anche ai residenti. Angoli di campagna quasi intatta, a Monteguzzo, per esempio, dove il silenzio fa quasi paura. La morta dell’Adda a Cavenago, tra l’acqua ferma e i rami degli alberi vive una natura che lascia a bocca aperta.

All’orizzonte, quando passi pedalando tra questi posti, case basse, campanili solitari, oppure niente. Un piccolo tesoro nascosto che meriterebbe ben altra fortuna e valorizzazione.

Cascine storiche, S. Maria in Prato, piccole chiese in mattoni rossi, come quella di Villanova del Sillaro, la casa a Basiasco dove nacque Fanfulla, la piazza di Borghetto.

Ho scoperto di amare la mia terra quando ho lasciato l’auto in garage e ho cominciato a pedalare su queste strade. Ho scoperto quanto è bella la mia terra quando ho cominciato a sudare sopra il manubrio della mia bici.

Corte Sant’Andrea, sotto l’argine del Po, sulla Via Francigena, la sagoma barocca di villa Litta. In lontananza, il vecchio seminario abbandonato di Vigarolo, dove ho trascorso, tanti anni fa, una settimana di esercizi spirituali. Il rumore, quasi inaspettato di un piccolo bimotore che decolla dal vicino campo di volo. Ca’ dell’acqua, Domodossola piccola frazione divisa a metà tra S. Angelo e Borgo S Giovanni.

Voli solitari di aironi cenerini e garzette, fossi ricolmi d’acqua e rive, qualche volta ricolme di schifezze, i nostri vuoti a perdere mentali. Come sono belli i filari di piante lungo le stradine, ti indicano la via già da lontano. E vedi il Po, maestoso e pigro, l’Adda nervosa, il Lambro che schiuma e tanti corvi neri, che sono dappertutto nei campi .

Un’aria di calma profonda, il castello della Maccastorna sorveglia severo la strada che passa accanto.

Quindi non esitate un istante di più.

Inforcate la vostra bici e lasciatela andare. Vi troverete davanti un posto nuovo, che vi spalancherà gli occhi dalla meraviglia. Il Lodigiano.

Graziano Majavacchi

2 commenti:

Giuseppe ha detto...

Complimenti per la descrizione dei luoghi.
Sei riuscito a trasmettere l'emozione che sprigiona la vista di un bel panorama solitario lontano dalla solita routine.
Le stesse emozioni che ho provato andando in bike verso questa frazione. http://mellitorunner.blogspot.com/2009/10/la-frazione-di-lollove.html

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

TI RINGRAZIO PER I COMPLIMENTI, MA IO NON SONO L'AUTORE DEL POST, IL CUI NOME COMPARE IN FONDO ALL'ARTICOLO.