di GIOVANNA CASADIO
Potrebbero ritrovarsi alleati Bersani e Fini. Se Berlusconi forza verso una "deriva antidemocratica", come sta facendo in queste ore infischiandosene delle prerogative di Napolitano, e dietro l'angolo ci fossero le urne - invece del "governo di transizione" invocato dalle opposizioni - ebbene, il segretario del Pd pensa a "un'alleanza per la democrazia", da Vendola e Di Pietro fino alla destra di Fini. Idea bocciata subito da Di Pietro; gelo dei Modem, la minoranza democratica di Veltroni, Fioroni e Gentiloni. Né ci sta Vendola.
"Con il Pd alleato con Udc e Fini non si esce dalla crisi - è l'altolà di Di Pietro - I centristi e "Futuro e libertà" sono complici di chi sta uccidendo l'Italia". E per il leader di Idv bisogna semplicemente tornare a votare. Ma il vice segretario democratico Enrico Letta rilancia l'appello alla "parte buona del Pdl". È sicuro, Letta, che una volta sfiduciato Berlusconi, si farà "un governo e sarà politico, non tecnico. E le mosse al limite del golpismo di Berlusconi obbligheranno secondo e terzo polo, rinforzato da altre fughe da destra, a convergere in Parlamento". Un passo alla volta, insomma. "Comunque - aggiunge - l'asse con il terzo polo è un punto fermo".
Più esplicito Dario Franceschini, il capogruppo del Pd: "Impensabile un'alleanza con Fini? Anche le cose che stanno accadendo oggi sembravano impensabili solo qualche mese fa. La priorità è chiudere a ogni costo con Berlusconi. Siamo a una emergenza democratica. Ci ritroveremmo su basi comuni, come la difesa della legalità, il senso dello Stato, il ritorno alle regole. Alla fine di questo percorso, si torna a una normale alternanza tra centrosinistra e centrodestra". Anche per Franceschini il governo di transizione "nascerà", però se si fosse costretti a votare con questa legge elettorale, allora si va alleati in una "coalizione di emergenza". Ovviamente con Fini. Anche Massimo D'Alema aveva parlato di una legislatura costituente.
Secco invece il commento di Beppe Fioroni, uno dei leader della minoranza: "Improponibile pensare a legami che arrivino fino a gruppi comuni in un nuovo Parlamento con Vendola e Di Pietro. Bene invece allearci con Casini e Rutelli. Fini ha detto "mai con il Pd". Fermiamoci a questo. Quando cambierà idea, vedremo". Anche il veltroniano Giorgio Tonini è per la massima cautela: "Rendiamoci conto dove ci siamo cacciati. La vocazione maggioritaria del Pd di Veltroni significava un partito che costruiva uno schieramento attorno a sé. Ora potremmo trovarci o ad andare dietro a Vendola e Di Pietro oppure con Casini e Fini e non saremmo noi a guidare la coalizione. Raccogliamo quello che non abbiamo seminato. Sarà il 2011 un anno di grande difficoltà per l'Italia, in cui l'Europa chiede il pieno rientro del debito. È più che necessario un governo di transizione. Ma se si andasse alle urne, personalmente non ho una preclusione assoluta verso Fini perché saremmo davanti a un passaggio drammatico". Arturo Parisi, strenuo difensore del bipolarismo, è scettico sul collante del terzo polo. "Ma il Pd avvii subito un confronto trasparente".
(15 novembre 2010)
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