di UMBERTO ROSSO
I precedenti, e lo aveva già fatto intuire il Colle di fronte ai primi "sondaggi" pdl, spingono in direzione opposta. Neanche tre anni fa, nel gennaio del 2008, proprio il presidente Napolitano sciolse tutti e due i rami del Parlamento anche se Prodi finì sfiduciato unicamente al Senato. Insomma, se quegli orientamenti fanno sempre testo nel contesto di oggi, come tutto lascia pensare, la via dello scioglimento dimezzato firmato dal Quirinale non appare percorribile (pure se in teoria prevista). Anche per questo la sortita di Berlusconi, che ha messo in campo lo stesso la richiesta di mandare a casa solo i deputati, non è piaciuta. Invasione di campo nelle prerogative del capo dello Stato nello scioglimento delle Camere. Appesantita dalla battuta del premier sui professionisti della politica che arrivano al governo o al Quirinale "grazie alle manovre di Palazzo" che non ha certo rasserenato il clima.
Entrata a gamba tesa, e che va avanti da tempo, dal momento della rottura con Fini. Dal Colle, perciò, di fronte alla sortita di Berlusconi non possono che richiamare "con nettezza" quel che il presidente della Repubblica ripete dalla scorsa estate, da quando cioè premier e ministri si sono avventurati nel toto-elezioni: lo scioglimento delle Camere, come recita l'articolo 88 della Costituzione, è di esclusiva competenza del capo dello Stato. Che, queste prerogative, intende esercitare rigorosamente. Non gradite allora interferenze, strattonamenti, tentativi di scavalcamento. Sarebbe bene, per citare le stesse parole di allora di Napolitano, che "esponenti politici di qualsiasi parte non dessero indicazioni in proposito senza averne titolo e in modo sbrigativo e strumentale".
Niente commenti ufficiali però, il Colle si mantiene lontano dallo scontro, ma si "registrano" le reazioni politiche con la stessa maggioranza che appare divisa sull'iniziativa (Bossi che ne parla come di una specie di esca tattica), e i tanti dubbi espressi dai costituzionalisti. Il che anche nel merito, a parte lo "sgarbo" della sovrapposizione di poteri, lascia decisamente freddo il capo dello Stato sull'opzione scioglimento Montecitorio. Molto attento alle considerazioni di studiosi come il professor Michele Ainis al quale l'ipotesi appare irragionevole e perfino pericolosa, per il rischio di creare un corto circuito istituzionale: due rami del Parlamento con due possibili maggioranze diverse e con tempi per il rinnovo sfalsati. Un corto circuito che Napolitano non sembra intenzionato a creare.
(15 novembre 2010)
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