venerdì 12 novembre 2010

LA RUSSA E DI PIETRO: SEGRETI DI PERLA


Sms con il ministro, trappola per l’ex pm

di Marco Lillo

Secondo i carabinieri di Palermo, le 13 telefonate registrate durante le indagini sul narcotraffico tra Sicilia, Parma e Barcellona sull’utenza della portaborse-trafficante Perla Genovesi e intercorse con l’attuale ministro della difesa Ignazio La Russa sono “tutte prive di interesse investigativo e attinenti al compito ufficiale” dell’assistente parlamentare del senatore di Forza Italia, Enrico Pianetta.

A scorrere i tabulati telefonici, che Il Fatto Quotidiano ha visionato, si resta un po’ sorpresi.

I primi contatti tra Perla e Ignazio La Russa sono due telefonate di un minuto ciascuna alle otto di sera del 3 aprile e 4 aprile 2006. Nulla di strano, insomma, fino all’una e 38 minuti della notte: il 5 aprile Perla Genovesi chiacchiera con La Russa per 45 secondi.

Prima e dopo quella telefonata con La Russa ci sono molti contatti di Perla con l’amica Nadia Macrì. Perla e il politico si risentiranno il 16 aprile e poi si scambieranno alcuni sms nella tarda serata di quello stesso giorno.

Per mesi nessun segnale fino al 26 luglio del 2006 quando alle 21 Perla e Ignazio si scambiano tre sms. Il 31 luglio alle 21 e 50 La Russa, riparla con Perla e il ministro si scambierà quella notte una sequenza di 4 messaggi tra l’una e quaranta e le due meno un quarto con la ragazza 28enne. Affar suo se l’allora Perla non fosse stata arrestata nel luglio scorso dai Carabinieri con l’accusa di traffico di droga.

Il Fatto Quotidiano ha chiesto spiegazioni e il ministro ha risposto con trasparenza e cortesia: “Questi contatti non c’entrano con l’inchiesta perché io non ho nulla a che fare con le storie che hanno coinvolto Perla Genovesi”. Su un punto La Russa è categorico: “io sono il politico che ha chiesto ai parlamentari di fare il test del capello che registra il consumo negli ultimi mesi perché non ho nulla da temere”. E Perla? “Era un’assistente parlamentare normale. Non ho avuto con lei rapporti particolari, si presentò durante una partita e la rividi a margine di una manifestazione. Non ricordo nulla di questi sms e di queste telefonate che comunque non c’entrano con l’inchiesta”.

PERLA GENOVESI non parla di La Russa nei verbali ma fa i nomi di altri politici disegnando storie inquietanti, tutte da verificare e spesso fumose. Dopo aver raccontato i rapporti tra Renato Brunetta e la escort Nadia Macrì, Perla aggiunge : “Brunetta era quello che aveva amministrato i fondi del partito, i fondi … i fondi … come si dice … i fondi quelli non dichiarati.

P.M.: I fondi neri?

GENOVESI: Sì. Di Forza Italia. Non me l’ha detto lui, sono cose che sanno tutti, che lui amministrava i soldi … ha amministrato per un periodo, non che amministrava, ha amministrato per un periodo i fondi del partito insomma.

P.M.: Era amministratore del partito? Cioè ufficialmente stiamo parlando o stiamo facendo?

GENOVESI: Non lo so se ufficialmente, so che lui vantava con me di avere insegnato l’economia a Berlusconi

POI LA RAGAZZA racconta così il funzionamento della macchina del fango contro Antonio Di Pietro. Un racconto vago che coinvolge un senatore anonimo del Pdl e addirittura la segretaria di Berlusconi. Secondo Perla Genovesi un suo amico che aveva rapporti con il Pdl, Riccardo Ossola, gli raccontò che: “avevano delle fotografie su Di Pietro che le voleva vendere, che avevano trovato Di Pietro in una casa chiusa con delle ragazzine straniere minorenni, dove andava con l’avvocato e lui le voleva vendere … alla fine le ha vendute a dei giornalisti stranieri, insomma lui si interessava a queste cose per guadagnarci dei soldi praticamente.

P.M.: Questo Riccardo Ossola?

GENOVESI: Sì. In questo caso lui si è … l’hanno contattato per … farsi aiutare, però immagino che l’avranno pagato....

POI I PM chiedono il nome della persona amica di Ossola che aveva le foto ma Perla non ricorda.

P.M.: E che le dissero di questa vicenda delle fotografie più esattamente? GENOVESI: Mi chiesero se potevo contattare Berlusconi per … se gli interessavano le fotografie.
P.M.: E lei che ci ha risposto? ....
P.M.: Lei chi chiamò esattamente?
GENOVESI: La segreteria di Arcore, ma specificai chiaramente che io non c’entravo nulla, non volevo saperne nulla, che mi avevano chiesto …
P.M.: Con chi ne parlò?
GENOVESI: Con la segretaria di BERLUSCONI …
P.M.: Si chiama?
GENOVESI: Marinella o … e mi avevano detto il nome di uno che era disposto ad incontrarli, che però gli interessavano se erano fotografie del Presidente, però che c’era questo qua disposto … voleva incontrare … che era interessato, però io a quel punto mi sono … ho detto io a … “guarda, lasciamo perdere che io non voglio entrare in questa cosa”.
P.M.: Ma questo a Ossola?
GENOVESI: Sì, ho detto che non volevo incontrare questo … questo Senatore che … e che non volevo entrarci in questa cosa, allora lui fa “vabbè, intanto mi hanno offerto dei soldi dei giornali inglesi, perché in Italia non lo pubblicherebbero …
P.M.: Sono state mai pubblicate queste foto?
GENOVESI: Non lo so, penso di no.
P.M.: Non ho capito, lei dice non volevo incontrare questo Senatore, perché le disse …
GENOVESI: Non volevo entrare in questa cosa.
P.M.: La Segreteria di Berlusconi le disse di contattare un Senatore?
GENOVESI: Mi fecero … mi dissero che c’era una persona disposta ad incontrare per questa cosa, che era interessata. P.M.: Perché lei parla di Senatore?
GENOVESI: Perché lui era un Senatore che doveva … P.M.: E si chiamava? P.M.: Glielo dissero? GENOVESI: Sì, ma non era famoso, quindi non me lo ricordo.

DI PIETRO commenta: “Non esiste nessuna foto imbarazzante. Ma vi pare che se ci fosse un giro qualcosa del genere i berlusconiani non l’avrebbero già usata sui loro giornali per attaccarmi. La testimonianza di Perla Genovesi riporta di attualità il problema della macchina del fango. Mi chiedo cosa cercava la segretaria di Berlusconi su di me? Non sarebbe la prima volta che Berlusconi prova a infangarmi. E’ un soggetto ricattato e ricattatore e dovrà rispondere anche di questo davanti ai magistrati”.

POI C’È il racconto in presa diretta di come nel 2006 il senatore uscente Renato Pianetta ottenne la ricandidatura da Berlusconi sull’aereo del cavaliere minacciando rivelazioni sui soldi pubblici - a dire della Genovesi - elargiti grazie a lui all’ospedale San Raffaele di don Verzé.

“Gli dissi: fai questa telefonata, chiama direttamente Don Verzè’.... non la fece davanti a me la telefonata, però me la raccontò … non dico che lo minacciò, ma gli disse esattamente che quello che aveva fatto non … era il minimo che gli … insomma che doveva dire a Berlusconi di metterlo in una buona posizione e poi gli avevo anche consigliato di chiederlo anche a Berlusconi direttamente e pare che il giorno dopo, dopo quella telefonata, lui si fece trovare in una situazione che Berlusconi stava per prendere un aereo privato e lui gli disse che doveva parlargli. Berlusconi lo fece salire con lui sull’aereo privato e lì capii che allora c’era qualcosa di serio, perché se no Berlusconi non o faceva salire sull’aereo privato … e mi disse che durante il viaggio in aereo con Berlusconi gli aveva detto di non preoccuparsi, che se ne sarebbe occupato personalmente. Io potevo solo vedere i risultati se veramente … e sapevo quanto costava una candidatura per una posizione buona, Sapevo che non bastava che supplicasse il Berlusconi, ci doveva essere veramente qualcosa per salire dall’ottava posizione su.

Il giorno dopo che hanno presentato le liste, lui era … quinta o la sesta posizione. Io rimasi ancora più meravigliata, “soddisfatta” del mio lavoro, perché in realtà ero … avevo avuto una conferma di quello che era successo, non era stato un film, uno di quei film che mi … che poi pensavo che era stato solo un film.

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